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Politica
Crisi di governo, "Giorgia Meloni è l'unica vincitrice": ecco perchè

Crisi di governo e Giorgia Meloni: i motivi dell'ascesa 

In questa atipica crisi di mezza estate, scatenata da Conte e i suoi, se c’è qualcuno che a prima vista sembrerebbe aver tutto da guadagnare comunque essa venga risolta è sicuramente Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, che solitaria nella sua posizione privilegiata all’opposizione, può permettersi di aspettare i “cadaveri” degli altri leader sul corso del fiume.

Il gesto per alcuni sconsiderato, per altri disperato, per altri ancora quasi obbligato, fatto da Giuseppe Conte, leader sempre più dimezzato o forse sarebbe meglio dire mai nato di un movimento cinque stelle sempre più alla sbando, ha ancora un volta scompaginato la storia e il corso di quella che può essere forse considerata come la più sgangherata legislatura della nostra storia repubblicana.

Già il fatto di avere aperto una crisi senza togliere la fiducia né ritirare i propri ministri dall'esecutivo, è qualcosa che ben rappresenta la confusione ai limiti dell’isteria di alcuni partiti che compongono questa variegata maggioranza che sostiene il governo Draghi.

Crisi di governo, il gesto di Conte fa perdere l'equilibrio anche a Fi, Pd e Lega

Ma il gesto di Conte non fa perdere solo quell’ultimo briciolo di credibilità che era rimasta al movimento, ma mette anche gli altri partiti della maggioranza in una posizione tutt’altro che comoda, nessuno escluso. Forza Italia, per esempio, che non a caso nella persona del suo vecchio leader Berlusconi, è stata la prima a proporre una verifica di maggioranza per vedere se può esisterne una anche senza i 5 stelle, per poter proseguire con l’avventura Draghi fino a fine legislatura.

Stessa cosa, paradossalmente ha fatto Letta e il Pd (che negli ultimi mesi ha stranamente mostrato quasi più vicinanza con Forza Italia e Berlusconi che gli stessi alleati di coalizione), che forse da questa mossa dei cinque stelle è quello che più ha da perdere e da rimetterci. Il segretario del Pd, sembra essere rimasto col cerino in mano, dal momento che il suo progetto di campo largo tanto decantato rischia di morire nella culla.

E’ impensabile ora immaginare una sorta di patto con quel che resta dei cinque stelle, e anche la sua stessa leadership potrebbe subire un ridimensionamento, dal momento che non a caso è tornato a parlare quel Franceschini, che da tempo viene considerato il vero segretario ombra del partito.

Ma nemmeno la Lega può dirsi pienamente soddisfatta della conclusione prematura della legislatura, malgrado i mal di pancia all'interno del carroccio siano stati molti in questi mesi. “Siamo responsabili, ma non fessi” erano state le parole del capogruppo al senato Massimiliano Romeo, pochi giorni fa dopo il conclave leghista in via Bellerio a Milano.

Queste parole spiegavano in maniera inequivocabile (come è sempre stato nello stile del capogruppo al senato leghista) quale fosse il malcontento nemmeno troppo latente, all’interno della Lega per un atteggiamento del premier troppo distaccato verso i partiti di maggioranza e le loro istanze.

Per Renzi chiaramente che del governo Draghi è stato una sorta di Mazarino, il colpo è durissimo, considerando che adesso per Italia viva si apre una fase incerta quanto mai. Ma in mezzo a questa valle di lacrime, c’è qualcuno che come detto sembra aver solo da guadagnare da tutta questa situazione al netto di come verrà risolta la crisi.

Crisi di governo, la scelta di Giorgia Meloni di rimanere all'opposizione ha pagato in termini di consenso 

Giorgia Meloni con la sua coerenza a fatto una scelta coraggiosa e per certi versi rischiosa, quando in occasione della formazione del governo Draghi, ha deciso di rimanere all'opposizione solitaria, libera da qualsiasi vincolo e legame e senza doversi confrontare con chi, come Pd e cinque stelle, tra pochi mesi dovrà affrontare in campagna elettorale. La scelta alla fine ha pagato in termini di consenso. Fdi è il primo partito italiano, ma un anno e mezzo fa nessuno forse avrebbe potuto immaginare questo exploit.

"Quando abbiamo deciso di stare fuori dal governo- dice un senatore meloniano- non tutti eravamo così concordi. Non è stata una decisione facilissima. Ma noi non abbiamo scelto alla fine convintamente di stare all’opposizione per convenienza, ma solo per rispetto della nostra coerenza e dei nostri principi, che ci impediscono di governare con chi la pensa al contrario di noi, come 5 stelle e Pd. Ora i fatti ci stanno dando ragione. E chiediamo subito il voto.”

Certo anche la Meloni vorrebbe andare subito al voto. Ma anche nel caso Mattarella riuscisse nell'impresa di convincere Draghi a riprovare a formare un nuovo esecutivo, ancora una volta a guadagnarci di più sarebbe probabilmente proprio Giorgia Meloni, che oltre a gridare all’ennesimo gioco di palazzo pur di non far votare gli italiani, potrebbe rubare ulteriore consensi, facendo leva sui nuovi scontri che ci sarebbero all’interno della maggioranza in autunno che si preannuncia già caldissimo. La Meloni avrà gioco facile a rosolare a fuoco lento un governo ed una maggioranza ormai logori e con una credibilità in picchiata, che non potrà non avere ripercussioni sul consenso dei partiti che la compongono.

Ecco allora perché Salvini e in cuor suo, forse anche lo stesso Letta, staranno pensando a provare la carta delle elezioni, in condizioni diametralmente opposte (l’uno in crescita nei consensi, Letta, mentre l’altro alle prese con una lenta emorragia di voti, iniziata proprio con la prima crisi di questa folle legislatura) ma con la necessità di non regalare eccessivo campo, anche se da posizioni ben diverse, alla terribile Meloni, che invece sta alla finestra e osserva quasi distaccata le macerie che stanno lasciando di una legislatura, di cui probabilmente quasi nessuno sentirà nostalgia. Sicura che comunque vada, come diceva Chiambretti in un celebre Sanremo di qualche anno fa, per lei sarà un successo

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