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Politica
Berlusconi come Adenauer 'der Alte'?

Salvo sgraditi imprevisti, fra qualche settimana Silvio Berlusconi sarà più vivo e ruspante di prima. Ma ciò non impedisce che di fatto ha ottant’anni e nessuno è eterno. Al riguardo c’è un saporito aneddoto. Adenauer ebbe una carriera politica così lunga, che i tedeschi lo chiamavano antonomasticamente “der Alte”, il Vecchio. Una volta che – avrà avuto ottantacinque anni – gli chiesero se intendesse presentarsi non so più per quale carica, rispose di no. Aggiungendo, ironico: “Eh, non ho più ottant’anni!” Ma non tutti hanno la fibra di Adenauer.

Dunque bisogna considerare la vita italiana anche senza Berlusconi. Naturalmente c’è chi dice che, senza di lui, il centrodestra si squaglierà. E c’è chi dice che potrebbe emergere un nuovo capo. La prima condizione perché ciò si verifichi è infatti che il vecchio capo sia tolto di mezzo. La realtà è che nessuno conosce il futuro e, soprattutto, il problema non è il capo dell’esercito, ma la consistenza dell’esercito. Se nel 1994 Berlusconi ha potuto battere Occhetto è stato perché ha avuto una migliore percezione della realtà, rispetto a Mino Martinazzoli. Questi guidava una Democrazia Cristiana rassegnata alla sconfitta, mentre Berlusconi capì che, se era morta la Dc, non era morto il popolo che l’aveva sostenuta. E infatti, mettendosi alla sua testa, ricevette tutti i voti degli anticomunisti italiani, tanto da arrivare immediatamente al governo.

Allora abbiamo avuto il caso di un esercito privo di capo, ora la domanda è: nel caso non ci sia più Berlusconi, il centrodestra avrà ancora un elettorato, o è che quell’elettorato non c’è più? Perché se c’è, un capo si troverà. Lo vediamo col grande partito della sinistra, che da Togliatti in poi ha avuto una miriade di leader ed è ancora lì, pure passando da leader inconsistenti come Veltroni a personaggi ancor più inconsistenti come Franceschini, da personaggi colorati come Bersani a finti condottieri sanguigni come Renzi.

Se viceversa fossimo in presenza di uno squagliamento dell’elettorato, avremmo un altro genere di fenomeno. In un sistema tendenzialmente bipartito – se non bipartitico – se uno dei due centri di aggregazione viene meno, un’altra aggregazione ne prende il posto. Esattamente come Forza Italia prese il posto della Dc nell’opposizione al Pci e seguenti. Se dunque il centrodestra non si sfalda, e il M5S, denunciando tutta la sua inconsistenza, a poco a poco svanisce, tutto rientrerà nell’ordine precedente. Se viceversa “l’elettorato di Berlusconi” dovesse sparire, tutto ciò che si può attualmente ipotizzare è che il suo posto sia preso dal Movimento di Grillo. E quali sarebbero le conseguenze?

Una delle caratteristiche differenziali tra governo e opposizione è che il primo, dovendo agire in concreto, è stretto dai condizionamenti della realtà; mentre l’opposizione, non avendo influenza sulla condizione dello Stato, può permettersi le parole e i progetti più inverosimili. Fino ad oggi, questo comodo ruolo è stato quello del Movimento, ma se rimanesse solo in campo contro il Pd, fatalmente una volta o l’altra dovrebbe affrontare le responsabilità governative. E con quali uomini, con quali leader, con quali programmi lo farebbe?

Certo è che dovrebbe scegliere se porsi a destra o a sinistra del Pd, assegnandogli così d’autorità un posto di destra o di sinistra. E non sarebbe problema da poco, considerando che in Europa la realtà attuale lascia ben poco spazio alla sinistra. Lo stesso governo Renzi che cosa ha fatto, che cosa può fare che sia veramente di sinistra? In Francia il Presidente Hollande, socialista, sta combattendo a morte una battaglia per introdurre riforme che un tempo si sarebbero dette di destra: e infatti così le definiscono gli oppositori di sinistra e i sindacati. Ma quelle riforme hanno lo scopo di ridare competitività ad una Francia esausta e sull’orlo della decadenza finale. Hollande sarà di sinistra, ma in questo momento la realtà è di destra.

Senza dire che tutti i piani di tutti i leader europei potrebbero essere spazzati via da una tempesta economica senza precedenti, conseguente alla crisi finanziaria mondiale che ci minaccia da anni, e che nessuno ha scongiurato. Men che meno le misure del povero Mario Draghi.

Comunque, se arriveremo ad ottobre senza particolari drammi – a cominciare da quello conseguente alla possibile uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna – già vedremo quali schieramenti si costituiranno, in occasione del referendum costituzionale. In particolare vedremo se l’abilità di Matteo Renzi nel procurarsi nemici sarà riuscita a coagulare contro di lui tutte le forze politiche, a parte il Pd. O almeno, la maggioranza del Pd. Soprattutto visto che in questo caso gli si potrà votare contro senza perdere il seggio parlamentare. Ma se siamo confusi con i pochi dati già allineati, figurarsi se ce ne aggiungiamo altri.

“Il campionato è apertissimo”. Le squadre più blasonate potrebbero essere spazzate via, perfino le più improbabili potrebbero risultare vincenti. Non ci rimane che incrociare le dita.

pardonuovo.myblog.it

 

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berlusconi referendum





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