Politica

Elezioni 2018, Laura Boldrini e Pisapia rischiano la poltrona in Parlamento

Giuseppe Vatinno

Elezioni Politiche 2018: la Boldrini rischia di rimanere fuori dal Parlamento insieme a Giuliano Pisapia

Laura Boldrini rischia, insieme a Giuliano Pisapia, di restare a piedi per prendere un “tram chiamato parlamento”.

Se di Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, sono noti i tentennamenti, le indecisioni e una intelligenza politica che sembra più fare il verso ad una astuzia popolare che ad una visione strategica delle sue possibilità di incidere concretamente sulla sinistra italiana, della Boldrini non si conosceva questa propensione al rimando.

Ricordiamo che Laura Boldrini, Presidente della Camera, ha ottenuto questo importante riconoscimento istituzionale solo grazie alla situazione di imbarazzante empasse che si era creata dopo la non vittoria del Pd alle politiche del 2013.

Altresì va ricordato come la sua presidenza sia stata caratterizzata da una continua tensione istituzionale e da bizzarri ricorsi a neologismi di genere che invece di portare acqua ad una giusta causa l’hanno in realtà danneggiata presso l’opinione pubblica, stanca degli sfibranti distinguo grammaticali in un tempo drammatico, dominato da incertezza e disoccupazione.

Come esasperante è stata la sua battaglia sulle “fake news” che di principio è giusta ma che è stata molto criticata perché obiettivamente troppo di parte ed a senso unico con l’ambizione ad un “ministero della Verità” più di orwelliana memoria che di concreta azione correttiva.

La Boldrini militava allora nelle fila del partito di Vendola che si chiamava Sinistra, Ecologia e Libertà, Sel, e che era andato al voto alleato del Pd rappresentando il tradizionale partito simil anti - sistema che la sinistra ha dai tempi del Partito Comunista.

Insomma una presenza fisiologica più che una necessità politica reale.

Ora però, la Presidente della Camera rischia seriamente di restare appiedata proprio da una mossa a sorpresa del suo dirimpettaio istituzionale, Pietro Grasso, che molto pragmaticamente ha mollato gli ormeggi del Partito Democratico che lo aveva voluto come seconda carica dello Stato e si è messo domenica scorsa a capo (non si sa quanto conterà davvero come fa notare maliziosamente Renzi) di Liberi ed Uguali che ha come obiettivo, parole di Massimo D’Alema, un 10% che porterebbe via -con l’attuale sistema elettorale- un bel po’ di collegi proprio al Pd finendo per determinare la vittoria del centro - destra e dei Cinque Stelle.

La Boldrini, che non è affatto così ingenua politicamente, vuole tornare in Parlamento almeno come deputata, ma ha commesso un errore sui tempi ed ha tergiversato un po’ troppo determinando la discesa in campo di Grasso.

La Presidente della Camera poteva, in realtà, essere lei stessa la guida del partito di D’Alema ma è stata, come detto, bruciata sul tempo dallo scaltro ex procuratore anti - mafia.

Grasso poche ore fa ha detto che nella foto di domenica con i tre “ragazzi” -come il presidente del Senato chiama Fratoianni, Speranza e Civati, mancava una presenza femminile ed è questa una apertura. Quello che Grasso però non ha considerato che una persona ambiziosa come la Boldrini punta a fare la prima donna -e non solo nel senso di “genere” - e molto difficilmente si accontenterà del ruolo sminuente della comprimaria di un uomo, peraltro con una carica istituzionale così simile alla sua.

Il rischio per lei come per Pisapia è che -alla fine dei giochi, nessuno li voglia più imbarcare.