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Politica
Centrodestra a un passo dal divorzio. La Rai fa a pezzi il Centrodestra


Caro direttore, questo governo del cambia-mento nella sua ansia di distruggere è davvero sbalorditivo. C'è solo da augurarsi che risponda ad una strategia precisa: annienta-re tutto subito, anche ricorrendo ai peggiori metodi di clientelismo e a illustri Carneadi, per poi ricostruire quella visione di paese che ogni giorno urlano dai social. Il Presidente Conte e i suoi due "guardiani della rivoluzione", Salvini e Di Maio, non stanno più nella pelle, i sondaggi li premiamo, ma dovrebbero ricordare, tra un po-st e una diretta Facebook, della amara fine fatta dai loro predecessori, Monti e Renzi.

Se parlassero con dei sondaggisti, come Pagnoncelli, la precisa Ghisleri o il sempre vispo Piepoli, capirebbero che dovrebbero fare attenzione perché questa è una fase in cui l'elettorato vuole solo sangue, come fosse Dracula nel laboratorio delle anali-si. Ma di sole analisi si finisce per morire. Quello che viene annunciato per la Tav, l'Ilva, il Tap, l'Alitalia, con inchieste e fracassi, o le minacce sulla decapitazione anticipata dei vertici Eni e Leonardo, serve ad eccitare le folle, ma presto diventeranno messaggi terrificanti per i mercati e per gli imprenditori internazionali. Senza una strategia precisa di rilancio, partiranno azioni legali e licenziamenti che faranno segnare tormenta al barometro.

Il Decreto Dignità, con le perdite di lavoro previste, può diventare quello che la legge Fornero è stata per il governo Monti. In Commissione di Vigilanza si capirà già da martedì se è rottura definitiva tra Lega e Forza Italia sulle bizzarre nomine Rai. E sarà anche il battesimo di fuoco per il neopresidente della commissione, l'uomo Mediaset Alberto Bara-chini, che dovrà mediare tra le varie anime del centrodestra e dell'opposizione. E che dire della decisione del Ministro Toninelli, irritualmente annunciata su Facebook, di azzerare i vertici delle Ferrovie dello Stato e di bloccare la fusione Anas col Gruppo Fs, con l'idea folle di voler poi nazionalizzare tutte le Ferrovie locali, usando come scusa la sicurezza e i disservizi per i pendolari.

Gli studi fatti dalle due aziende aveva-no portato a stimare che la sola gestione integrata delle infrastrutture stradali e ferroviarie avrebbe prodotto in 10 anni risparmi operativi non inferiori a 400 milioni di euro, grazie alla razionalizzazione dei costi diretti e indiretti, la riduzione di quelli di gestione, le sinergie industriali e la maggiore capacità d'investimento in tecnologie innovative. Se avesse adottato Berlusconi il metodo usato per decapitare il vertice delle Ferrovie, sia pur miracolato dal governo Gentiloni, i treni si sarebbero sicuramente fermati e i vari puristi dell'informazione si sarebbero imbavagliati davanti al Quirinale. Mattarella, da quanto si sussurra, vorrebbe l'autunno arrivasse il più tardi possibile, sentendo aria di elezioni anticipate, visto che Salvini avrebbe già voglia di staccare la spina per la montante pro-testa dei suoi imprenditori. Conte, Tria, fate un fischio. Se ve lo lasciano fare.

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