Politica
Crisi Energia, Cingolani: “Sul price cap al gas ancora discussioni in Ue”
Italia, Spagna e Grecia premono per il tetto al prezzo e riforme incisive, ma Germania e Paesi Bassi remano contro
Price cap: Unione Europea divisa tra nord e sud
L’Europa si spacca in due sulla crisi energetica. Mentre sul "disaccoppiamento" del prezzo del gas da quello dell'elettricità si riscontra coesione tra i ministri Ue e la Commissione "si sta muovendo in quella direzione", sul tetto al prezzo del gas "ci sono diverse possibili soluzioni e dobbiamo essere molto attenti" per preservare "la solidarietà e la collaborazione" tra gli Stati membri, ha detto il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, a margine del Consiglio Energia informale a Praga.
"Concordiamo sulla diagnosi, ma la terapia è ancora in discussione", ha aggiunto. "Facciamo progressi, ma niente è definito". Nel Consiglio di oggi "ci aspettiamo altri progressi, ma è un percorso lungo, ci vuole un po' di pazienza per avere risultati", ha concluso.
La spaccatura in seno all’Ue è su base geografica. Da una parte ci sono i Paesi meridionali, guidati da Italia, Spagna e Grecia, che premono per riforme più incisive (da mesi ormai) comprendenti un price cap al gas e una riforma del mercato dell'elettricità. Dall'altra ci sono i nordici, guidati ovviamente da Germania e Paesi Bassi, che invece vorrebbero intervenire senza stravolgere lo status quo.
La prima rottura è emersa con la proposta di un tetto al prezzo del gas generalizzato, avanzata in una lettera siglata da ben quindici Paesi: Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Contrari invece: Germania, Paesi Bassi, Austria, Lussemburgo, Ungheria.
In un secondo passaggio, frutto dei negoziati, è emersa una nuova proposta di un price cap dinamico, avanzata questa volta da Italia, Polonia, Belgio e Grecia. Una proposta che trova anche il sostegno della Spagna. In sostanza propongono un price cap con un valore centrale (che tenga conto di altri indici quali petrolio, carbone e/o prezzi del gas in Nordamerica e Asia) e che possa avere delle fluttuazioni (ad esempio del 5%) dettate dalle variazioni di domanda e offerta.
La risposta è arrivata con un altro documento, firmato da Germania e Olanda, dove il price cap sul gas viene considerato solo per il gas russo da gasdotto. Preferiscono i negoziati diretti con i fornitori, in primis con la Norvegia. Che ovviamente è contraria al price cap.