Mattarella, attacchi troll: si indaga per attentato a libertà del presidente
Il capo del DIS, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, riferisce davanti al Copasir con un dossier sulla sospetta ingerenza da Mosca
Parte oggi l'indagine del Copasir, il Comitato per la sicurezza della Repubblica, sul caso delle sospettate ingerenze russe sulla politica italiana e, in particolare, degli attacchi indirizzati via tweet al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella fase di formazione del governo dopo il suo no a Paolo Savona come ministro dell’Economia.
C'è grande attesa per l'audizione al Copasir di Alessandro Pansa, Direttore generale del DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), che è chiamato a riferire oggi sui tantissimi post intimidatori diffusi sui social contro il Capo dello Stato.
IPOTESI MOSCA - Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il capo del DIS Pansa ha pronto "un dossier che ricostruisce quanto accaduto la notte tra il 27 e il 28 maggio. Evidenziando come quel bombardamento di tweet non abbia nulla a che fare con il Russiagate, cioè con i troll di Mosca che sarebbero stati utilizzati per influenzare la campagna negli Stati Uniti che ha portato all’elezione di Donald Trump”. La prima traccia utile trovata dagli specialisti, riferisce il Corriere della Sera, avvalora la possibilità che a generare l’operazione sia stato un account creato sullo snodo dati di Milano.
PROCURA DI ROMA - Anche la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla vicenda, affidandolo al pool antiterrorismo guidato da Francesco Caporale. Attentato alla libertà del presidente della Repubblica e offesa all'onore e al prestigio del Capo dello Stato, questi i reati per i quali procede la Procura. La relazione della Polizia Postale sul cyber-attacco arriverà sul tavolo dei pm romani in settimana.
BOMBARDAMENTO DI TWEET - Le indagini del Copasir e della Procura di Roma si concentrano su quel che accadde nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi. In breve tempo, furono creati su Twitter 400 profili, tutti riconducibili a un'unica origine, da cui partirono migliaia di messaggi per chiedere le dimissioni del capo dello Stato. Sergio Mattarella aveva appena rifiutato la nomina di Paolo Savona a ministro dell'Economia e Giuseppe Conte aveva perciò rimesso il mandato a formare il governo. Una scelta giudicata "incomprensibile" da Luigi Di Maio che prospettò la messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica. Poco dopo partì l'attacco via web, con insulti e inviti alle dimissioni indirizzati al capo dello Stato.
IL TOR - Si tratta di 400 account falsi che risultano essere stati creati da server esteri, in particolare estoni e israeliani. Non si esclude però l'ipotesi che quei profili siano stati creati con un'iscrizione avvenuta in Italia e che il segnale sia “rimbalzato” all'estero per poi apparire nuovamente in rete nel nostro Paese. Si ipotizza che sia stato utilizzato a tal fine il Tor: un sistema di comunicazione anonima per internet che consente di navigare in maniera criptata e dunque di non rendere individuabili i soggetti che lo usano.
Subito dopo il primo segnale si sarebbe scatenata una pioggia di messaggi accompagnati dall'hastag #Mattarelladimettiti, la maggior parte generati proprio dai falsi account.