Politica
Emma Bonino: a volte ritornano

Emma Bonino si vuole fare il partito per le Europee del 2019
Non poteva mancare in periodo ferragostano -sebbene se ne fossero perse le tracce- una mirata conferenza stampa di Emma Bonino, insieme a Benedetto Della Vedova.
La Bonino ha fiutato aria di nicchia di opposizione redditizia (la famosa “nor”) e ci si è gettata a capofitto, come una scaltra professionista dell’antigovernismo, direbbe Leonardo Sciascia.
La Bonino, questa la notizia, vuole strutturare il suo movimento +Europa, in partito, con un congresso da tenersi nel gennaio 2019 per raccogliere a maggio, con le elezioni europee, i frutti della semina.
La nor è una antica tecnica collaudata che garantisce sempre rappresentatività, vedi il caso di Orfini e Orlando con il loro Giovani Turchi, che hanno ottenuto un peso spropositato all’interno del Pd finendo con integrarsi con la maggioranza.
Ma torniamo al progetto Bonino.
L’ex ministro ha attaccato in un discorso minestrone un po’ insipido e qualunquista, il governo giallo-verde su Tav, Tap, Iva, vaccini, Libia e Alitalia. Su questo ultimo punto, cioè l’Alitalia, ha le idee un po’ confuse perché se da un lato aborre la nazionalizzazione della ex compagnia di bandiera dall’altro paventa un ricorso ai “capitani coraggiosi” che sono, appunto, l’esatto contrario della nazionalizzazione, dimostrando scarsa lucidità, solo in parte giustificata dal gran caldo di questi giorni.
Decenni di sgangherate politiche liberiste hanno solo condotto all’arricchimento di pochi e all’impoverimento di molti, alimentando, tra l’altro, proprio quella reazione populista mondiale all’élite che va sotto il nome di sovranismo e di cui l’Italia, insieme agli Usa, è un efficace laboratorio politico e istituzionale.
Occorre quindi che torni uno Stato forte, capace di nazionalizzare, che dia sicurezza e posti di lavoro. La flessibilità, cavallo di battaglia del centro-sinistra, è servita finora solo ai padroni del vapore ai danni dei lavoratori.
I recenti fatti di cronaca, con il dramma del caporalato (che tra parentesi riguarda anche gli italiani e non solo gli immigrati), è frutto proprio della declinazione perversa di un certo concetto di liberismo di cui la Bonino è sempre stata fautrice.