Politica
Energia/bollette. Lega: altri 30 mld di aiuti subito, giù tasse CO2 e nucleare
Ad Affaritaliani parla Paolo Arrigoni, responsabile energia della Lega: l’ecologia fatta così è un disastro. Ci opporremo per non finire in mani straniere
Energia e bollette, cosa fare? Il dibattito solo su Affaritaliani.it. Le proposte della Lega dopo l’ex ministro Alberto Clò, l’ex dirigente Eni Carollo, il verde Angelo Bonelli, Nicola Procaccini di FdI, Chiara Braga del Pd e Gianni Girotto M5S
Ci sono imprese passate da 40.000 euro al mese di spese energetiche a 120.000. Tutte dicono chiudiamo per non venderci anche le mura. La gente finirà senza lavoro. Paolo Arrigoni diventa ministro dell'energia. Come evita il disastro?
“Siamo ormai abbondantemente 12 volte oltre i livelli di costo pre Covid. Le imprese hanno già assorbito gli utili ma non ce la fanno più e così le famiglie. La situazione è drammatica ma bisogna evitare di fare delle proposte demagogiche. Il Paese deve avere una visione strategica e un approccio pragmatico. Bisogna intervenire tempestivamente prorogando e potenziando le misure che sono state adottate con diversi provvedimenti messi in campo dal governo Draghi, stanziando 45 miliardi di euro e che hanno delle scadenze ravvicinate. Il 20 settembre per i carburanti, la riduzione delle accise, il 30 settembre per quanto riguarda i crediti d’imposta delle imprese. Il 30 settembre Arera dovrà decidere le tariffe del mercato tutelato dell’ultimo trimestre e si è ventilato aumenti quasi da raddoppio quindi, ripeto, bisogna prorogare le misure che ci sono nel decreto Aiuti Bis e potenziarle. La Lega dice che bisogna utilizzare l'extra gettito Iva, magari in attesa di un disaccoppiamento dell’energia prodotta da fonti di energia rinnovabili e quelle prodotte da gas e bisogna tassare gli extra profitti che stanno facendo anche le banche e intermediari finanziari”
C'è un problema sul breve: la sopravvivenza bruta…
“Bisogna integrare le attuali cifre con altri 30 miliardi e anche con un possibile scostamento di bilancio, per evitare che fra 2-3 mesi lo Stato debba pagare il doppio o il triplo per fronteggiare il crollo delle imprese e i problemi sociali. Uno dei provvedimenti immediati è quello di sospendere il meccanismo degli ETS, il pagamento dell'emissione della CO2 accollato alle imprese e che incide sul prezzo dell’energia elettrica per il 30%. Poi chiediamo un Price Cap a livello europeo. Non crediamo, come ha sostenuto la sinistra e Letta, che si possa introdurre un Price Cap a livello nazionale perché l'Europa è interconnessa. Ci sono queste misure emergenziali da attuare subito dopodiché servono misure infrastrutturali per ridurre lo squilibrio tra la domanda e l'offerta di gas”
Ma ci sarà il tempo per fare tutte queste cose? Le imprese ci dicono: guardate che noi chiudiamo subito e lasciamo tutti a casa...
“Bisogna farlo. Quello che accade sono gli effetti collaterali di un catastrofismo ecologista che ha fatto un disastro con l'allarme sui cambiamenti climatici, cambiamenti che non neghiamo assolutamente perché crediamo nella decarbonizzazione ma bisogna farla con gradualità. È importante capire perché siamo arrivati qui per muoverci in modo diverso. Negli ultimi lustri 15 20 anni in Italia e in Europa si è disinvestito sul gas che è stato considerato il male oscuro, poi c’è un problema di mancanza della materia. Faccio un esempio: la Cina 15 anni fa consumava il gas che consuma l’Italia, ora consuma quanto consuma l'Europa, quindi sul mercato c'è un disequilibrio tra domanda offerta”
Le famiglie e le imprese non possono però aspettare i deliri burocratici dello Stato presentando la domandina, studiandosi le postille, i criteri, le sotto postille. O si abbassa il prezzo alla fonte o si mette in tasca a tutti, indipendentemente dal lavoro svolto, delle somme per sopperire alla situazione o no?
“Lo diciamo da mesi. E’ da giugno-luglio che la Commissione Europea ha chiesto uno studio di fattibilità per il Price Gap. Hanno fissato per fine ottobre l’incontro per parlarne, non so se rendo l’idea…”
Moriamo in attesa che l’Europa faccia qualcosa?
“No, bisogna alzare questo allarme. In previsione del 9 settembre so che c’è una riunione a porte chiuse, non estesa a tutti i Paesi dell'Unione Europea e lì bisogna trovare una soluzione per il Price Cap europeo, da qui discende tutto. Un’altra misura, oltre a quelle che dicevo, è fare pressione sul prezzo del gas. Serve andare a pieno regime con le centrali a carbone, le poche che ci sono rimaste. Abbiamo voluto chiudere tutto mentre la Germania parlava di farlo nel 2038. Il 30% del loro mix energetico è prodotto ancora con le centrali a carbone, invece noi...”
In Europa ognuno persegue i suoi interessi che spesso non coincidono con i nostri. Ma nel caso vinca il centro destra pensate che l'Europa sia vostra alleata o vi ostacolerà? Già ora l'Olanda e gli altri paesi del Nord Europa contrastano Paesi come l'Italia, immaginiamoci dopo. E quali sono gli strumenti di pressione che potete utilizzare voi che comunque non siete in maggioranza in Europa?
“Il buon senso e il deserto che si materializzerà in autunno e vale quello che ho detto prima”
Ma siamo condannati alle chiusure quindi?
“Non dobbiamo piegarci a questo. Semmai diamo dei sussidi anche alle imprese che fossero costrette chiaramente a chiudere”
E che si fa? Si esce dall’Europa?
“No, si sta dentro così come nell’Alleanza Atlantica. Il problema è l’idea della transizione ecologica voluta da sinistra, Pd e 5 Stelle senza guardare alla sopravvivenza energetica ma solo all’ambiente. Noi diciamo che forse oggi l'obiettivo della decarbonizzazione deve attendere”
Ci vogliono almeno degli annunci chiari da parte europea?
“Sì, guardate il momento in cui la Germania, due o tre giorni fa, si è dichiarata possibilista sul Price Cap: ha provocato una caduta del prezzo alla Borsa TTF. Probabilmente se si annunciasse una revisione degli obiettivi di decarbonizzazione temporaneamente in modo tale da consentire di superare questo allarme europeo, ma soprattutto italiano, probabilmente il prezzo calerebbe drasticamente e si tornerebbe ad investire in infrastrutture che sono fondamentali all’Europa. Voglio dire: se investiamo solo sulle rinnovabili che poi dipendono dalle condizioni meteo non andiamo da nessuna parte”
Per gli interventi emergenziali che tempi prevedete? Perché si preannuncia un deserto che farà si che le imprese saranno in mano ai creditori...
“Servono i soldi, le tasse sugli extraprofitti, aggiungiamoci la tassazione alle banche e agli intermediari finanziari e poi integriamo con uno scostamento di bilancio. Meglio investire oggi 30 miliardi piuttosto che pagare il doppio o il triplo fra qualche mese di fronte a un deserto legato alla chiusura di molte imprese, con gli operai messi in cassa integrazione. Il governo, di cui non faccio parte ma che deve intervenire a giorni, dovrà decidere se impegnare altre risorse come noi crediamo si debba fare, altrimenti il Paese è in ginocchio”
Un partito come il vostro, molto legato al territorio, si troverebbe cinesi e stranieri pronti a comprarsi l'Italia... a niente. Verrebbe anche a mancare la sovranità nazionale…
“Sì una sovranità nazionale che abbiamo ceduto quasi tutta in questi anni. Non abbiamo investito in gas pensando si potesse così tutelare l'ambiente. Ora a distanza di 20 anni ci rendiamo conto che i costi sono aumentati. È aumentata la dipendenza energetica al 96% per quanto riguarda il gas, ci siamo legati mani e piedi alla Russia dove siamo passati dal 30% di forniture russe al 40%. Abbiamo interrotto gli investimenti e abbiamo inquinato di più con metaniere che hanno percorso centinaia di chilometri inquinando, un disastro. Bisogna esserne consapevoli”
Siamo famosi per la creatività e per trovare soluzioni impossibili. Servirebbe un colpo di reni con idee nuove. Saremmo capofila di un nuovo approccio che ci faccia uscire da questa situazione o è ancora tutto in itinere, secondo lei?
“La creatività è nella natura del nostro popolo. Ma ci vuole pragmatismo, come le dicevo”
Il dubbio è che l'Europa vada in tutt'altra direzione. I leader fanno annunci, senza aver fatto granché, per prepararci a un inverno apocalittico per intervenire a cose fatte. Si ripete la situazione della Grecia...
“Esattamente, una parte dell’Europa non ha ancora capito. Come ad esempio continuano ad insistere nel mettere al bando le auto a combustione interna a favore di quelle elettriche. Ma questa è una decisione folle”
Oltretutto per i tecnologici ci mettiamo in mano ai cinesi...
“Non solo con la mobilità elettrica ma lo stesso vale in questo momento per le altre tecnologie alternative, per il fotovoltaico, gli inverter, gli aereogeneratori per impianti eolici che richiedono materiali che sono pressoché monopolio della Cina…”
“Perché questo? C’è nei nostri gruppi dirigenti un livello di interessi pro Cina o è un’ideologia?
“E’ l’ ideologia catastrofista ambientalista a pensare di contrastare i cambiamenti climatici con questi approcci. Siamo per la
decarbonizzazione ma il processo deve essere fatto in modo pragmatico e graduale, garantendo la sostenibilità economica e sociale e la neutralità tecnologica. Se metto sul tavolo tutte le tecnologie scopriremo che il nucleare è quello che produce minori emissioni di CO2, se l’obiettivo è quello. La Francia inquina un quinto in meno rispetto alla Germania perché produce col nucleare. Se iniziamo oggi gli impianti potremmo vederli fra 10 o 12 anni ma bisogna iniziare ora”
Secondo lei dopo il disastro di Fukushima gli italiani, tenendo anche conto della conflittualità della classe politica, possono ancora affidarsi al nucleare?
“Il problema lo ha posto proprio lei, la conflittualità politica. Oggi tutti vogliono dare aiuti ma sulle misure di fondo si hanno idee molto diverse. Anche sul nucleare servirebbe un dibattito serio e rigoroso, senza pregiudizi. Il Giappone che dopo il disastro di Fukushima aveva deciso di chiudere il capitolo nucleare oggi ha riaperto molte centrali perché si è accorto che aldilà dell'emergenza energetica ci sono poche alternative strutturali. Siamo consapevoli che sul nucleare gli italiani si sono pronunciati ben due volte ma ci sono anche altri obiettivi e nuove tecnologie. Se gradualmente dovremmo un domani abbandonare il gas, guardando allo scioglimento dei ghiacciai, ai cambiamenti climatici, l’unica alternativa è il nucleare”.