Politica
Conoscenza o Canoscenza, la verità: il ministro sceglie la formula più facile
Il ministro della Cultura sul suo stato di WhatsApp cita uno dei più celebri versi del Sommo Poeta (sbagliando). Ma ad Affari: "Volgarizzazione che fanno tutti"
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano sbaglia la citazione su Dante Alighieri
Dante Alighieri dev’essere un chiodo fisso per Gennaro Sangiuliano. Una sorta di infatuazione, un invasamento, una passione sfrenata. Tanto che il ministro della Cultura ha dedicato il proprio stato WhatsApp a uno dei più celebri versi del Sommo Poeta: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”.
Peccato che ci sia un errore, imperdonabile per un ministro della Cultura: nella locuzione tratta dal 26esimo canto dell’Inferno (verso 119), il termine esatto usato da Dante Alighieri è “canoscenza” e non “conoscenza”.
Lo stato WhatsApp del ministro Sangiuliano
Gaffe Sangiuliano, la replica su AffaritalianiMa ad Affari fonti vicine al ministro della Cultura fanno sapere che è vero che si dice canoscenza, come riportano correttamente i libri di Sangiuliano, ma che scrivere conoscenza è comunque corretto, perchè si tratta di una volgarizzazione che fanno tutti per far comprendere meglio il linguaggio del Sommo Poeta. |
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Un errore che commise anche Matteo Renzi, all’epoca presidente del Consiglio, nel discorso al Parlamento Europeo che chiudeva il semestre italiano, nel gennaio del 2015. Gennaro Sangiuliano qualche mese ha addirittura definito Dante come il “fondatore del pensiero di destra nel nostro Paese”, scatenando non poche polemiche.
Sangiuliano: "Dante Alighieri è il fondatore del pensiero di destra in Italia". VIDEO
Nel suddetto canto l’interesse di Dante – si legge sul sito dell’Accademia della Crusca - è volto verso una fiamma biforcuta all’interno della quale scontano la propria pena due rinomate figure dell’antichità, Ulisse e Diomede, ambedue colpevoli di aver perseguito un uso improprio dell’ingegno.
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Il tema trasversale dell’intero canto è difatti il ruolo e la rilevanza della ragione, di cui l’essere umano è stato dotato per volontà divina. Il verso sopracitato è parte costituente della grande terzina pronunciata da Ulisse al momento della fatidica scelta di oltrepassare i limiti del divino (al tempo rappresentato dalle Colonne d’Ercole). Forse è il caso che l’ex direttore del Tg2 si ripassi la Divina Commedia.