Politica
Addio, compagno Armandone Cossutta!

Fu l'uomo dell'"oro e dei rubloni" di Mosca, che affluivano nelle casse del vecchio, onesto, "diverso" e "anticomunista" (Uolter Veltroni dixit) Pci di Togliatti, Longo e Berlinguer. Ma il "partitone rosso" scampò, negli anni 90, alle retate di Di Pietro, durante Tangentopoli. L'ordine di Violante alle "toghe rosse" era stato secco: distruggete i ladroni socialisti e i mangioni Psi, ma trattate con riguardo i "compagni" di Botteghe Oscure.
I "compagni" in toga obbedirono e per il Paese fu tutta un'altra storia. Ma i piani dei post-Pci furono sconvolti dalla discesa in campo del craxiano Berlusconi, che era diventato ricco costruendo, senza regole, a Milano e grazie alle prime emittenti private, protette da Bettino, a Roma, dai tentativi dei ministri Dc, tra cui "La Sfinge", Sergino Mattarella, di chiuderle.
E, invece di Occhetto, padre Scalfaro fu costretto, nel fatal 1994, a spedire il Berlusca a Palazzo Chigi e non il mediocre Akel, bocciato, come "tecnicamente obsoleto", da D'Alema, forse il comunista che ricorda Armandone, certo di più di Bertinotti. Fausto, l'ex socialista in cashmere, con Cossutta, fece il primo, breve tratto di strada, guidando fuori dal Pci i rossi, e "diversi", antichi di Rifondazione comunista. Condoglianze ai familiari di Cossutta.