Politica
Afghanistan, Draghi: a lavoro con l'Ue per tutelare i diritti umani

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Italia al lavoro con i partner europei per una soluzione della crisi che tuteli in particolare i diritti delle donne
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ringrazia le forze armate per le operazioni che stanno permettendo di riportare in Italia i nostri concittadini di base in Afghanistan. "L’impegno dell’Italia è proteggere i cittadini afghani che hanno collaborato con la nostra missione - dice Draghi - Il Presidente è in continuo contatto con il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. L’Italia è al lavoro con i partner europei per una soluzione della crisi, che tuteli i diritti umani, e in particolare quelli delle donne".
Atterrato a Fiumicino l'aereo con gli italiani rimpatriati da Kabul
Intanto l'aereo Kc767 dell'Aeronautica Militare con 74 persone a bordo proveniente da Kabul è atterrato a Fiumicino alle 14.28. A bordo connazionali che si trovavano in Afghanistan e circa 20 ex collaboratori afghani a rischio ritorsioni in patria. E' il primo volo del ponte aereo messo a punto dalla Difesa per evacuare i connazionali dall'Afghanistan. C'è anche l'ambasciatore italiano a Kabul, Vittorio Sandalli, tra i diplomatici atterrati all'aeroporto di Fiumicino insieme agli ex collaboratori afghani che, effettuati i test anti Covid, saranno fatti salire su un pullman diretto nella base logistica dell'Esercito a Roccaraso, che già ha ospitato un gruppo di afghani atterrati nelle scorse settimane. Il volo - spiega una nota congiunta dei ministeri degli Esteri e della Difesa - partito nella giornata di ieri, "rientra nel piano per riportare in patria il personale dell'ambasciata italiana e nell'operazione 'Aquila Omnia' per portare in Italia gli ex collaboratori afghani con loro famiglie. Piano e operazione pianificati e diretti dal Comando operativo di vertice interforze (COVI), comandato dal generale di Corpo d'Armata Luciano Portolano, ed eseguito dal Joint Force Headquarter (JFHQ), elemento operativo del COVI con la collaborazione per la prima accoglienza e il supporto sanitario della Croce rossa italiana".
Afghanistan, rientrano anche i religiosi
La Caritas italiana, impegnata in Afghanistan fin dagli anni Novanta, ha deciso di “sospendere tutte le attività” a causa dell’instabilità della situazione, “mentre crescono i timori per la possibilità di mantenere una presenza anche per il futuro, oltreché per la sicurezza dei pochi afghani di confessione cristiana”. “In queste ore una massa crescente di profughi sta fuggendo dalle zone di guerra, aumentando la pressione in direzione dei Paesi circostanti – informa Caritas italiana -. In Pakistan la Caritas da oggi “avvierà una valutazione della situazione nella regione di Quetta, ai confini con l’Afghanistan”. Anche i Paesi occidentali “si troveranno a fronteggiare una pressione sempre maggiore di persone in fuga da questo Paese, dove forse troppo frettolosamente l’occidente ha pensato di poter esportare delle ricette sociali”. Il ritiro delle forze armate statunitensi sta lasciando il Paese in baratro, con decine di migliaia in fuga dalle zone di combattimento, mentre i talebani sono ormai nella capitale, Kabul. Ora “assieme al personale delle ambasciate, anche i pochissimi sacerdoti, religiosi e religiose che si trovano a Kabul si stanno preparando al rientro obbligato”, informa la Caritas italiana, che ha sostenuto in passato un ampio programma di aiuto di urgenza, riabilitazione e sviluppo, la costruzione di quattro scuole nella valle del Ghor, il ritorno di 483 famiglie di rifugiati nella valle del Panshir con la costruzione di 100 alloggi tradizionali per le famiglie più povere e assistenza alle persone disabili. Tra giugno 2004 e dicembre 2007, due operatori di Caritas italiana si sono alternati nel Paese con l’obiettivo di coordinare e facilitare le attività in loco. Attualmente l’ambito di attenzione principale è costituito dai minori più vulnerabili. La comunità cristiana è piccola ma significativa che negli ultimi anni ha testimoniato l’attenzione nei riguardi dei più poveri e fragili.
Afghanistan, le parole di un italiano rientrato
"Sono stato 11 anni in Afghanistan. Ho visto all'inizio la speranza di un paese che poteva rifiorire, ora vediamo un Paese con il cuore in gola. La situazione è peggiorata ulteriormente". A parlare è Pietro del Sette, che si occupa di cooperazione e sviluppo dell'agricoltura, rientrato qualche ora fa in Italia. "La speranza - aggiunge - è che la componente dell'aeroporto militare riesca a portare a termine le operazioni di rimpatrio. La previsione è di portarli tra stasera domani e dopodomani".