Politica
Alluvione in Emilia Romagna: Bonaccini senza pudore, vada a casa
Il disastro di queste ore mostra quante tonnellate di polvere sono state nascoste sotto il tappeto della retorica della buona amministrazione emiliano romagnola
Il disastro di queste ore mostra quante tonnellate di polvere sono state nascoste, per anni, sotto il tappeto della retorica della buona amministrazione emiliano romagnola. Certamente questa è esistita, negli anni ‘60 e ‘70, con i primi asili nido, i dopo scuola, la sanità all’avanguardia, ma è diventata già un falso mito spernacchiato anche dagli stessi amministratori del Pci, Pds, Ds, negli anni ‘80 e ‘90, figuriamoci oggi.
E dove nasce questo mito? Da Palmiro Togliatti che spiegava nei congressi del Pci come gli amministratori emiliani incarnassero il più alto ideale del partito. Diceva che mentre i democristiani e i socialisti rubavano, loro dovevano dimostrare che poteva esserci un altro modello di società, quella emiliana, dove i soldi pubblici venivano spesi per migliorare le condizioni di vita della gente.
Gli amministratori emiliano romagnoli non dovevano “andare a Roma” ma rimanere nelle province a mostrare che anche economicamente era conveniente vivere in una società di sinistra. Anzi da Roma arrivavano i grandi urbanisti che dovevano rinforzare il mito, come Campos Venuti. Ma in Emilia Romagna ogni cosa era consentita, se aderivi formalmente al partito, anche la cementificazione selvaggia. Bastava sostenere economicamente i propri candidati, le scelte dei compagni, partecipare con qualche ruolo ai business collettivi, a quelli delle cooperative e degli imprenditori amici e gli amministratori garantivano il “benessere”. Poi ci pensava L’Unità a raccontare il più bel mondo possibile e gli intellettuali e i giornalisti a ripetere l’omelia della buona amministrazione.
Era gente che comunque viveva e conosceva il proprio territorio. L’Emilia Romagna è cresciuta nel suo racconto storico, raffigurato con le alluvioni perpetue, trasposte in pellicola anche nei film di Don Camillo e Peppone di Guareschi.
Memoria storica che non esiste più: ora c’è il cambiamento climatico.
Da allora però il partito non si è mosso di un passo, non aggiungendo alcuna innovazione sociale al quadro del vecchio Togliatti, forse solo “la coop sei tu!”: l’illusione di salvare il mondo mentre fai la spesa. Poi in realtà non sono neanche riusciti a salvare casa loro.
Oggi non esiste più il partito, trascinatosi malamente negli anni, di comparsa in comparsa, fino al Pd attuale, fatto di singole “vedette” della politica che spendono il proprio tempo tra il social marketing, le consulenze di armocromia e le sedute per rifarsi le sopracciglia. Si sono dimenticati la realtà del territorio e della gente: nella palude servono più le galosce e lo studio del Cavo napolenonico che il microblading o l'impermeabile del colore giusto.
Quella società creata da nonno Palmiro non esiste più. Bonaccini è il suo nipotino ma senza la cultura e l’astuzia di nonno Palmiro. Non esiste più neanche la buona amministrazione emiliano romagnola. Oggi è rimasta la laboriosità di un popolo che paga ancora dazio agli amministratori pubblici che sono diventati incapaci al punto di essere pericolosi.