Politica
Pnrr, i piccoli comuni superano le grandi città nella spesa pro capite
Risorse maggiori per abitante rispetto alle grandi città
I piccoli comuni guidano la spesa del Pnrr
Nel Pnrr secondo gli ultimi dati pubblicati da Ifel, la fondazione per la finanza e l’economia locale, cresce la spesa sia per i piccoli comuni come per le grandi città. Anzi, meglio. Si tratta di un quadro che smentisce ancora una volta, chi critica il governo (e l’ottimo lavoro svolto dall’ex ministro degli affari Europei, ora vice commissario europeo Raffaele Fitto) sullo stato di attuazione del piano italiano. Secondo il report, appena pubblicato, i mini-enti (e soprattutto quelli piccolissimi, con popolazione inferiore a 1.000 abitanti) sono stati destinatari di risorse pro capite addirittura maggiori di quelle ricevute dalle grandi città: 771 euro a testa contro i 710 dei centri sopra i 250 mila abitanti. Complessivamente i 5.521 comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, attuatori di almeno un progetto Pnrr, hanno ricevuto 4,2 miliardi di risorse che spalmati su una popolazione di 9,7 milioni di abitanti portano a un dato pro capite di 443 euro.
Questo è quanto emerge dallo studio Ifel per valutare l'impatto dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sui comuni italiani. Lo studio, finanziato dall'Unione Europea nell’ambito dell’azione PRIN 2022 PNRR, è basato sulla rilevazione, tramite un questionario compilabile dai comuni, di alcune informazioni di natura quantitativa e soggettiva, prima e dopo l’avvio del PNRR. Queste informazioni permetteranno di valutare in che misura i finanziamenti PNRR hanno sostenuto lo sviluppo di un territorio, la sua capacità amministrativa ed il benessere dei suoi cittadini.
Al fine di finanziare tutti i progetti ritenuti validi e in linea con la strategia del PNRR Italia:
- Parte delle risorse sono state stanziate tramite il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) per 15,6 mld di €;
- È stato poi istituito un Fondo Nazionale Complementare, per un importo complessivo pari a 30,6 mld di €;
- Risorse pari a 13 mld di € sono state invece assegnate per il tramite del Fondo React EU.
In totale, a luglio 2024, sono 7.896 i comuni italiani (grandi e piccoli) coinvolti nel Pnrr a cui sono stati assegnati 26,7 miliardi di finanziamenti (19,5% del complesso dei fondi a disposizione) impiegati in progetti relativi a quattro missioni: digitalizzazione, rivoluzione verde, istruzione e inclusione. Il primo rapporto Ifel-Anci sullo stato di attuazione del Pnrr e il ruolo dei comuni fotografa, al di là delle difficoltà nella spesa dei fondi che rappresenteranno la vera sfida dei prossimi mesi, un dato non scontato: il Pnrr sta impattando in modo uniforme sul territorio e proprio i piccoli comuni registrano i risultati migliori, rispetto ai grandi centri, inevitabilmente destinatari della maggior fetta dei fondi.
I piccoli comuni, infatti, sono riusciti a intercettare un numero di risorse pro capite pari a quello delle grandi città. Nel complesso, su 20 miliardi totali di investimenti stimati a fine 2024 per il comparto comunale, tre miliardi interesseranno i capoluoghi delle 14 città metropolitane (Milano, Roma, Napoli, Genova, Bologna, Torino, Venezia, Palermo, Firenze, Bari, Catania, Reggio Calabria, Cagliari e Messina). Rispetto al 2017, anno nero degli investimenti comunali, che ha visto la spesa in conto capitale del comparto precipitare ai minimi da 40 anni, il rimbalzo previsto a fine 2024 sarà del 141% e del 152% per i 14 comuni capoluogo di città metropolitane.
“Ci troveremo nei prossimi 10 anni di fronte a risorse sempre più strutturali e meno congiunturali che sottendono a un ripensamento della finanza pubblica nazionale, ma altresì del sistema economico nostrano, a partire dalle politiche industriali”, ha osservato il direttore di Ifel Pierciro Galeone.
Il finanziamento pro capite degli oltre 2.000 comuni fino a mille abitanti (25% dei comuni italiani) è risultato superiore a quello delle 12 città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania, Verona, Venezia) sopra i 250 mila. Dei 4,2 miliardi assegnati ai mini-enti, un miliardo e mezzo è andato a finanziare investimenti della Missione 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura). Il 41% dei fondi è stato dirottato su progetti destinati all’attrattività dei borghi, mentre il 55% è stato destinato a progetti di riduzione del digital divide (abilitazione al cloud, rafforzamento di PagoPa, digitalizzazione degli avvisi pubblici, rafforzamento di Spid, Carta d'identità elettronica e Anagrafe nazionale della popolazione residente). Il 6% dei progetti è stato invece indirizzato alla missione 4 (Istruzione e ricerca).
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Su questo fronte, evidenzia il rapporto Ifel-Anci, i piccoli comuni sono stati particolarmente attivi portandosi a casa 1,88 miliardi pari al 44% di tutte le risorse assegnate al comparto dei mini-enti. I fondi sono andati in massima parte a finanziare progetti per asili nido e scuole dell’infanzia (997 milioni). Seguono il piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica (662 milioni), il piano di estensione del tempo pieno (finanziato con 132 milioni di risorse Pnrr) e il potenziamento delle infrastrutture per lo sport a scuola (96 milioni di euro).