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Padre Dall'Oglio è vivo, si tratta per la liberazione

Padre Dall'Oglio, scomparso in Siria nel 2013, è prossimo alla liberazione. Una vittoria contro il terrore dell'Isis

Padre Paolo Dall'Oglio è vivo e vicino alla libertà.
Il gesuita italiano scomparso in Siria nel luglio del 2013, secondo fonti curde citate da Al Akbar, un quotidiano libanese vicino a Hezbollah, è prossimo alla liberazione. Un accordo di massima tra i rapitori e le truppe curdo-arabe delle Syrian Democratic Forces sarebbe addirittura gia' stato raggiunto, ma la sua attuazione ha subito un rallentamento nelle ultime ore a causa di "complicazioni.
La notizia e' stata data anche dall'agenzia cattolica Fides e, secondo fonti ecclesiastiche, gli ultimi aggiornamenti non sarebbero infondati. Le voci si susseguono senza sosta: alcuni civili fuggiti da Baghuz avrebbero riferito di aver visto il gesuita, il giornalista britannico John Cantlie e un'infermiera neozelandese della Croce Rossa, tutti ostaggi di Isis di cui si erano perse le tracce da anni. Dopo aver speso piu' di 35 anni nel Paese levantino, dove si era impegnato nel dialogo interreligioso, Dall'Oglio e' scomparso dal luglio del 2013.
Già a febbraio si vociferava della quasi miracolosa ipotesi che fosse ancora vivo insieme ad altri ostaggi 
nelle mani dell'Isis, in una zona di terra al confine con l'Iraq rimasto sotto il controllo dei jihadisti.
Una condizione quella del gesuita romano possibile e preziosa pedina di scambio. I negoziati dunque sarebbero in corso da giorni, ma intensificati con l'inizio dell'offensiva contro l'Isis. C'è chi dice che le condizioni richieste per il suo rilascio dai militanti dell'Isis, rintanati a Baghuz, siano "problematiche", uno scambio di prigionieri tra i quali tre alti dirigenti dell'Isis a cui "deve essere garantito l'approdo in un luogo sicuro", garanzia da far rispettare anche al "governo siriano".   
Nella zona da giorni si combatte senza sosta. I combattenti curdi appoggiati dagli Stati Uniti hanno rallentato l'offensiva per prendere l'ultima enclave dell'Isis nella Siria orientale perche' un piccolo numero di civili si trova ancora li' e sono usati come scudi umani; solo a tratti i violenti combattimenti si sono interrotti per permettere alle migliaia di persone, tra cui anche donne e bambini, di fuggire dalla zona.