Eugenio Scalfari contro Salvini. Ma durante fascismo e Prima Repubblica...
Scalfari ha sempre sostenuto che il suo impegno giornalistico fascista fosse iniziato nella seconda metà del 1942 su “Roma fascista”. In realtà...
Di Pietro Mancini
Eugenio Scalfari, 94 anni : “Salvini è razzista, è per l'uomo bianco, per lui gli immigrati andrebbero, non voglio dire trucidati, ma eliminati". Ma, secondo, Marco Travaglio, 54 anni, ex redattore de “La Repubblica”, fondato da don Eugenio, nel 1976, “Barbapapà” è stato “fascista sotto il fascismo, non pervenuto durante la Resistenza, antifascista dopo la caduta del Duce. E da allora Scalfari passa per un sincero democratico: sia da liberale, sia da pannunziano (a "Il Mondo", quando andava in via Veneto), sia da radicale, sia da deputato socialista, sia da filocomunista, sia da craxiano, sia da demitiano, sia da occhettiano, sia da dalemiano, sia da prodiano, sia da veltroniano, sia da ciampista, sia da napolitaniano, sia da mangiapreti, sia da papista, sia da lettiano antirenziano, sia da filorenziano. Il travestimento dura 72 interminabili anni. Poi l'anziano reazionario non ce la ha fatta più ed è esploso, finalmente, nell' urlo più liberatorio e fantozziano: la democrazia è una cagata pazzesca !”.
Scalfari ha sempre sostenuto che il suo impegno giornalistico fascista fosse iniziato nella seconda metà del 1942 su “Roma fascista”. In realtà - ha documentato, su Micromega, il direttore, Paolo Flores d’Arcais,74 anni- le lettere, scambiate tra Scalfari e Italo Calvino (1923-1985) (furono compagni di banco) già riportavano indicazioni inequivocabili di come don Eugenio, già dal febbraio 1942, si vantasse, con l'amico, di essere entrato a far parte di un “vivaio giovanile”, scrivendo su “Gioventù italica” e “Conquiste d’Impero”. Tali scritti sono stati ritrovati dal professore della Università Statale di Milano, Dario Borso, e pubblcati da Micromega "come contributo importante alla verità storica". "La maturità dell'anziano-ha vergato Borso-sta nell'ammettere i propri errori. Non per se stesso, ma per le generazioni a venire". E Flores d'Arcais, rivolgendosi al venerato giornalista, ha scritto che, "nella vita democratica, la verità storica è un bene più prezioso e irrinunciabile dell'affetto e della riconoscenza".
E poi, se, oggi, odia il giovane ministro "fascista" Salvini, Scalfari non ha, mai, esercitato la pregiudiziale antifascista nei confronti di tanti ex fans di Benito Mussolini (1883-1945). Il principe Carlo Caracciolo (1925-2008), cofondatore de "La Repubblica" e fraterno amico di don Eugenio, era solito dire ai giornalisti del quotidiano romano e del settimanale del gruppo, "L'Espresso" : "Se fossi in voi, farei una colletta.
E ordinerei una statua di don Peppino Ciarrapico, 85 anni. Con questa scritta sulla targa : "A Ciarrapico, Il Comitato di redazione riconoscente". Ha spiegato Giampaolo Pansa, 83 ann, a lungo condirettore del giornale scalfariano :"Ciarrapico è stato un fascistone integrale, abituato a proclamare, senza problemi, la sua eterna fedeltà al Duce. Mentre le due testate, che avrebbero dovuto promuovere la colletta, si sono sempre ritenute, e si ritengono ancora, con un bel po'di spocchia, la quintessenza del giornalismo laico, democratico e antifascista". E un acuto commentatore del quotidiano romano, Filippo Ceccarelli, 63 anni, ha definito il "Ciarra" "una creatura andreottian-fascistoide , con un passato tra i camerati e progressive entrature nel craxismo, un editore nostalgico".
E un altro protagonista della Prima Repubblica, Franco Evangelisti (1923-1993), senatore andreottiano di Alatri, diceva spesso :"La sinistra è piena di ex fascisti. Anche il grande Scalfari è stato un giovane in camicia nera. I compagni la smettano di tirare in ballo la buonanima di Mussolini ! Quattro quinti degli italiani sono stati con Benito. E adesso i progressisti accusano Andreotti (1919-2013) e i suoi di essere gente di destra. E'una buffonata !".
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