Direzione Pd, opposizione "de sinistra" a Renzi. E Bersani ricorda Ventura
Di Pietro Mancini
Nel 2010, interpellato su Pier Luigi Bersani, che l'anno precedente era diventato segretario del Pd, scalzando Dario Franceschini, l'Ingegner Carlo de Benedetti si espresse così: "Bersani è stato un eccellente ministro. Ma, come leader del Partito democratico, è totalmente inadeguato".
E oggi, come leader dell'opposizione "de sinistra" a Renzi, a me ricorda Ventura, il nuovo, e "unfit", commissario tecnico dell'Italia.
Come Pigi, nervoso, non in grado, a differenza di Conte e Matteo, di tollerare le pressioni dei media e dei tifosi.
Lamentando, sul "Corriere della Sera", di essere stato rottamato da Renzi, lo statista emiliano ha dimenticato che non fu l'ex Sindaco di Firenze a sostituirlo, ma Epifani, senatore bersaniano del PD, demartiniano nel vecchio PSI.
Nessun "infame gombloddo", dunque. Sono stati i suoi elettori a mandarlo al tappeto. Il passivo del 24-25 febbraio 2013 fu orrendo per il Pd. Nelle politiche del 2008, aveva conquistato 12 milioni e mezzo di voti, il 34,2 per cento. Cinque anni dopo, si ritrovò con 8 milioni e 600 mila suffragi, il 25,4 per cento, con una perdita secca di quasi 4 milioni di votanti.
A Bersani sfuggirono anche molti elettori di aree cruciali: meno 300 mila voti in Emilia Romagna, idem in Toscana, meno 400 mila nel Lazio, meno 330 mila nella Puglia di Nichi Vendola.
Tutta colpa di Grillo ? In parte, sì. Ma il vero fattore negativo si rivelò la campagna elettorale, molto fiacca e per nulla convincente, condotta dall'ex ministro.