Politica
Di Battista: "Se salta il governo dopo le Europee mi ricandido"

Di Battista:" Se salta il governo dopo le Europee mi ricandido". Caso Siri, "Chi se ne frega delle indagini. E' un fatto politico"
Di Battista:" Se salta il governo dopo le Europee mi ricandido"
Nè a sindaco di Roma nè a capo politico M5s. Ma a parlamentare sì. Alessandro Di Battista conferma che se la situazione precipitasse tornerebbe in campo come candidato in Parlamento. "Se dopo le elezioni europee dovesse saltare questo governo, mi ricandiderei", conferma l'ex deputato M5s durante la registrazione di 'Accordi e Disaccordi' in onda stasera alle 22.45 sul Nove.
“Io mi auguro con tutto il cuore che le prossime politiche ci siano tra 4 anni, e - conferma - lì ci sarei”, dopo di che se il banco saltasse prima “io non me lo auguro e non credo che avverrà, anche perché questo governo per merito dei 5 stelle sta portando avanti cose interessanti, ma - ammette - a settembre-ottobre mi ricandiderei”. Da 'soldato semplice', però, senza puntare al ruolo di leader del Movimento: “No, questo no. C'è Luigi Di Maio che è capo politico”. Stesso discorso per la guida del Campidoglio: “No, non è plausibile. Non sono all'altezza di essere il sindaco di Roma. Virginia Raggi è stata all'altezza sempre di più”.
Caso Siri, Di Battista: "Chi se ne frega delle indagini. E' un fatto politico"
“Sul caso Siri il punto non è giudiziario ma politico, come ha capito bene il presidente Conte”. Alessandro Di Battista - durante la registrazione di 'Accordi e Disaccordi' in onda stasera sul Nove alle 22.45 - entra nel vivo della questione e dice “il mio pensiero": "A me non frega niente della conclusione di questa indagine, non è questo il punto per me e onestamente - sottolinea l'ex deputato M5s - l'ha colto perfettamente il presidente Conte. Il punto non è questa inchiesta. Io auguro a tutti i cittadini di uscire puliti dalle inchieste, non so se possa essere l'unica prova contro Siri un'intercettazione tra due terzi che si dicono della mazzetta di turno, perché magari non può essere una prova sufficiente. Però – riprende Di Battista - il punto non è questo e l'ha colto bene il presidente del Consiglio: il punto è che il sottosegretario Siri ha utilizzato il proprio potere per piazzare degli emendamenti che erano delle 'marchette' nei confronti di Arata, cioè ha utilizzato il suo incarico pubblico per un interesse personale”.