Politica
Morto Gerardo Bianco: esponente della Dc, fu ministro dell'Istruzione
Gerardo Bianco morto a 91 anni: lo storico esponente della Democrazia Cristiana
Tra il 1990 e il 1991 è stato ministro dell'Istruzione nel sesto governo Andreotti
È morto a Roma Gerardo Bianco, per un improvviso peggioramento dopo un intervento che aveva subito. Aveva 91 anni. A dare la notizia è stato Pierluigi Castagnetti su Twitter: "Stanotte se ne è andato Gerardo Bianco, uno dei leader storici della Democrazia cristiana, poi confluito nel Partito Popolare, di cui fu il primo segretario, nonché fondatore dell’Ulivo. Si dice che piangere uno scomparso sia piangere se stessi: e oggi per me è esattamente così, perché Gerardo Bianco era un pezzo della mia vita personale e politica. Amava dire che mi aveva adottato politicamente quando avevo i calzoni corti, e tecnicamente era falso, ma solo per il dettaglio di abbigliamento: fui ammesso alla sua corte a quindici anni, e fu una scuola di vita e di impegno civile impareggiabile e senza nessun paragone con alcuna altra storia partitica e correntizia".
La vita e l'impegno politico
Morte Bianco: Mattarella, leale servitore istituzioni Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha appreso con stato d'animo di tristezza la notizia della scomparsa di Gerardo Bianco, leale servitore delle istituzioni, politico appassionato, ricco di cultura e umanità. |
Nato in Campania, a Guardia Lombardi, in provincia di Avellino, il 12 settembre 1931, vinse una borsa di studio presso il Collegio Augustinianum dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, si laureò in lettere classiche a Parma e diventò professore universitario di storia della lingua latina e letteratura latina presso la facoltà di lettere e filosofia dell'università di Parma. Da giovane fu attivo nella Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI).
Politico di lunghissimo corso, Bianco è stato deputato alla Camera tra il 1968 e il 2008 in 9 legislature (dalla V alla XV), 7 delle quali dal 1968 al 1994 con la Democrazia Cristiana, per la quale è stato segretario provinciale di Avellino, responsabile del settore della ricerca scientifica e dell’Ufficio Studi. È stato anche segretario del partito popolare italiano e presidente dell'Associazione ex parlamentari.
Da sempre grande studioso, latinista, è stato condirettore dell'Enciclopedia oraziana presso l’Istituto dell' Enciclopedia Italiana. Considerato grande meridionalista, è stato presidente dell'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia, fondata nel 1910. Da sempre considerato l’uomo di cultura della "Balena bianca" (come veniva chiamata la Democrazia Cristiana) si è impegnato soprattutto nell'ambito dell’etica pubblica.
Durante la X legislatura della Repubblica è stato vicepresidente della Camera dei deputati dal 1987 fino al 1990, quando divenne Ministro della pubblica istruzione a luglio 1990 (fino a marzo ‘91) nel sesto governo Andreotti, che accettò contro la sua volontà su pressione di Arnaldo Forlani. Dal 1992 al 1994 ha presieduto nuovamente il gruppo della DC alla Camera.
Nel 1994, in seguito alla fine della Democrazia cristiana, travolta dall'inchiesta di Mani pulite e dal processo per mafia a carico di Giulio Andreotti, aderisce al rinato Partito Popolare Italiano (PPI) di Mino Martinazzoli. Sempre nello stesso anno venne eletto Europarlamentare a Strasburgo del Partito Popolare Italiano (fino al 1999). Fu sempre affiancato dal suo principale segretario Francesco Cuoco detto Franco.
Lo scontro con Rocco Buttiglione
Nel 1995 si schierò contro la virata a destra di Rocco Buttiglione, segretario del Partito Popolare Italiano, che l’8 marzo aveva deciso di allearsi con il Polo delle Libertà di Silvio Berlusconi in occasione delle elezioni regionali di quell’anno, in una lista unica insieme a Forza Italia, il Centro Cristiano Democratico (CCD) e altri partiti con unione dei simboli, ignorando l’ipotesi di alleanze col Partito Democratico della Sinistra e il problema dell'impossibilità di formare alleanze con gli ex-missini di Alleanza Nazionale (AN), accettando de facto anche l'appoggio di Alleanza Nazionale al secondo turno nelle elezioni amministrative del '95.
Così Bianco raccolse intorno a sé una parte del centro e tutta la sinistra del partito, ottenendo la bocciatura della decisione del segretario dall'assemblea nazionale. Nei giorni successivi la votazione fu annullata dal collegio dei probiviri presieduto dal «buttiglioniano» Gaetano Vairo, ma tutto il PPI che facev capo a Bianco procedette per vie legali ordinarie ed elesse lo stesso Bianco segretario.
La frattura tra le due anime del partito, guidate da Buttiglione e Bianco, non si ricompose, tanto che alle elezioni regionali vi parteciparono separatamente: l’ala del partito fedele alla linea conservatrice sociale di Buttiglione presentò le liste comuni con Forza Italia e CCD in tutte le 15 regioni chiamate al voto, con la denominazione di "Forza Italia - il Polo Popolare", mentre quella cristiano sociale guidata da Bianco si presentò con proprie liste (in Toscana e nel Lazio assieme al Patto dei Democratici) alleate col centro-sinistra (tranne nelle Marche e in Campania dove sostenne propri candidati alla presidenza della Regione), denominata "Popolare" con un simbolo inedito: un gonfalone bianco con sopra disegnato il profilo di uno scudo, il cui slogan adottato dai Popolari fu "lo scudo c'è, la croce aggiungila tu".
Infatti l’uso del tradizionale scudo crociato era precluso dalla disputa in atto tra le due componenti per la proprietà del simbolo. Il 24 giugno 1995, a seguito di mesi e mesi di vertenze giudiziarie, venne finalmente raggiunta un'intesa tra le due componenti che facevano capo a Buttiglione e Bianco nel PPI: si sarebbero separati, dove quella di Bianco conserva il nome del partito (Partito Popolare Italiano) mentre quella di Buttiglione mantenne il simbolo storico (lo scudo crociato), con il quale a luglio diede vita ai Cristiani Democratici Uniti.
Bianco ha guidato il partito per tre anni, contribuendo in maniera determinante alla nascita dell’Ulivo e all'elezione del cattolico Romano Prodi alla carica di Presidente del Consiglio. Dopo le elezioni politiche del 1996, a gennaio del '97 lascia la segreteria del PPI e viene nominato presidente del partito, carica che ha ricoperto fino al 2 ottobre 1999. È stato direttore del quotidiano "Il Popolo", organo ufficiale della Democrazia Cristiana prima e del Partito Popolare Italiano poi, da agosto a settembre del 1995 e dall’ottobre 1999 all'aprile 2000.
Nel 2002 Bianco è uno dei principali rappresentanti della corrente contraria alla continuazione dell'attività politica all'interno de La Margherita di Francesco Rutelli, lista con cui il Partito Popolare si è presentato alle politiche del 2001.
A novembre 2004 fonda, insieme ai parlamentari Alberto Monticone e Lino Duilio, il movimento Italia Popolare - Movimento per l'Europa, che, pur non essendo un partito, si propone di ridare una autonoma presenza organizzata ai cattolici democratici in Italia per non disperdere e mantenere viva l'anima ideologica che fu del PPI. Il movimento è particolarmente radicato in Veneto, Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania, Abruzzo e Puglia.
Alle elezioni politiche del 2006 è stato rieletto alla Camera dei deputati tra le liste dell'Ulivo (lista che univa La Margherita con i Democratici di Sinistra di Piero Fassino), ma come non aveva condiviso la scelta di creare la Margherita, ancor meno condivideva la scelta di far sciogliere la stessa, insieme ai Democratici di Sinistra per dar luogo al Partito Democratico. Dopo l’elezione rimase per qualche tempo come indipendente nel gruppo parlamentare dell'Ulivo, per poi comunicare alle camere (il 15 febbraio 2008) attraverso la lettura di una lettera che suscitò gli applausi dell'intero parlamento, di non aderire al PD e di passare al gruppo misto.
Con il suo movimento Italia Popolare, e insieme a Savino Pezzotta e Bruno Tabacci, diede vita al progetto centrista della Rosa per l'Italia, partito svincolato dai poli e di ispirazione cattolica.
Viene eletto presidente dell'Associazione Nazionale degli ex parlamentari che conta oltre 1500 parlamentari cessati dal mandato di ogni schieramento politico, carica che ricopre tuttora. Nel 2011 pubblica "La Balena Bianca. L’ultima battaglia 1990-1994" e nel 2012 "La parabola dell'Ulivo. 1994-2000".
Il ricordo di Franceschini
"Gerardo Bianco era un uomo libero, colto, coraggioso, buono. Senza di lui non sarebbe nato l'Ulivo e soffriva che questo non gli fosse pienamente riconosciuto. Era antico e moderno insieme, custode della nobiltà della politica ma capace di capire il nuovo. Uno dei Grandi della Democrazia Cristiana. Per me un amico e un maestro. Ciao Gerardo". Queste le parole del senatore democratico ed ex ministro della Cultura, Dario Franceschini.