Politica
Europa in "guerra" contro Putin. Meloni pro-Kiev, ira Lega. Governo in crisi?
Il Consiglio europeo di "guerra" rafforza l'ipotesi di elezioni dopo l'estate e di una frantumazione degli schieramenti politici
Sull'Ucraina e la guerra sempre più vicine le posizioni di Conte e Salvini
Sostegno sempre più deciso all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Questa la linea ribadita dal Consiglio Europeo. Per i capi di Stato e di Governo dell'Unione la Russia non deve prevalere, e per questo sarà accelerata e intensificata la fornitura di tutta l'assistenza militare necessaria. Una linea, quella emersa dal summit di Bruxelles, che non piace affatto alla Lega di Matteo Salvini, mentre trova il pieno e totale sostegno non solo di Forza Italia ma anche di Azione e Italia Viva (che in Europa fanno parte del gruppo del presidente francese Emmanuel Macron).
Fonti del Carroccio parlano di "errore" e di "strada sbagliata" che non porterà alla pace ma soltanto a un rischio di escalation militare che coinvolga potenzialmente anche la stessa Unione europea. Dopo le parole di Salvini sulle elezioni presidenziali in Russia, poi corrette e "aggiustate" con quei 10 minuti di presunto feeling alla Camera tra la presidente del Consiglio e il suo vice leghista, restano lontanissime le posizioni tra la Lega e il resto del governo e della coalizione di Centrodestra sulla guerra in Ucraina.
Per il Carroccio serve, soprattutto da parte di Meloni in quanto presidente del G7, una forte azione diplomatica per far ripartire le trattative tra Russia e Ucraina e non continuare a mandare armamenti a Kiev addirittura paventando il rischio di una guerra in Europa mettendo in allarme la popolazione civile. Al contrario, la premier tira dritto e questa volta non ascolta nemmeno il suo "amico" Orban, unico primo ministro dell'Ue a fare i complimenti a Putin per la rielezione di domenica scorsa, e sostiene al 100% la linea Ue e Usa, cioè del democratico Biden, di totale appoggio militare a Zelensky (pur escludendo l'invio di truppe della Nato a combattere).
La posizione della Lega è sempre più simile a quella del M5S, che proprio ieri su Affaritaliani.it con il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli ha spiegato bene la linea del partito di Conte: stop armi all'Ucraina e iniziativa diplomatica forte ascoltando gli appelli di Papa Francesco, esattamente le parole di molti leghisti e degli alleati europei del Carroccio che domani si riuniscono a Roma nella kermesse delle destre in vista del voto di giugno.
E così prende sempre più corpo, dietro le quinte, l'ipotesi che dopo l'estate, e il sostegno certo di Meloni al bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue, osteggiata invece dal Carroccio, la leader di Fratelli d'Italia rompa con la Lega di Salvini per andare al voto subito dopo l'estate - fine settembre o inizio ottobre - con un'alleanza con Forza Italia e il centro di Calenda, Renzi e PiùEuropa. Una svolta democristiana di Meloni, che concluderebbe così un percorso iniziato da tempo.
La risposta, viste le distanze tra Pd e M5S sulla politica estera, sarebbe quello di un fronte popolare anti-sistema formato da Conte, Salvini e formazioni minori che contestano il sostegno all'Ucraina (e ce ne sono tantissimi da destra a sinistra, passando per Alemanno fino a Rizzo). A questo punto il Pd sarebbe isolato e lo scontro alle urne diventerebbe tra l'establishment europeo e americano (Biden) contro il fronte pacifista (non putiniano ma neutrale) che spera nel successo alle Presidenziali Usa di novembre di Trump.
Non a caso The Donald ha il pieno sostegno di Salvini e non viene attaccato, come fa invece il Pd, da Conte con cui aveva un ottimo rapporto chiamandolo "Giuseppi" quando era a Palazzo Chigi. In definitiva, il vertice di guerra dell'Unione europea, con Meloni in prima fila a sostegno dell'opzione militare, rafforza lo scenario descritto qualche giorno fa da Affaritaliani.it ovvero quello di elezioni dopo l'estate con un nuovo centro-destra contro l'asse popolare e populista di Conte e Salvini.