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Politica
Boschi sottosegretario al posto di Lotti. Governo Gentiloni, ecco i ministri

Maria Elena Boschi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Gentiloni (con delega ai Servizi Segreti). E' lei il vero uomo di fiducia di Matteo Renzi. sottosegretario al posto di Luca Lotti che si dà allo sport (e mantiene la delega all'editoria più quella dei Cipe, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Alfano agli Esteri, entra la Finocchiaro. Tutti confermati tranne Stefania Giannini (Ministro dell'Istruzione).


Governo: martedì alle 11 voto di fiducia alla Camera


Martedì alle 11 voto di fiducia alla Camera per il nuovo governo Gentiloni. Secondo quanto si apprende, alle 9.30 ci sara' una riunione dei capigruppo a Montecitorio. A partire dalle ore 11 ci saranno le comunicazioni del nuovo presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in aula alla Camera. A seguire ci sara' il dibattito. Poi, la chiama per il voto di fiducia.


Governo: la squadra di Gentiloni, novita' e conferme

Ecco la squadra del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Molte le conferme rispetto all'Esecutivo guidato da Matteo Renzi ma non mancano le novita' e anche di rilievo: Angelino Alfano e' il nuovo ministro degli Esteri e sostituisce l'attuale presidente del Consiglio Gentiloni; mentre al Viminale il nuovo ministro degli Interni e' Marco Minniti.

Nuova ministra per i rapporti con il Parlamento e' la dem Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, e sostituisce Maria Elena Boschi che viene proposta come sottosegretario alla presidenza del Consiglio; la senatrice Pd Valeria Fedeli prende il posto di Stefania Giannini al dicastero dell'Istruzione (in questo modo Scelta Civica non ha piu' rappresentanti nella compagine di governo). Claudio De Vincenti da sottosegretario diventa ministro della Coesione territoriale e del mezzogiorno. Luca Lotti diventa ministro allo Sport anche se mantiene le deleghe all'editoria e al Cipe.

Questi invece i nomi confermati del precedente governo Renzi: Marianna Madia resta ministra per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione; Andrea Orlando ministro della Giustizia; Roberta Pinotti ministra della Difesa; Pier Carlo Padoan confermato ministro dell'Economia; Carlo Calenda rimane ministro dello Sviluppo economico; Maurizio Martina alle Politiche agricole, Enrico Costa rimane agli Affari regionali; Gianluca Galletti resta ministro dell'Ambiente; Graziano Delrio confermato ministro delle Infrastrutture e trasporti; Giuliano Poletti ministro del Lavoro; Dario Franceschini ai Beni culturali; Beatrice Lorenzin alla salute.


Governo: Gentiloni, proseguiremo l'azione di Renzi


"Come si puo' vedere dalla sua composizione, il governo proseguira' nell'azione di innovazione" dell'Esecutivo Renzi. E' con questa promessa che Paolo Gentiloni, dopo aver sciolto la riserva da Presidente del Consiglio incaricato, inizia il suo mandato. Ad una prima scorsa alla lista dei ministri si vede che sostanzialmente la squadra dell'esecutivo e' confermata. Cambia ruolo Maria Elena Boschi, adesso sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, cambia ruolo Luca Lotti, neo ministro della sport. Una novita' anche Angelino Alfano agli Esteri, assoluta new entry di Valeria Fedeli alla Pubblica Istruzione. Stefania Giannini invece resta fuori. Le conferme: Orlando alla Giustizia, Pinotti alla Difesa, Padoan all'Economia, Calenda allo Sviluppo, Martina all'Agricoltura, Galletti all'Ambiente. Poi ancora, Delrio ai Trasporti, Poletti al Lavoro, Franceschini ai Beni Culturali, Lorenzin alla Salute. Tra i ministri senza portafoglio De Vincenti promosso alla Coesione Territoriale, Finocchiaro, novita', ai Rapporti con il Parlamento, Madia confermata alla Semplificazione e Costa agli Affari Regionali. Dopo aver letto la lista, Gentiloni non ha risposto alle domande. "Ho messo tutto il mio impegno per la soluzione piu' rapida possibile" della crisi, ha sottolineato, "il governo si adoperera' per aiutare il lavoro tra le forze politiche per l'estensione delle nuove regole elettorali". Ma non solo questo: lo stesso referendum dimostra come "vi siano sacche di disagio tra il ceto medio e soprattutto nel Mezzogiorno. Il lavoro sara' la vera priorita' dei prossimi mesi"


Lavoro: rimane Poletti, sfida Jobs act e pensioni


Dalla cooperazione al Jobs act: Giuliano Poletti e' confermato al ministero del Lavoro, ora lo attendono le sfide delle politiche attive e dell'attuazione e completamento delle misure sulle pensioni. Fu scelto nel 2014 da Matteo Renzi come esponente della societa' civile, di quel mondo pratico che il ministro ha sempre inteso rappresentare ricordando l'infanzia contadina e poi l'esperienza professionale nella Legacoop. Perito agrario, e' stato consigliere comunale e poi assessore alle attivita' produttive a Imola, sua citta' natale, consigliere provinciale a Bologna. Quindi ha scalato le cariche all'interno della Legacoop, arrivando ad assumerne la presidenza nazionale nel 2002, carica tenuta fino alla nomina a ministro. Nel governo Renzi, il nome di Poletti e' legato alla riforma del mercato del lavoro e al progetto Garanzia Giovani, a cui ha sempre tenuto molto. Ma nei due anni al ministero di via Veneto Poletti si e' occupato delle nuove norme in materia previdenziale, seguite insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, che sono entrate a far parte della legge di Bilancio. Fin dal suo insediamento, Poletti ha sempre sostenuto che andavano corrette le storture della legge Fornero e introdotta una giusta dose di flessibilita': il risultato e' stata l'Ape e l'Ape social. Cio' di cui va piu' orgoglioso e' forse pero' il disegno di legge sulla riforma del terzo settore e le misure di contrasto alla poverta', con l'istituzione nella scorsa legge di stabilita' di un fondo strutturale. Dopo un rapporto teso con i sindacati, che hanno osteggiato il Jobs act in particolare laddove supera l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, il ministro ha ricucito i rapporti con Cgil, Cisl e Uil proprio sulla materia pensioni, arrivando ad un verbale condiviso. La sua parola d'ordine e' sempre stata di fare invece di aspettare, perche' il Paese e' stato per troppi anni bloccato: se vuoi vedere se una cosa funziona - dice Poletti - bisogna farla, restando sempre pronti a correggere eventuali errori in corso d'opera.


Trasporti: Delrio resta e punta sulla "cura del ferro"


Graziano Delrio e' stato confermato ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Arrivato sotto il governo Renzi il 2 aprile 2015, dopo le dimissioni di Murizio Lupi, prosegue la sua esperienza al dicastero. E' stato fino all'aprile del 2015 Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e segretario del Consiglio dei Ministri, con delega alla Coesione Territoriale e allo Sport. La sua strategia principale contro lo smog e' la cosiddetta "cura del ferro". Un trasporto pubblico locale efficiente in alternativa alle auto, trasporto merci su ferrovia e mare sottraendolo alle strade e piste ciclabili perche' la bicicletta non e' solo divertimento ma un mezzo di trasporto e una soluzione a portata di mano per molti problemi a cominciare dalla mobilita' cittadina. L'idea e' spostare, "come fanno tutti i grandi Paesi europei", il trasporto merci dalle strade alle linee ferroviarie e alle autostrade del mare, "una scelta strategica di medio e lungo periodo che richiede un'accelerazione ed e' condivisa dagli operatori". Delrio e' stato ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, con delega allo Sport nel Governo Letta. Graziano Delrio e' nato a Reggio Emilia nel 1960. Medico ricercatore all'Universita' di Modena e Reggio Emilia, si e' specializzato in Endocrinologia, con studi di perfezionamento in Gran Bretagna e Israele. E' in politica dalla fine degli anni Novanta: nel 2000 e' stato eletto consigliere della Regione Emilia Romagna, dove ha presieduto la Commissione Sanita' e Politiche sociali. Nel 2004 e' stato eletto sindaco di Reggio Emilia, la Citta' del Tricolore, e nel 2009 e' stato confermato per il secondo mandato. E' stato presidente dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani dall'ottobre 2011 all'aprile 2013. Come sindaco ha presieduto il Comitato promotore della campagna per la riforma del diritto di cittadinanza "L'Italia sono anch'io" promosso dalle maggiori organizzazioni e associazioni sociali. Ha scritto due libri sulla sua esperienza di sindaco e al governo nazionale: "Citta' delle persone. L'Emilia, l'Italia e una nuova idea di buongoverno" (2011, Donzelli) e "Cambiando l'Italia. Rinnovare la politica, ritrovare la fiducia" (2015, Marsilio).



Lotti dall'editoria allo sport


Da sottosegretario con delega all'editoria nel Governo Renzi e segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) a ministro per lo Sport. E' Luca Lotti (34 anni, originario di Empoli), uomo di stretta fiducia di Renzi. Nel Pd e' stato responsabile nazionale dell'organizzazione e coordinatore nazionale della segreteria. Diplomato al liceo scientifico 'Pontormo' di Empoli nel 2001, laureato in Scienze dell'amministrazione presso la facolta' "Cesare Alfieri" di Firenze, vicino a Renzi gia' all'epoca in cui questi era sindaco del capoluogo toscano, Lotti diventa deputato nel 2013, eletto nella circoscrizione XII Toscana per il Partito Democratico. E il 5 giugno 2013 viene scelto come responsabile nazionale degli enti locali del Partito Democratico nella nuova segreteria nazionale dell'allora segretario "reggente" Guglielmo Epifani. Il 9 dicembre di quello stesso anno diviene membro della segreteria nazionale del Partito democratico, con segretario Renzi, con il ruolo di responsabile nazionale dell'organizzazione e coordinatore nazionale della segreteria. Il 28 febbraio 2014 e' nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'informazione e comunicazione del governo e all'editoria. E quindi segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica Oltre ad assumere la titolarita' del ministero dello Sport, a Lotti sono state assegnate anche le deleghe per l'editoria e il Cipe, che aveva gia' come sottosegertario alla Presidenza del Consiglio.

 

Finocchiaro, una siciliana doc di nuovo al governo

 


Anna Finocchiaro, nata a Modica (Ragusa) il 31 marzo 1955, viene nominata per la seconda volta ministro della Repubblica, titolare del dicastero dei Rapporti con il Parlamento nel governo Gentiloni. Durante la legislatura in corso - alla guida della commissione Affari costituzionali del Senato - e' tra le protagoniste della lunga fase parlamentare delle riforme. E' stata ministro per le Pari opportunita' durante il Governo Prodi I e nella scorsa legislatura, dal 2008 al 19 marzo 2013, e' stata capogruppo al Senato del Partito Democratico. Laureatasi in giurisprudenza, nel 1981 diventa funzionario della Banca d'Italia nella filiale di Savona. Pretore a Leonforte (Enna) dal 1982 al 1985, e' stata sostituto procuratore nel tribunale di Catania fino al 1987, anno in cui venne eletta deputato nelle file del Partito Comunista Italiano. Dal 1988 al 1995 e' stata inoltre consigliere comunale a Catania, dapprima con il Pci e poi con il Partito Democratico della Sinistra. E' sposata con Melchiorre Fidelbo. Tra gli incarichi politici, oltre quello di ministro e di capogruppo, Finocchiaro ha ricoperto il ruolo di presidente della Commissione Giustizia della Camera. Alle elezioni politiche del 2006 si candida al Senato ed ottiene un nuovo mandato parlamentare risultando eletta nella circoscrizione Sicilia per la lista de L'Ulivo. Come ministro per le Pari opportunita' propone nel 1997 un provvedimento intitolato "Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli minori", con l'obiettivo di evitare alle donne incinte e alle madri con figli minori di 10 anni la pena detentiva all'interno delle prigioni, e a consentire loro di scontare presso il proprio domicilio o, nel caso ne fossero sprovviste, in case-famiglia la loro condanna. Nel 2008 e' la candidata per la presidenza della regione Sicilia per il Pd, sostenuta anche da Sinistra Arcobaleno e Italia dei Valori, ma viene sconfitta da Raffaele Lombardo.


Franceschini, resta alla Cultura il ministro-scrittore


Dario Franceschini, confermato ministro dei Beni Culturali, nasce a Ferrara il 19 ottobre 1958. Figlio di Giorgio, partigiano "bianco" e deputato Dc dal 1953 al 1958, si laurea in Giurisprudenza all'Universita' di Ferrara con una tesi in Storia delle Dottrine e delle Istituzioni politiche e inizia ad esercitare la libera professione come avvocato civilista. Si iscrive alla Dc dopo l'elezione di Benigno Zaccagnini e viene eletto delegato provinciale giovanile. Nel 1980 diventa consigliere comunale di Ferrara e nel 1983 capogruppo consiliare. L'anno seguente entra nella direzione nazionale del movimento giovanile Dc, per il quale fonda e dirige la rivista "Nuova Politica". Nella fase di trasformazione della Democrazia cristiana in Partito Popolare Italiano invita il partito a scegliere, come conseguenza del nuovo sistema elettorale maggioritario, la via dell'alleanza tra centro e sinistra. Dopo le scissioni interne al Ppi e l'adesione dello stesso all'Ulivo, rientra nel partito e, dal '97 al '99, ne e' vicesegretario nazionale: al congresso nazionale si candida a segretario ma viene sconfitto da Pierluigi Castagnetti. Entra nel secondo governo D'Alema come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle riforme istituzionali, riconfermato poi dal successivo governo Amato. Alle politiche del 2001 viene eletto deputato nel collegio maggioritario di Ferrara. Tra i fondatori della Margherita, nel luglio 2001 entra a far parte del comitato costituente del partito, del quale diventa coordinatore dell'esecutivo nazionale. Rieletto deputato nel 2006 nella lista unica di Margherita e Ds, viene eletto presidente del gruppo parlamentare dell'Ulivo alla Camera. Con la nascita del Pd il 14 ottobre 2007 e l'ascesa alla segreteria di Walter Veltroni, diventa vicesegretario nazionale del nuovo partito: rieletto deputato nel 2008, l'anno successivo dopo le dimissioni di Veltroni diventa segretario del Partito democratico con 1047 preferenze. Alle primarie del Pd del 2009 Franceschini ottiene il 34% dei consensi, superato da Bersani che diventa il nuovo segretario. Alle politiche del 2013 e' candidato ed eletto come capolista della lista Pd nella circoscrizione Emilia-Romagna. Dal 28 aprile 2013 e' ministro per i Rapporti con il Parlamento nell'esecutivo guidato da Enrico Letta. Franceschini, padre di due figlie, e' anche scrittore: il primo romanzo "Nelle vene quell'acqua d'argento" e' del 2006, vincitore in Francia del Premier Roman di Chambery e, in Italia, del Premio Bacchelli. Seguono "La follia improvvisa di Ignazio Rando"



Pinotti, col 'libro bianco' sta riorganizzando Difesa


Roberta Pinotti, confermata ministro della Difesa, nasce il 20 maggio 1961 a Genova Laureata in lettere, insegnante di scuole superiori, e' senatrice del Partito democratico. E' sposata e madre di due figlie. Dopo l'esordio in politica avvenuto con l'elezione a consigliere nella circoscrizione genovese di Sampierdarena, concilia l'attivita' all'interno del suo partito (Pci-Pds-Ds-Pd) con quella di amministratrice. Dal '93 al '97 ricopre l'incarico di assessore provinciale alla Scuola e alle Politiche giovanili e sociali della Provincia di Genova e dal '97 al '99 e' assessore alle Istituzioni scolastiche del Comune di Genova. Nel frattempo continua la militanza nei Ds, fino a diventare segretaria provinciale a Genova, dal '99 al 2001. Sostenitrice fin dal suo nascere dell'avventura politica dell'Ulivo, Roberta Pinotti entra in Parlamento nel maggio 2001, eletta alla Camera dei Deputati. Rieletta nelle liste dell'Ulivo nell'aprile 2006, diventa presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, prima donna italiana a ricoprire un ruolo fin li'ritenuto monopolio maschile. Nel Partito democratico, e' prima responsabile nazionale per la sicurezza, poi 'ministro ombra' della Difesa, infine capo del Dipartimento Difesa. Rieletta in Senato nel 2008, viene eletta nel 2010 vicepresidente della Commissione Difesa del Senato. In tale veste si fa promotrice di molteplici atti parlamentari - tra cui la riforma del codice penale militare e la messa al bando delle bombe a grappolo - e presenta diversi disegni di legge tra i quali una legge quadro sulle missioni internazionali e una relativa ai benefici a favore del personale militare esposto ad amianto. Nell'ottobre 2008 viene insignita della Legione d'onore presso l'Ambasciata di Francia in Italia, per i meriti connessi con l'esercizio delle sue funzioni. Dal 3 maggio 2013 assume la carica di sottosegretario alla Difesa, per diventare poi ministro. Durante il suo mandato ha lanciato il 'libro bianco' sulla Difesa: una riorganizzazione complessiva dell'apparato delle forze armate, in una logica di contenimento delle spese senza depotenziare le capacita' operative.


P.a.: Madia confermata, sfida riforma e statali


Marianna Madia confermata alla guida del ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Dopo la bocciatura parziale da parte della Consulta della riforma della p.a. che porta il suo nome, il ministro ha davanti diverse sfide a partire dal completamento dell'accordo politico raggiunto per il rinnovo del contratto degli statali. Madia, a seguito delle dimissioni di Renzi, non ha ancora potuto completare il percorso inviando l'atto di indirizzo all'Aran per la realizzazione concreta dei rinnovi. Come resta il nodo delle risorse per il 2018 che non si sono potute inserire nella manovra, con il passaggio lampo della legge di bilancio in Senato. Nata nel 1980 a Roma, dove vive, e' sposata e madre di due figli. Laureata nel 2004, con lode, in scienze politiche all'Universita' degli studi di Roma La Sapienza, con una tesi sulla teoria economica del mercato del lavoro tra regolazione e sindacato. Continua gli studi in economia presso l'Imt di Lucca dove, nel 2008, consegue il titolo di dottore di ricerca con una tesi in economia del lavoro. Dal 2004 collabora con l'Arel, Agenzia di ricerca e legislazione fondata da Nino Andreatta, e dal giugno 2012 ne diventa membro del comitato direttivo. Ha curato il volume "Un welfare anziano. Invecchiamento della popolazione o ringiovanimento sociale?" (Arel-Il Mulino, 2007). Dal 2008 al 2013 ha pubblicato diversi articoli sul quadrimestrale Arel la rivista dedicati a temi economici e politici. Nell'aprile del 2011 ha pubblicato un volume dedicato ai primi tre anni di attivita' parlamentare sui temi del lavoro: "Precari. Storie di un'Italia che lavora" (Rubbettino,

Ha fatto parte della segreteria tecnica del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio durante il governo Prodi dal 2006 al 2008. Eletta deputata nelle liste del Partito Democratico nelle elezioni del 13 e 14 aprile 2008 per la circoscrizione Lazio 1. E' stata componente, nella XVI legislatura (2008-2013), della Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati. Da deputata ha presentato, come prima firmataria, un progetto di legge sottoscritto da un centinaio di parlamentari, per il superamento del dualismo nel mercato del lavoro: una proposta per l'allargamento dei diritti e di contrasto al precariato. Nel dicembre del 2012 si candida, come deputata uscente, alle primarie dei parlamentari di Roma ottenendo circa 5000 preferenze ed entrando nella lista delle candidature del PD alla Camera dei deputati nella circoscrizione Lazio 1. Rieletta nel febbraio 2013 fa parte, anche nella XVII legislatura, della commissione Lavoro pubblico e privato. Dal 21 febbraio 2014 entra nella commissione Politiche dell'Unione Europea. Nel corso della legislatura presenta, come prima firmataria, 6 proposte di legge e 12 interrogazioni dedicate ai temi del lavoro. Il 9 dicembre 2013 diventa responsabile lavoro della segreteria nazionale del PD.


Alfano, leader centrista dal Viminale alla Farnesina


Angelino Alfano passa dal Viminale alla Farnesina. Nato ad Agrigento il 31 ottobre 1970, laureato all'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e' avvocato e dottore di ricerca in Diritto dell'impresa presso l'Universita' di Palermo. E' sposato e ha due figli. Giornalista pubblicista dal 1989, nel '94 viene eletto consigliere provinciale nel collegio di Agrigento; a 25 anni viene eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana, risultandone il piu' giovane componente. Presiede il gruppo parlamentare di Forza Italia all'Ars dal '98 al 2001, anno in cui e' eletto deputato al Parlamento italiano nella circoscrizione Sicilia occidentale. Dirigente nazionale del Dipartimento Politiche del Mezzogiorno di Forza Italia nel 2002, e' relatore della Legge finanziaria e di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2003 e bilancio pluriennale per il triennio 2003-2005: nel febbraio 2005 viene nominato coordinatore regionale siciliano di Forza Italia, incarico dal quale si dimette il 7 maggio 2008, a seguito della nomina a ministro della Giustizia - il piu' giovane guardasigilli nella storia delle Repubblica - nel governo Berlusconi IV. Nel 2006 era stato rieletto deputato, circoscrizione Sicilia occidentale, sempre nella lista di Forza Italia. Da ministro della Giustizia partecipa a numerosi incontri internazionali ed e' membro del Consiglio dell'Ue per il settore della Giustizia e Affari Interni: nel maggio del 2009 presiede il G8 Giustizia a Roma e nel giugno del 2010 rappresenta la posizione italiana su "crimine organizzato transnazionale" intervenendo all'Assemblea generale dell'Onu. Eletto segretario politico del Popolo della Liberta' il primo luglio 2011, lascia via Arenula il 27 luglio 2011, per dedicarsi al partito. Il 27 febbraio 2013 viene rieletto deputato per il Popolo della Liberta' e, il 28 aprile 2013, viene nominato ministro dell'Interno e vice presidente del Consiglio del governo Letta. Al Viminale resta anche con Renzi, da leader di Ncd, partito che ha fondato lasciando Forza Italia in dissenso con la posizione berlusconiana contraria alla fiducia del governo Letta. Adesso trasloca al ministero degli Esteri.


Costa, 'figlio d'arte' resta agli Affari regionali


Rimane al ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie Enrico Costa, in carica dal gennaio di quest'anno nel governo Renzi. Avvocato, classe 1969, Costa e' figlio d'arte: il padre e' l'ex ministro Raffaele, storico leader del Partito Liberale poi passato ad appoggiare Forza Italia negli anni '90. E da Forza Italia viene anche Enrico, eletto nel 2004 consigliere comunale a Isasca e l'anno dopo consigliere regionale del Piemonte. Diventa deputato di FI nel 2006 nella circoscrizione Piemonte 2, ed e' membro della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione. Rieletto nel 2008 nelle liste del Pdl, e' capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera e membro della Giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio e della Commissione Affari Costituzionali. In Commissione Giustizia e' stato relatore per il Governo di norme molto discusse come il Lodo Alfano e il Legittimo impedimento. Nel 2011 insieme a Manlio Contento ha chiesto al neo ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma l'invio di ispettori ministeriali alla Procura di Napoli dove si celebrava un'indagine che vedeva il Presidente del Consiglio Berlusconi vittima di un ricatto. In Commissione Giustizia a ottobre 2011 ha presentato un emendamento molto discusso dalle opposizioni al "ddl Intercettazioni" che ne vieta la pubblicazione prima di una cosiddetta "udienza filtro". Coordinatore provinciale del PdL a Cuneo, nel gennaio 2013 e' nominato coordinatore regionale del PdL nel Piemonte. Rieletto deputato alle politiche del febbraio 2013 con il PdL, diviene vicepresidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera e membro della Commissione Giustizia. Il 18 novembre 2013, con la sospensione delle attivita' del Popolo della Liberta', aderisce al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano, venendo eletto capogruppo alla Camera e coordinatore regionale del partito in Piemonte. Il 28 febbraio 2014 diviene viceministro alla Giustizia nel governo Renzi. Alle regionali piemontesi del 2014 e' candidato alla presidenza della regione per l'Ncd arrivando quinto con il 2,98% Il 28 gennaio 2016 diviene ministro per gli Affari regionali e le autonomie succedendo a Maria Carmela Lanzetta (esattamente un anno dopo le sue dimissioni)


Orlando resta alla Giustizia, obiettivo riforma penale


Il processo civile telematico, la riapetura dei concorsi per i cancellieri, le misure sulla detenzione per alleggerire il sovraffollamento carcerario. Sono alcuni dei risultati raggiunta da Andrea Orlando al ministero della Giustizia, nei mille giorni del governo Renzi. Confermato guardasigilli, avra' davanti l'impegno di completare la riforma del processo penale che si e' arenata al Senato. Con Orlando si sono allentate le tensioni tra politica e magistratura. E' stato con lui, nel 2014, che il dicastero di via Arenula e' tornato a un esponente politico dopo gli anni di gestione da parte di ministri tecnici, Paola Severino prima e Annamaria Cancellieri poi. Il guardasigilli e' uno degli esponenti di punta tra i "quarantenni" del Pd: nato alla Spezia l'8 febbraio 1969, dal 2008 e' deputato alla Camera. Giovane, ma una carriera gia' ultraventennale: nel 1989 diventa segretario provinciale della Fgci e l'anno successivo viene eletto nel consiglio comunale della Spezia con il Pci; in seguito allo scioglimento del Partito Comunista Italiano, verra' rieletto con il Pds. Nel 1995 diventa segretario cittadino del partito, e nel 1997, primo degli eletti in consiglio comunale, e' nominato assessore dal sindaco Giorgio Pagano, prima alle attivita' produttive e poi alla pianificazione territoriale. Nel 2000 entra a far parte della segreteria regionale come responsabile degli enti locali dei Ds e nel 2001 diventa segretario provinciale; poi, nel 2003, e' chiamato alla direzione nazionale del partito da Piero Fassino, prima con il ruolo di viceresponsabile dell'organizzazione, poi come responsabile degli enti locali (2005) e ancora, nel 2006, come responsabile dell'organizzazione entra a far parte della segreteria nazionale del partito. Nel 2006 si presenta alle elezioni politiche del 9 e 10 aprile e viene eletto nelle liste dell'Ulivo nella X circoscrizione (Liguria). Allo scioglimento dei Ds, nel congresso dell'aprile del 2007, segue la linea della maggioranza del partito e del segretario e confluisce quindi nel Partito Democratico, diventandone responsabile dell'organizzazione. Alle politiche del 2008 viene rieletto per il Partito Democratico alla Camera nella circoscrizione Liguria, diviene membro della commissione Bilancio della Camera e componente della Commissione parlamentare antimafia. Il 14 novembre 2008 e' nominato portavoce del Partito Democratico da Walter Veltroni, incarico confermato da Dario Franceschini. Nel novembre del 2009 Pier Luigi Bersani lo nomina presidente del Forum giustizia del Partito. Orlando diventa ministro dell'Ambiente nel Governo di Enrico Letta, per passare alla Giustizia con Matteo Renzi.


Martina, resta all'Agricoltura l'uomo dell'Exopo


Bergamasco, 37 anni, Maurizio Martina e' confermato ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Al Mipaaf era arrivato da sottosegretario nel governo Letta. Segretario regionale del Pd lombardo, dall'aprile 2007 al febbraio 2009, vicino a Dario Franceschini, che nel 2009 lo nomina responsabile nazionale Agricoltura nella segreteria del Pd. Consigliere regionale in Lombardia, nel maggio 2013 si dimette, quando Enrico Letta lo chiama al governo come sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali, assegnandogli anche la delega del Consiglio dei ministri per occuparsi di Expo 2015. Assieme al commissario unico Giuseppe Sala, si e' occupato, con maggior peso una volta diventato ministro, dell'esposizione universale centrata sul cibo, e ne ha fatto una vetrina globale della produzione agroalimentare italiana.

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