Repubblica-Stampa, Diaconale (Rai): media come ai tempi di Mussolini
"E' una concentrazione importante che comporterà sicuramente delle economie di scala. Quindi credo che le conseguenze principali si avranno sulle redazioni". Tagli all'organico dei giornalisti? "Il mio timore è proprio quello. Cioè che ci possano essere dei tagli legati a questa fusione. In questi casi si fanno normalmente delle economie di scala". Arturo Diaconale, consigliere di amministrazione della Rai, intervistato da Affaritaliani.it commenta la fusione tra Repubblica e la Stampa.
"Per quanto riguarda l'aspetto del pluralismo direi che è già definito, perché quei due giornali erano e sono espressione di una cultura comune. Tra di loro già c'è un'omologazione culturale ben definita su una linea che è quella simile a tutte le maggiori testate italiane", spiega Diaconale. "Quasi tutti i media sono espressione di una linea culturale identica e politicamente corretta. Diciamo che il pluralismo è già compromesso e la fusione tra Repubblica e Stampa non lo compromette ulteriormente".
Quindi Repubblica e Stampa sono filo-Renzi? "Certo, il problema che adesso si pone è capire quale sarà la collocazione del Corriere della Sera". Si parla di una fusione con il Messaggero... "Mah, sono giornali di aree diverse, anche se tutto può avvenire. Ma questi fenomeni di concentrazione, che in aree diverse da quella italiana sono comprensibili per le dimensioni del mercato, da noi servono soltanto per ridurre i corpi redazionali. Il problema vero è quello invece di rilanciare i giornali dandogli delle specificità. Il nodo è che questi giornali sono tutti uguali".
Insomma, Repubblica e Stampa sono più o meno la stessa cosa sia separate che unite... "Sì, sempre la stessa linea è. Il problema è l'allineamento della gran parte delle testate e dei media italiani sulle posizioni governative. La Rai è completamente nelle mani del governo. Repubblica, Stampa e Secolo XIX sono allineati accanto al governo. Il Corriere della Sera, qualunque sia la sua proprietà, difficilmente credo che possa diventare un giornale di opposizione".
Insomma, il quadro dei media italiani sembra quello della Corea del Nord... "Più che la Corea del Nord mi sembra di vedere la normalizzazione della stampa italiana con le leggi fascistissime del 1925", attacca Diaconale. Addirittura? "Mussolini non deportò nessuno però fece cambiare le proprietà dei giornali". Quindi vede un parallelismo tra oggi, con Renzi a Palazzo Chigi, e gli Anni Venti... "Non nei modi e nemmeno nelle forme - anche se qualche forma a dire il vero è identica, ma nei risultati e nei fatti c'è certamente il parallelismo. D'altronde la maggior parte della stampa italiana è filo-governativa e, forse, qualche motivo di preoccupazione dovrebbe esserci per tutti".