Politica

Elezioni 2022: strategie comunicative e tic dei leader in campagna elettorale

Di Lorenzo Zacchetti

Meloni che per la prima volta parte da favorita, Berlusconi carico a pallettoni come negli anni '90, Letta impegnato nel difficile equilibrio con gli alleati...

Da sinistra: Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Europa Verde)Da sinistra: Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Europa Verde)
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nicola Fratoianni & Angelo Bonelli
Ambientalismo di sinistra, se non ora quando? Dopo anni di allarmi colpevolmente lasciati cadere nel vuoto, le temperature torride e la grave siccità degli ultimi mesi spianano la strada alla “bicicletta” formata dall'unione di Sinistra Italiana ed Europa Verde. Qualcuno, peraltro, la chiama “il cocomero”, verde fuori e rosso dentro. 

I primi sondaggi hanno subito premiato la scelta non scontata di unire Fratoianni (unico oppositore di Draghi a sinistra) con il Pd (il partito più draghiano in assoluto), ma il rapporto decisamente burrascoso con Calenda ha rimescolato le carte in tavola. Curioso davvero che in questa prima parte di campagna si sia litigato più con Azione, che con quel centrodestra definito “pericoloso” dai leader del cartello. E dire che lo spazio per dare una forte rappresentanza politica alle istanze ambientali, come avviene da tempo nel resto d'Europa, ci sarebbe eccome.

 

Luigi Di Maio Impegno CivicoLuigi Di Maio Impegno Civico
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luigi Di Maio (featuring Bruno Tabacci)
Per tutta la prima parte della campagna, ha continuato a riferirsi al Movimento Cinque Stelle come al “partito di Conte”. Una strategia fin troppo ovvia, mirata a scrollarsi di dosso l'accusa di aver tradito il suo vecchio partito e a ribaltare il marchio dell'incongruenza proprio sugli ex colleghi.

Con la creazione del gruppo parlamentare “Insieme per il futuro” aveva ampiamente svuotato il M5S, ma questo non poteva bastare per ambire ad essere ancora protagonista della scena politica. Con il varo di “Impegno Civico”, accanto a un ex democristiano Doc come Bruno Tabacci, O' ministro dà ragione a chi lo vede come erede della tradizione andreottiana. Da DC a IC: l'evoluzione della specie. Nelle sue prime dichiarazioni di intenti dichiara di volers fare di IC "un partito riformatore che pensa all'innovazione, ai giovani, al sociale, e non vuole parlare a chi vuole sfasciare tutto, a chi fonda la sua politica sul no. Quando ci sono delle priorità, si risponde con l'unità non con la divisione. Questo è l'unico modo per superare questa fase storica. La vittoria degli estremisti significa isolarci dall'Europa".

Sembra davvero un altro Di Maio, rispetto ai tempi della presunta abolizione della povertà e del flirt coi gilet gialli, ma nella vita si cresce. E anche in politica. Cosa che lui sta facendo senza dubbio: quando i termini dell'accordo Letta-Calenda parevano metterlo in un cul de sac, ne è uscito in quattro e quattr'otto grazie al "diritto di tribuna". E non fate battute sulle tribune degli stadi di cui era steward, perché oltre che stupide sono pure classiste.