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Il Parlamento Europeo, che intende perseguire un forte cambiamento nelle imposte per le società multinazionali, ha presentato, in una risoluzione non legislativa approvata recentemente, una serie di proposte per rendere il sistema fiscale sulle società più equo in tutta Europa.

E’ di pochi giorni fa la notizia che Apple Italia dovrà versare 318 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate. L’accordo dovrebbe sanare il contenzioso tributario nell’ambito del procedimento per presunta evasione fiscale con un mancato versamento dell’Ires di circa 879 milioni di euro in 5 anni, dal 2008 al 2013. Il reato contestato era di omessa dichiarazione. 

Dopo le sanzioni contro Fiat e Starbucks per aver eluso il fisco, secondo quanto riportava la stampa olandese lo scorso novembre, già la Commissione UE avrebbe chiesto alle autorità de L'Aja gli accordi fiscali stretti con alcune multinazionali, Microsoft, Pfizer, Kraft e GlaxoSmithKline, per capire se abbiano evaso il fisco attraverso accordi ad hoc.

Ricordiamo che il primo passo di questa nuova direzione di indagine era avvenuto nel novembre 2014, con lo scandalo LuxLeaks, quando un consorzio internazionale di giornalisti rivelò pubblicamente che più di 500 multinazionali avevano concluso accordi segreti con il Lussemburgo tra il 2002 e il 2010 - i cosiddetti tax rulings - per abbattere la loro pressione fiscale.

Dopo le rivelazioni del dossier LuxLeaks e la scoperta degli accordi tra autorità fiscali e multinazionali, la Commissione Europea sta indagando sugli accordi in vigore in UE, ed avrebbe chiesto a diversi Stati (in particolare Irlanda, Olanda e Lussemburgo) informazioni su oltre 300 accordi, per capire se hanno dato modo alle società di non pagare la corretta quantità di tasse.

Il Tax ruling non è di per sé una pratica irregolare. Stando alla definizione dell’OCSE, si tratta di una “dichiarazione scritta, accordata al soggetto contribuente da parte dell’autorità fiscale, che interpreta e applica un regolamento riguardante una specifica situazione in materia fiscale”. Però questo strumento rischia di conferire vantaggi fiscali, internazionali o domestici, che si configurerebbero come aiuto di Stato.

La distorsione è nel calcolo dei “transfer pricing”, ovvero il calcolo del prezzo di trasferimento fra due filiali della stessa multinazionale collocate in Paesi diversi. Se c’è discrepanza fra prezzo di trasferimento e prezzo di mercato si creano delle sperequazioni nella distribuzione del valore aggiunto nelle filiali di Paese diversi. Ovviamente il trucco sta nel beneficiare le filiali sottoposte a regimi fiscali più favorevoli.

 

Con quest’ultima risoluzione i deputati esortano gli Stati membri a trovare accordi sull'obbligatorietà per le multinazionali di dichiarare profitti e tasse Paese per Paese, sulla necessità di una base imponibile consolidata comune, sulle definizioni comuni per i termini fiscali e su una maggiore trasparenza e responsabilità per quanto riguarda il "regime fiscale" nazionale - finora segreto - per le aziende. Oltre alla perdita di reddito pubblico, i deputati ritengono ingiusto che le grandi aziende paghino pochissime tasse sui loro profitti, mentre i cittadini e le piccole e medie imprese devono pagare la loro quota interamente.

L’OCSE stima che le imposte non pagate ogni anno dalle multinazionali attive nei paesi del G20 si attestino tra i 100 e i 240 miliardi di dollari.

Il Parlamento Europeo raccomanda di introdurre una dichiarazione obbligatoria da parte delle imprese multinazionali dei dati finanziari, compresi i profitti ottenuti, le imposte pagate e i sussidi ricevuti, Paese per Paese. È inoltre necessario, secondo il testo approvato, trovare un accordo su ciò che è consentito in termini di decisioni fiscali e di "accordi sui prezzi di trasferimento" (su come le transazioni sono valutate all'interno della stessa azienda). La base imponibile consolidata comune a livello europeo per le imposte delle società (CCCTB), che secondo i deputati dovrebbe essere introdotta al più presto, rappresenta la maniera migliore per raggiungere questo obiettivo e mettere fine ai regimi preferenziali, ai disallineamenti tra i sistemi fiscali nazionali e anche alla maggior parte dei problemi che portano all'erosione dell’imponibile fiscale.

Inoltre è suggerita una maggiore protezione per i "whistle-blowers", gli informatori che promuovono l'interesse pubblico con le loro rivelazioni.

Paolo Brambilla

Tags:
marketwallbrambillafinanza & mercatitassazionemultinazionali


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