Politica

D'Alema, quella poltrona mai arrivata

Giuseppe Vatinno

Ecco perché Massimo ha dichiarato guerra a Matteo

Dietro ad una parte consistente del movimento scissionista all’interno del Pd c’è Massimo D’Alema che pare, in questo periodo, mosso più da una sorta di rivendicazione personale nei confronti di Renzi che da istanze politiche.

Questo non vuol dire che ci sia nella minoranza una richiesta politica (anche se non si capisce bene perché prima ha chiesto il congresso e poi lo ha ostacolato) vera e propria ma certamente la componente dalemiana pesa notevolmente.

Ma tornando a D’Alema - anche se l’interessato nega - non si può non pensare andreottianamente che la causa sia il mancato ottenimento del ruolo di “ministro degli Esteri europeo” che invece è andato a Federica Mogherini che comunque in passato non era stata tenera con l’ex premier Matteo Renzi.

Pare insomma che D’Alema si aspettasse la nomina che invece non è arrivata e questo abbia provocato la sua irata reazione con improbabile spostamento del suo asse politico verso una sinistra estrema che aveva abbandonato da tempo e soprattutto quando aveva il potere e aprì in Italia ai processi di liberalizzazione del mercato del lavoro che sfociarono - come è noto - nell’attuale insostenibile situazione di precariato; il che, obiettivamente, non è certo un agire di sinistra ma forse si potrebbe collocare agli esatti antipodi.

Una curiosità però resta; come mai un tipo pragmatico e scanzonato come Renzi non ha valutato la reazione del D’Alema tradito? Insomma, come mai ha scelto la Mogherini, oltretutto - come detto - non certo tenera nei suoi confronti?

Evidentemente ci sono dei retroscena non ancora noti a meno che non si voglia derubricare il tutto a giovanile e spensierata baldanza.