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Caso Diciotti, il Csm si muove: i consiglieri chiedono una pratica a tutela dei giudici della Cassazione. "Commenti lesivi"

I componenti togati del Csm hanno depositato alla segreteria generale una istanza rivolta all'Ufficio di presidenza di Palazzo Bachelet, con la richiesta di apertura di una pratica a tutela delle Sezioni Unite della Cassazione

di Redazione

Caso Diciotti, il Csm si muove: i consiglieri chiedono una pratica a tutela dei giudici della Cassazione

Non s'allenta la tensione tra magistratura e governo Meloni: tutti i componenti togati del Csm, insieme ai tre laici Ernesto Carbone, Romboli e Papa, hanno infatti depositato alla segreteria generale del Csm una istanza rivolta all'Ufficio di presidenza di Palazzo Bachelet, con la richiesta di apertura di una pratica a tutela delle Sezioni Unite della Cassazione, il massimo organo giurisdizionale del nostro Paese, presieduto dalla Prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano, che del Csm e dell'Ufficio di presidenza è componente di diritto. 

L'istanza di togati e laici arriva a distanza di sei giorni dalle polemiche dichiarazioni con le quali esponenti di governo - dalla premier Meloni al vicepremier Salvini, ma l'elenco è lungo - hanno 'accolto' il verdetto delle Sezioni Unite che ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno morale in favore di un migrante per essere stato privato della libertà, insieme ad altri profughi, dopo essere stato soccorso dalla nave Diciotti della Guardia costiera e tenuto a bordo tra il 16 e il 25 agosto del 2018 su ordine dell'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini che, attuando la sua politica di contrasto ai migranti in balia del mare, tardava ad assegnare un porto di sbarco.

"In seguito alla pubblicazione di un'ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione - con la quale è stata disposto l'accoglimento del ricorso depositato da un migrante presente sulla nave Diciotti della Guardia costiera tra il 16 e il 25 agosto del 2018 (ordinanza pubblicata il 6 marzo 2025, R.G.N. 17687/2024) - si sono registrati commenti di diversi esponenti politici volti alla delegittimazione della corte e lesivi del prestigio e della funzione nomofilattica della Cassazione", sottolinea l'intera componente togata del Csm, insieme ai tre laici, nel chiedere la pratica a tutela. 

"Le espressioni utilizzate ('sentenze ideologiche', 'sentenza vergognosa, invasione di campo indebita', 'decisione frustrante') adombrano - in maniera falsa e inaccettabile - un asservimento della funzione di legittimità a interessi esterni alla giurisdizione orientati ad imporre un determinato orientamento politico al governo italiano", rilevano togati e laici. Proprio la premier Meloni aveva definito "frustrante" il verdetto, e Salvini aveva parlato di sentenza "vergognosa" e "invasione di campo indebita". Nel comunicato diramato a caldo dalla presidente Cassano, dinanzi agli attacchi reiterati alle Sezioni Unite, si dichiaravano "inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto". 

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