Politica
Crisi di governo, Gelmini: "Non riconosco più FI, appiattita sulla Lega"
Uscita della ministra Gelmini da FI, che definisce lontana da riforme, liberismo e concorrenza
Crisi di governo, lo sfogo della Gelmini su FI: "Ha scelto il populismo di Salvini"
"Non riconosco più il mio partito, si è appiattito sulla Lega: non potevo restare un minuto in più in un partito che non riconosco". Così la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini sul Corriere della sera racconta perché ha lasciato Forza Italia subito dopo il voto di ieri a Palazzo Madama.
"Quello che è successo ieri è gravissimo - afferma Gelmini - La crisi si era aperta a causa delle convulsioni del M5s: non era facile riuscire a prendersi la responsabilità di portare il Paese al voto in mezzo a una crisi senza precedenti. La FI che ho conosciuto in questi venticinque anni di militanza e di impegno politico, sarebbe stata dalla parte di Mario Draghi, che ha fatto un ottimo lavoro, è un convinto europeista, e che certo non è di sinistra". "Lega e FI il governo lo hanno sempre sopportato e non supportato", dice la ministra.
"La gestione di ieri è stata la rappresentazione dell'appiattimento acritico sulla Lega - rileva Gelmini - ed è stato il colpo definitivo di una storia ultra ventennale di battaglie liberali, riformiste ed europeiste. Avranno anche il consenso dei tassisti probabilmente, ma non quello di chi crede nelle riforme, nell'Ue, nel liberalismo e nella concorrenza".
"L'opprimente osmosi con la Lega era evidente da tempo - prosegue - mentre gli altri partiti di maggioranza riunivano i gruppi, le delegazioni di governo, i dirigenti, i vertici di FI parlavano solo con Salvini e con un ristretto cenacolo di dirigenti azzurri che meriterebbero la tessera ad honorem del Carroccio. I nostri parlamentari consultati solo a decisioni prese. E per quale risultato? Un danno enorme per il Paese e un passo che indebolirà il fronte occidentale. Putin sarà soddisfatto".
Lega e FI "potevano direttamente chiedere le urne. Sarebbe stato più onesto". "Il centrodestra non è più tale e non è neanche una destra-centro - dice - è semplicemente un cartello elettorale populista e sovranista: si uniscono per vincere ma hanno posizioni diverse su tutto. Anche ammesso che questa destra, che è riuscita anche a consegnare Draghi alla sinistra, vinca le elezioni, difficilmente riuscirà a guidare il Paese verso la direzione giusta".
"FI si è disciolta nel populismo salviniano - conclude - la FI che ho conosciuto non avrebbe avuto dubbi nello scegliere tra Draghi e le pulsioni sovraniste di Salvini, e non avrebbe permesso che il presidente Berlusconi si allineasse a questa destra. Ho provato a convincerlo, ma è evidente che ha fatto la sua scelta, e io ho fatto la mia. Continuo a nutrire per lui stima e affetto. Pensare però che questa storia politica venga dissipata dentro la nuova destra trumpista e lepenista, mi addolora molto. Ma non posso far finta di nulla". Per il futuro "non ho preso alcuna decisione, non so cosa farò. Rifletto, ci penserò".
Crisi di governo, la replica di Tajani a Gelmini: "FI non è schiava di nessuno"
Tajani risponde a Gelmini: "Forza Italia non è schiava di nessuno. Chi è andato via da Forza Italia è scomparso dalla vita politica". "Non siamo schiavi di nessuno, mi sembra una scusa dettata forse dal nervosismo".
Così il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, ospite a Rtl 102.5, a proposito di Mariastella Gelmini che, dopo essersi dimessa dal partito fondato da Berlusconi, ha detto che Forza Italia è schiava di Salvini.