Politica
Dalla Sicilia a Milazzo: sarà questo il destino di Crocetta?

di Pietro Mancini
Rosario Crocetta respinge l'invito del Pd a lasciare la Presidenza della Regione Siciliana, dopo le polemiche sulla telefonata, smentita dalla Procura di Palermo, tra il Governatore e il suo medico e definita "una bufala dell'Espresso" dall'ex magistrato caselliano don Antonio Ingroia.
C'è un precedente politico di "disobbedienza" ai vertici, regionali e nazionali, dei partiti e di forte rivendicazione dell'autonomia dell'Isola. Il 23 ottobre del 1958, Silvio Milazzo, deputato regionale della DC e segretario regionale del partito, venne eletto presidente della Regione dall'Assemblea Regionale con i voti di una parte dei democristiani, dei comunisti, dei socialisti, dei monarchici e dei missini, in contrapposizione a Barbaro Del Giudice, candidato ufficiale della DC.
Convocato a Roma dal Consiglio dei probiviri del partito per discolparsi, Milazzo rifiutò di dimettersi e venne espulso dallo scudo crociato. Dopo pochi giorni, egli diede vita all'USCS: fu il primo esempio di rottura dell'unità dei cattolici in politica.
L'evento prese il nome di Milazzismo, che spesso venne utilizzato per indicare il trasformismo e, specie in Sicilia, il Gattopardismo della classe politica. L'operazione Milazzo, resa possibile dai cristiano-sociali nella Regione Siciliana, "in nome dei superiori interessi dei siciliani", vide, a più riprese, unite forze di destra e sinistra, uscite dall'isolamento in cui erano tenute dalla politica delle forze democratiche di centro. Pci e Msi si diedero, reciprocamente, sostegno per contrastare i "diktat"dei vertici romani della Democrazia Cristiana.
Alle successive elezioni regionali del 7 giugno 1959, l'USCS ottenne il 10,6% dei voti e 10 seggi (su 90). Ma la DC, nonostante la scissione, mantenne inalterata la sua percentuale di voti (38,6%). Silvio Milazzo formò due altri governi di breve durata, nei quali, tuttavia, non entrò più il MSI. Ebbe un sostegno variegato, dalle sinistre ai vertici di Sicindustria, allora guidata da don Mimì La Cavera. Ideologi, in quella fase, furono Ludovico Corrao, poi senatore, molto popolare, del Pci, e l'ex deputato nazionale della DC, Francesco Pignatone.
Il movimento poteva contare sul sostegno di un settimanale, "L'Unione Siciliana" (1959-1961). L'esperimento di Milazzo entrò in crisi all'inizio del 1960, quando un suo esponente, Benedetto Majorana della Nicchiara, fu convinto dai maggiorenti della DC ad accettare la carica di Presidente della Regione (fu eletto il 23 febbraio), al posto di Milazzo. L'ex Presidente, nel dicembre 1962, si dimise pure da deputato regionale.