Il fuoco amico della Bindi, vero pericolo per Renzi - Affaritaliani.it

Politica

Il fuoco amico della Bindi, vero pericolo per Renzi


Di Adriana Santacroce


Ora Renzi non può più star tranquilo. Sui risultati elettorali pesa la sua politica, passata dagli annunci ai fatti, e pesa il terremoto del suo partito. Vincenzo De Luca non è la moglie di Cesare. È un personaggio discusso da anni e, sicuramente, Renzi non lo voleva tra i suoi. Ma, da assoluto realista qual è, aveva capito che escluderlo dalle primarie voleva dire consegnargli il biglietto per arrivare alla elezioni da vincitore senza Pd. E così è sceso in campo e ha fatto di necessità virtù. È la realpolitik, bellezza! E poco importa della legge Severino. Ma è ovvio che una condanna definita per frode fiscale non è paragonabile a una in primo grado per abuso d'ufficio. Anche qui, per Renzi, conta il realismo ed il buon senso. Al di là delle parole esatte delle leggi che, per lui, sono formalismi inutili.
Che poi questo modo di fare ricordi quello di Berlusconi gli elettori del Pd lo han capito e fanno un po' fatica a digerirlo. Come con la Consulta sulle indicizzazioni delle Pensioni. I soldi non ci sono quindi la sentenza si rispetta in modo un po' sui generis. D'altra parte la lezione di legalità urlata da Grillo ormai non fa più notizia. So di sembrare cinica, ma siamo abituati ai grillini che sventolano la bandiera dell'onestà. Gli elettori alla ricerca della purezza attratti dalle sirene di Grillo se ne sono già andati. Per non parlare delle altre opposizioni che urlavano al rispetto della Severino. Non credibili perché quando era Berlusconi coinvolto, se fosse stato per loro, non lo avrebbero fatto.
Ma lo scherzetto della Bindi è fuoco amico. Che può far danno. Molto danno. La Bindi non ha considerato la condanna per abuso d'ufficio ma un altro procedimento, andato ormai in prescrizione, in cui De Luca è accusato di concussione continuata. Certo, il reato è più grave. Certo, la Commissione Antimafia fa il suo dovere. Ma De Luca ha rinunciato alla prescrizione e il suo inserimento a 48 ore dal voto nella lista degli impresentabili, in effetti, sa molto di strumentale. Non discuto nel merito. Ma perché non inserirlo prima, quando tutti sappiamo di quel reato di cui è accusato De Luca? Perché pochi giorni prima la stessa Bindi aveva detto che il candidato del Pd non era nella lista? È veramente difficile non pensare a un uso pilotato della Commissione. Uso che fa male alla lotta alla mafia, oltre che al Pd di Renzi.
 Ecco che il disordine a sinistra comincia a far paura al premier. Oltre al pezzo che si schiera apertamente contro di lui, come Civati e l'ottimo Pastorino per intenderci, ce n'è un'altro sotterraneo e rancoroso. Qualche precedente c'è stato, certo. Basti pensare agli anni di scontri tra Veltroni e D'Alema. D'altra parte è il prezzo che si paga quando si trasforma un partito. Perché le persone le puoi rottamare ma non far tacere e agire nei loro ambiti. Quello che è interessante capire è quanto seguito avranno gli oppositori interni. Perché quel che conta alla fine, è l'elettore. Non in Campania, dove alla fine De Luca sembra proprio che ce la faccia. Ma altrove. Vedremo.

@AdriSantacroce