Politica
De Masi si scaglia contro Grillo: il prof trombato ha perso il senno
Non è che le trombature prese dall’anziano professore ne abbiano alterato la capacità critica e la sua serenità di giudizio?
De Masi versus Grillo: attacca anche un futuro “Movimento Sette Stelle” di Di Battista - Casaleggio
Tutto cominciò all’inizio dello scorso luglio quando Domenico De Masi (84), sociologo di corte da sempre legato alla sinistra, litigò di brutto con Beppe Grillo.
Il comico genovese infatti gli rimproverava di aver fatto la lavandaia e cioè di aver spiattellato ai media, che da veri satanassi l’avevano rilanciata, la notizia che l’allora premier Mario Draghi aveva fatto pressioni su Grillo stesso per liberarsi di Giuseppe Conte.
La polemica era proseguita per diversi giorni e invece di affievolirsi era salita ancor più di tono, raggiungendo il calor bianco.
De Masi a un certo punto aveva parlato di “amicizia finita” con il comico genovese. E pensare che si erano tanto amati. Infatti, De Masi è stato uno dei primi ad accorrere alla corte di Re Beppe appena si accorse che il Movimento poteva diventare importante in Italia.
Da allora si è vinavillato ai Cinque Stelle con una tenacia ed una pervicacia tale da far invidia alle cozze abbarbicate sugli scogli del mare. Non c’è dubbio che l’azione del sociologo è stata continua e costante, ma nonostante tutto questo lodevole impegno non ha acchiappato mai nulla e cioè è rimasto sempre a bocca asciutta.
Non solo da Grillo non ha avuto qualche incarico prestigioso, ma non ha avuto neanche nessun ruolo all’interno del Movimento. L’anziano scienziato delle masse -a un certo punto- ha allora cominciato a diventare sempre più critico con l’amico fino all’episodio dello spiattellamento della notizia riservata e conseguente pubblico litigio.
Da allora i due non si sono più sentiti, ma è stato De Masi a riprendere l’iniziativa ieri durante la presentazione balneare dell’ennesimo libro ed ha detto che “Grillo potrebbe essere cacciato dai Cinque Stelle”. Semmai, Grillo aveva detto a Conte, che si fosse derogato alla regola del limite del doppio mandato, se ne sarebbe andato. Una bella differenza.
Ma non contento il sociologo ne ha avuto anche per Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista: «Il padre, Gianroberto, era un visionario. Il figlio è più una reliquia che un ideologo. Non mi pare che abbia scritto nulla di rilevante. Per lanciare un nuovo movimento servono grandi visionari, eroi e delinquenti. Non ne vedo in Italia. Poi, per carità… massima stima per Di Battista e Davide Casaleggio. Ma non mi pare che possano ripetere la storia del Movimento 5 Stelle».
Cogliamo in questa profonda analisi filosofica lo sdegno dell’intellettuale trombato e pure un inquietante riferimento al fatto che per lanciare un nuovo movimento servono anche i delinquenti. Una bizzarra affermazione questa, sull’utilità di qualche “squadraccia”, da parte di un professorone di sinistra. Ma tant’è.
Tuttavia, questa acredine verso Grillo, il Movimento Cinque Stelle e addirittura su un futuro “Movimento Sette Stelle”, di Di Battista e Casaleggio, suona sospetto. Non è che le trombature prese dall’anziano professore ne abbiano alterato la capacità critica e la sua serenità di giudizio?