Caso Boschi, caro Renzi che fine ha fatto la rottamazione?
Dopo la vicenda Boschi, Sinistra divisa tra garantismo e giustizialismo
Al di là della vicenda, politica, di Maria Elena Boschi, 36 anni, e di quella, giudiziaria, di suo padre, don Pier Luigi, 69, come in passato, si stanno scontrando, nella sinistra, due linee. Una, che dà maggiore attenzione ai diritti individuali e al garantismo ; l'altra in cui prevale la concezione giustizialista, ieri cara a settori del PCI (con autorevoli distinzioni) e del MSI e oggi a Beppe Grillo, 69 anni.
Sino agli inizi degli anni 70, il partito di Togliatti (1893-1964) e Longo(1900-1980) era stato garantista. A volte anche oltre misura, come quando aveva reclamato, ottenendoli, provvedimenti di clemenza per alcuni esponenti del movimento partigiano comunista, tra cui Francesco Moranino (1920-1971), che erano accusati di reati atroci. Ma aveva difeso operai, contadini e sindacalisti, inquisiti per presunte violazioni di norme del codice fascista Rocco. E il "partitone rosso" si dimostrò attento alle garanzie per gli imputati anche in occasione di delicati processioni, come il "caso Braibanti", che avevano turbato l'opinione pubblica.
Ma, a metà degli anni 70, si registrò una brusca svolta, impressa da dirigenti, come il senatore torinese, Ugo Pecchioli (1925-1996), che aprì il "fuoco amico" contro i radicali e soprattutto i socialisti. Al fine di varcare le soglie del potere, i post-comunisti fecero propria una visione giustizialista della giurisdizione, che venne definita la "linea della fermezza". Negli anni drammatici di Tangentopoli, il PDS seguì tale linea, approvando tutte le inchieste giudiziarie, da Milano a Palermo, e i processi, in primis quelli che, sul piano politico, provocarono prima l'indebolimento e poi la scomparsa degli avversari dei post-comunisti, la DC di Andreotti (1919-2013) e Forlani, 92 anni, e Il PSI di Craxi (1934-2000).
Di recente, uno dei fautori della posizione giustizialista, Luciano Violante, 76 anni, ha riconosciuto, intervistato dal "Corriere", gli errori di quella linea e le conseguenze, negative, per la politica ma anche per la magistratura. Matteo Renzi, 42 anni, dovrebbe andare oltre alla difesa delle posizioni della Boschi e dei dirigenti, che sono attaccati per la vicenda di Banca Etruria. Ma, evitando autogoal, assumere una iniziativa più chiara, rivolta alla difesa delle garanzie giuridiche e dello Stato democratico, non pensando solo ai sondaggi sulla convenienza, elettorale, della candidatura, o meno, dell'ex ministra. Bensì coinvolgendo il suo partito, ma anche gli ex socialisti, i radicali, i rappresentanti del diritto e della cultura, interessati a una gestione più equilibrata e trasparente delle inchieste politiche.
Non è in gioco, solo, il destino politico della bella ex ministra toscana, non indagata, e neppure la distinzione tra il significato, filologico, delle parole "pressioni" e "interessamento"....
Ma, cosa ben più rilevante, la prevalenza di una delle linee, cui abbiamo fatto riferimento, sulla giustizia e sui rapporti tra magistratura e rappresentanti del popolo. Da Renzi, si attendono parole e, soprattutto, un impegno più deciso contro l'utilizzazione delle inchieste per «mascariare"-come avrebbe detto il grande scrittore, garantista, editorialista del "Corriere", Leonardo Sciascia (1921-1989)- gli avversari.
Una battaglia, quella in corso, dove sono presenti venature di sessismo, contro la Boschi, e di forte contrarietà alle proposte di rinnovamento e rottamazione, sinora annunciate, ma non realizzate, dal segretario del PD. Che, almeno in questa occasione, dovrebbe assumere una posizione più chiara, parlando al Paese. Non facendosi mettere all'angolo dai tanti avversari e neppure condizionare da eccessivi dubbi e tentennamenti