Politica

Berlusconi e Renzi facciano passo indietro a vantaggio di Salvini e di Pisapia

Ernesto Vergani


La democrazia italiana è allo sfascio. Quello di Gentiloni è il quarto Governo - dopo quelli Monti, Letta e Renzi - che non asseconda la volontà popolare che si esprime con le elezioni politiche. Il Parlamento non si accorda su una legge elettorale che garantisca governabilità. L'Esecutivo di Paolo Gentiloni si vede quanto conta in Unione europea: l'Italia deve fare pressoché da sola coi migranti provenienti dall'Africa e dall'Asia. Manca ciò che è più importante: un piano industriale per dare e portare lavoro nel Paese (come fanno da tempo la Cina e oggi Donald Trump in Usa).

Ciascuno bada alla propria sopravvivenza. Matteo Renzi, nonostante le sconfitte, dal referendum costituzionale alle ultime amministrative, è saldo alla guida del Pd. Dall'altra parte Silvio Berlusconi sa che gli basta intervenire sui media a 10 giorni da un'elezione per risollevare le sorti del centro-destra (ma si consideri la novità del nuovo partito alleato e animalista di Michela Vittoria Brambilla, che conquisterà voti trasversali qualunquisti alle prossime elezioni…). In mezzo il Movimento 5 Stelle che si affida alla Rete (ma insegna Platone: "Impossibile che la massa filosoficamente rifletta".) Essere responsabili significa anche saper fare un passo indietro. Innanzitutto i partitini (in ordine alfabetico: Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani, Nicola Fratoianni, Giorgia Meloni, Denis Verdini). Soprattutto lo facciano Renzi, per amore dell'Italia, e Berlusconi, oltre che per la medesima ragione per i suoi 81 anni, rispettivamente a vantaggio di Giuliano Pisapia e di Matteo Salvini. Due leader nazionali.  Una vera sinistra e una vera destra.