Etruria, agli italiani non interessa che Boschi sia donna e toscana
Ma se c’è stato conflitto d’interessi
Che la sottosegretaria Maria Elena Boschi, nell’occhio del ciclone per il caso di Banca Etruria di cui il babbo Pier Luigi fu per sei mese vicepresidente, si senta attaccata in quanto donna e persino toscana, sembra, per citare la psicoanalisi, uno spostamento d’accento, che può essere inconscio o no, o, secondo la tecnica della comunicazione, uno strumento di distrazione.
Più volte la sottosegretaria ha posto il fatto del suo essere donna. Circa il secondo punto, la toscanità, in un’intervista al quotidiano La Stampa ci sono due frasi illuminanti: 1 - “De Bortoli mi ha confuso con Mediobanca, ma non è la prima volta che prende di mira qualcuno di noi del cosiddetto Giglio Magico. Proprio non gli andiamo giù, peccato”. 2 - “(…) ma forse il problema è che quel deputato (…), non è toscano…”.
Per la maggioranza degli italiani la parità di genere è un fatto formalmente – è bene ripetere: “formalmente” - acquisito (tanto è vero che Boschi viene normalmente qualificata quale sottosegretaria o ex ministra), anche se la forzatura delle quote (delle donne, degli omosessuali, degli anziani ecc.) appare anti-democratica perché anti-meritocratica. Dall’altra parte, la maggioranza degli italiani non invidia i toscani e si pensi, per esempio, a che cosa un lombardo, che vive nella regione più ricca d’Italia, possa invidiare della Toscana.
La maggioranza degli italiani – al di là del fatto che è normale che un politico si interessi del suo territorio, che non sono stati commessi reati, che all’estero un politico di dimette se copia la tesi di dottorato o paga la colf in nero (è vero questi ultimi formalmente sono reati, si valuti però il senso delle conseguenze, della causa-effetto e delle proporzioni), che essere eletti al Parlamento non corrisponde all’opinione della maggioranza degli italiani - si chiedono quali sono i limiti oltre cui si possa parlare di conflitto di interessi o di opportunità a titolo preventivo.