Politica

Congresso Pd, sei in corsa. Contestazioni sulle firme di Giachetti

Nicola Zingaretti, Maurizio Martina, Francesco Boccia, Dario Corallo, Maria Saladino e - ultimo a scendere in pista, in tandem con Anna Ascani-Roberto Giachetti

I tempi per la presentazione delle candidature al Congresso Pd sono scaduti alle 18 e tutti i candidati rimasti in corsa hanno presentato le firme richieste. Dunque, salvo contestazioni, saranno sei gli sfidanti per la segreteria: Nicola Zingaretti, Maurizio Martina, Francesco Boccia, Dario Corallo, Maria Saladino e - ultimo a scendere in pista, in tandem con Anna Ascani - Roberto Giachetti.

Le ultime ore sono state però complicate. Un candidato - Maurizio Martina - che oltre a presentare le sue dieci proposte "per cambiare" tratta con un gruppo di renziani. Un altro candidato - Roberto Giachetti - spuntato in extremis e pure lui renziano, che raccoglie le firme con una corsa contro il tempo. E un terzo - Francesco Boccia - che l'accusa di "irregolarità". Mentre il primo candidato sceso in campo, Nicola Zingaretti, chiede di cambiare tutto. A partire dalla classe dirigente. Il governatore del Lazio parla con i giornalisti all'uscita dal Nazareno, dopo la consegna delle firme: "Non prendiamoci in giro, dobbiamo cambiare tutto e aprire una nuova fase di rapporto con la società italiana. Per riconquistare la fiducia bisogna avere idee nuove e rinnovare un gruppo dirigente segnato  dalla storia di questi anni. Io da parte mia ce la metterò tutta, con passione, con coraggio. Bisogna salvare il partito per salvare l'Italia. E alla fine ha chiesto: "Il 3 marzo tutti ai gazebo".

I tempi per la presentazione delle candidature al Congresso Pd sono scaduti alle 18 e tutti i candidati rimasti in corsa hanno presentato le firme richieste. Dunque, salvo contestazioni, saranno sei gli sfidanti per la segreteria: Nicola Zingaretti, Maurizio Martina, Francesco Boccia, Dario Corallo, Maria Saladino e - ultimo a scendere in pista, in tandem con Anna Ascani - Roberto Giachetti.

 

Le ultime ore sono state però complicate. Un candidato - Maurizio Martina - che oltre a presentare le sue dieci proposte "per cambiare" tratta con un gruppo di renziani. Un altro candidato - Roberto Giachetti - spuntato in extremis e pure lui renziano, che raccoglie le firme con una corsa contro il tempo. E un terzo - Francesco Boccia - che l'accusa di "irregolarità". Mentre il primo candidato sceso in campo, Nicola Zingaretti, chiede di cambiare tutto. A partire dalla classe dirigente.

 

Il governatore del Lazio parla con i giornalisti all'uscita dal Nazareno, dopo la consegna delle firme: "Non prendiamoci in giro, dobbiamo cambiare tutto e aprire una nuova fase di rapporto con la società italiana. Per riconquistare la fiducia bisogna avere idee nuove e rinnovare un gruppo dirigente segnato  dalla storia di questi anni. Io da parte mia ce la metterò tutta, con passione, con coraggio. Bisogna salvare il partito per salvare l'Italia. E alla fine ha chiesto: "Il 3 marzo tutti ai gazebo".

 

Maurizio Martina, l'ex segretario, è il candidato scelto dalla maggioranza dei renziani per il congresso: dopo il ritiro di Minniti e nonostante la "fronda" di Giachetti e Ascani, che hanno deciso di presentarsi in ticket. Oggi ha continuato a portare avanti il dialogo con l'esploratore renziano Lorenzo Guerini. E intanto lancia un appello all'unità. Perché ora è proprio la scissione il rischio più probabile per il partito: "Adesso è il momento di unire e di aprire il Pd. Dobbiamo costruire tutti insieme questa proposta per l'alternativa alla destra. Credo in un congresso partecipato, aperto e sulle idee. Rompiamo gli schemi del passato e costruiamo le ragioni della nostra nuova appartenenza", dice. Su Fb in un video assieme a Matteo Richetti ha presentato le dieci proposte per cambiare il partito: due terzi delle liste nazionali scelte dai territori, albo degli elettori e primarie; referendum tra gli iscritti e conferenza programmatica annuale; piattaforma digitale di partecipazione; Erasmus per Giovani democratici e Scuole di formazione per tutti; Direzione nazionale eletta al 50% dai territori; La metà del due per mille al Pd ai territori; progetti di comunità dei circoli; Sì alla Conferenza nazionale delle donne; un segretario che fa solo il segretario, governo ombra per l'alternativa; via alla Costituente dei Democratici italiani".

 

A sollevare la  polemica del giorno è Francesco Boccia, uno dei 6 aspiranti candidati, il primo a consegnare la documentazione necessaria: "Io sono andato a raccogliere le firme fisicamente in ogni angolo d'Italia. Giachetti e Ascani hanno dato una mail, non è regolare, non esiste una raccolta di firme via mail", dice. "Limitare il renzismo a candidature estemporanee mi sembra anche riduttivo per lo stesso Renzi - aggiunge - Renzi non sa che fare? Ho la sensazione che si vogliano avvelenare un po' i pozzi". E poi attacca nel merito: "La candidatura di Giachetti mi sembra una cosa che arriva così all'ultimo momento... La questione è sui contenuti? Io mi candido per cancellare il jobs act e il decreto dignità di Di Maio. Giachetti e Ascani che cosa possono dire sulla scuola? Che la Buona scuola è stato un successo?".