Politica

Alluvione Emilia Romagna, Bonaccini chiede i miliardi per salvarsi la poltrona

di Antonio Amorosi

La grande guerra del Pd di Bonaccini per resistere: fondi dell’alluvione e nomina da commissario. Ma al governo non è arrivato neanche l’elenco degli interventi

Il Pd emiliano romagnolo non deve morire, neanche dopo questo disastro, è questo il motto: va messa una bella ipoteca sulla stima reale che potrà fare il commissario nominato e soprattutto quell’uomo deve essere Bonaccini, altrimenti siamo morti.

Altrimenti chissà che cosa potrebbe accadere. Anche perché fra un anno si vota per le regionali. Così giovedì scorso, Bonaccini e company, si sono presentati al tavolo di Palazzo Chigi con la stima provvisoria dei danni post alluvione: “8,8 miliardi di euro”, di cui “1,8 miliardi necessari per riparare gli argini, i reticoli e le strade prima dell’autunno”. Tra urgenze e impegni il Pd ha battuto i pugni sul tavolo.

In sintesi servirebbero circa 4,3 miliardi di euro per fiumi, strade e infrastrutture pubbliche, 2,1 miliardi per i danni subiti dai privati, 1,2 miliardi per le imprese e 1,1 miliardi di danni all’agricoltura, tra perdite di produzione, ripristini fondiari, i terreni persi e animali coinvolti. In più la nomina di Bonaccini commissario è un priorità assoluta. Chi meglio di lui potrebbe riparare gli errori commessi in passato e spalmare il denaro per realizzare opere che sulla carta dovevano già essere fatte? Sulla falsa riga della gestione post terremoto del 2012 va ripetuto il refrain: fare tutto in famiglia. Ma allora a Roma c’era un governo amico con il Pd a direzionarlo, ora c’è Giorgia Meloni.