Politica

C'è un solo modo di risolvere il conflitto Russia-Ucraina e non è in battaglia

di Alfredo Tocchi

Abbiamo il diritto di decidere se vogliamo continuare ad alimentare questa guerra o se vogliamo che il nostro Paese cessi l’invio di armi

Non si tratta dunque di stabilire chi abbia torto e chi ragione: per questo esistono i Tribunali internazionali e gli storici. Si tratta di stabilire se noi italiani siamo davvero uomini liberi e se - prima di diventare parte belligerante - i nostri politici dovevano interpellarci. O se un signore chiamato Jens Stoltenberg può dettare la linea dei nostri governanti, mettere a rischio la nostra sicurezza, imporre sacrifici, distruggerne il nostro benessere per allargare la sfera d’influenza della NATO.

Perché questo è il punto nodale: la guerra russo ucraina è una guerra di prestigio, una “guerra per l’egemonia”, la più esecrabile nell’oscena gerarchia delle guerre, quella più deprecata da Bertrand Russell.
Chi, se non noi stessi, può fermare la guerra? Il movimento pacifista ha un’utilità proprio in tempi come questi, in cui alimentare la guerra sembra essere l’unica soluzione presa in considerazione dai nostri governanti.

La pace deve essere imposta dal basso, così come la guerra non deve essere imposta dall’alto. E spetta a tutti noi il compito di manifestare per la pace, indipendentemente dalle nostre convinzioni individuali. Perché la pace, unicamente la pace, ci consente di vivere pienamente le nostre vite di esseri umani. Perché la guerra è un crimine contro l’umanità, un ritorno alla barbarie, un mezzo di risoluzione delle controversie internazionali che i nostri Costituenti hanno ripudiato perché ne avevano sperimentato nelle loro vite tutto l’orrore.