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Politica
Assemblea PD: Renzi riparte da Renzi

 

L’Assemblea Pd è stato il luogo del lavacro catartico di Matteo Renzi che, a distanza di due settimane esatte che ha visto la sua sconfitta al referendum sulle riforme costituzionali, ha analizzato finalmente il risultato del voto ed ha fatto -dopo la famosa diretta della domenica notte del 4 dicembre- nuovamente una severa auto - critica dicendo che “non abbiamo perso. Abbiamo straperso”.
È stato un intervento comunque dai toni “alti” quello dell’ex -premier; un discorso che ha fatto riferimento ai valori di idealità ed impegno ancor prima umano nella vita che nella politica; un discorso pregno di quel “pensiero positivo” che gli aveva permesso di  conquistare prima il partito e poi gli Palazzo Chigi nel febbraio 2014.
Per quanto riguarda invece le proposte politiche l’elemento di novità è certamente la sua proposta di tornare al Mattarellum, e cioè al maggioritario con collegi per il 75% e un 25% di liste bloccate sul proporzionale.
Questa proposta si traduce in termini politici in una apertura imprevista alla Lega di Salvini e una presa di distanza da Berlusconi che invece del ritorno ad un proporzionale puro ha fatto il suo cavallo di battaglia e questo proprio quando il governo sta aiutando Mediaset contro la scalata ostile dei francesi di Vivendi.
Che significa?
È solo una mossa tattica da scaltro giocatore quale è Renzi oppure solo un “avvertimento” all’ ex - Cavaliere per frollarlo e lavorarselo meglio ai fianchi?
In effetti c’è anche un altro elemento da considerare nell’intervento di Renzi in Assemblea.
Infatti il leader del Pd ha detto che se la sentenza di Strasburgo lo permetterà (cioè l’agibilità politica) sarà felice di sfidare Berlusconi.
Ma per ottenere questo risultato europeo è necessario che il governo italiano ma soprattutto il Capo dello Stato si spendano.
Dunque Renzi sta dicendo a Berlusconi: guarda dipendi da me per il tuo impero aziendale e per il tuo ritorno in politica ed oltretutto posso decidere io se avrai un ruolo nella tua coalizione di centro-destra favorendo o no il proporzionale.
Altro elemento rilevante del discorso di Renzi è  stata poi la bocciatura della possibilità di un congresso straordinario che la minoranza forse si aspettava al punto da indurre il voglioso Speranza ad esporsi inutilmente con una candidatura che per adesso serve solo a bruciarlo.
Dunque più che una vera aperura al Mattarellum quella di oggi sembra più un elemento del dialogo a distanza tra l’ex premier e l’ex Cavaliere, con Salvini e Meloni ad osservare passivi sullo sfondo.
Per la cronaca la mozione del Segretario è stata approvata con 481 voti a favore, 2 contrari e 10 astenuti.

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renzi assemblea pd





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