Politica

Autostrade, Coltorti (M5S): la Lega ha sempre difeso il business dei Benetton

Lorenzo Lamperti

Intervista di Affaritaliani.it a Mauro Coltorti, presidente della Commissione Trasporti del Senato

Alla luce degli ultimi eventi, ritiene necessaria la revoca della concessione ad Autostrade? Lunedì sera, con la chiusura della A26, Genova si è trovata praticamente isolata. Ogni settimana le cronache giudiziarie ci parlano di inchieste per manutenzioni mai fatte, report fasulli, lavori di ammodernamento diminuiti anno dopo anno. Tutto questo mentre i pedaggi aumentano in modo sistematico. Un governo serio non può girare la testa dall'altra parte: i Benetton con Autostrade per l'Italia hanno accumulato miliardi, e la rete che hanno in gestione da ormai due decenni è ridotta un colabrodo. Pertanto avviare il percorso che porti alla revoca mi pare proprio il minimo. 

C'è accordo sul governo a proposito della revoca?

La ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli è stata chiara: la questione concessioni va gestita con intelligenza e va tutelato l'interesse pubblico. Abbiamo ponti a rischio sulla A7 Genova-Milano, sulla A14 Adriatica, sulla A16 Napoli-Canosa, sulla A30 Caserta-Salerno, e potrei continuare a lungo. Il codice della strada parla chiarissimo: le manutenzioni sono a carico del concessionario. Pertanto, di fronte a una rete non manutenuta a dovere, difendere l'interesse pubblico significa togliere le concessioni a chi è inadempiente.

Di revoca si era già parlato lo scorso anno dopo la tragedia del Ponte Morandi. Perché poi non se n'è fatto più nulla?

Perché si sono registrate resistenze da tutta quella vecchia politica che per anni si è genuflessa ai privati ai quali ha letteralmente regalato regimi concessori "dorati". La Lega, che per mesi dopo il crollo del Morandi è stata al governo con noi, ha sempre difeso a spada tratta il business dei Benetton. Mentre il ministro Toninelli dava vita all'Asfisa, un'agenzia ministeriale per il controllo di tutte le nostre infrastrutture stradali e ferroviarie, larga parte dei vecchi partiti si sono chiusi a riccio nel difendere Aspi. Noi abbiamo sempre pensato che questo sistema di concessioni fosse dannoso. Con Toninelli stavamo lavorando per arrivare alla revoca, poi però è arrivato il Papeete...

Quali sarebbero i passi successivi alla revoca?

Le opzioni sul tavolo sono diverse. Non dobbiamo pensare che un intervento dello Stato sia per forza deleterio. Un esempio virtuoso è la A22 Modena-Brennero, tornata a una gestione di fatto pubblica che coinvolge direttamente gli enti locali di quei territori. In alternativa, si può procedere ad una nuova gara: l'aspetto fondamentale però è che lo Stato controlli che i concessionari si occupino di ammodernare le strade per davvero, e non solo di arraffare quattrini aumentando i pedaggi investendo solo pochi spiccioli. Come è accaduto per anni.

Come si spiega la situazione di Venezia e del Mose?

Il Mose è un esempio perfetto della mala politica del centrodestra. Tra tangenti, scandali e spese lievitate, questa infrastruttura è la dimostrazione plastica dei disastri politici "griffati" Lega-Forza Italia, costati ai cittadini 5 miliardi di euro abbondanti. Per un'opera che ancora non funziona, e che nulla può di fronte a maree come quella di qualche giorno fa. Il Mose va concluso: in manovra ci saranno i soldi per ultimarlo. Ma va trovato il giusto meccanismo per la gestione o la manutenzione, altrimenti butteremo via altro denaro per nulla.

In che modo giudica la situazione infrastrutturale dell'Italia e come si può migliorare?

Le infrastrutture in Italia versano in condizioni pessime proprio perché la loro gestione ha fatto spesso acqua da tutte le parti. In troppi casi il controllore e il controllato combaciano, e la politica ha responsabilità abnormi. Ripeto: l'agenzia voluta da Toninelli rovescia il paradigma. La vera grande opera che serve a questo paese è un piano di monitoraggio e ammodernamento dell'esistente, non nuove faraoniche grandi opere.

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