Politica
Europee, "attenti alle sorprese nelle urne. L'elettorato mai così volatile"
Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it il contenuto del suo ultimo saggio 'La Penisola che non c'è'
"Nel libro racconto l'importanza che l'opinione pubblica ha assunto nella società contemporanea, non solo per le scelte che devono compiere le aziende, che ovviamente devono conoscere i gusti e le preferenze dei consumatori, ma anche per la politica e per i media". Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it il contenuto del suo ultimo saggio 'La Penisola che non c'è' (Mondadori, pagine 128, euro 17) uscito il 14 maggio.
"Il titolo del libro nasce dal fatto che l'opinione spesso è legata alle percezioni molto distanti dalla realtà: frequentemente i cittadini hanno una dimensione dei fenomeni largamente superiore rispetto ai fenomeni stessi". Qualche esempio? "Se noi chiediamo quanti sono i disoccupati o gli over 65 o i musulmani in Italia il dato ufficiale confrontato con quello che emerge dalle ricerche è che il nostro Paese è al primo posto per distanza tra percezione e realtà, si tende a dilatare la portata dei fenomeni. Vediamo qualche numero di strettissima attualità per capire il concetto. Su un campione di 1.000 persone, la risposta media è che i disoccupati sono il 49% quando in realtà sono il 10. Se chiediamo quanti sono gli stranieri in Italia la risposta media è 30% quando il dato vero è il 10. E addirittura l'intero campione ritiene che i musulmani nel nostro Paese siano il 20% di tutta la popolazione e invece, secondo i dati Istat, sono il 3,7%. Stesso discorso per gli omicidi e i reati. Si tratta - spiega Pagnoncelli - di elementi che guidano i comportamenti e gli atteggiamenti dei cittadini. Ecco perché quel titolo, gli italiani hanno in mente un Paese che non c'è e tutto ciò tende ad acuire l'allarme sociale. In altri Stati la distanza tra percezione e realtà è meno evidente. Non solo, c'è anche una competenza molto limitata sui grandi fenomeni. Ad esempio, solo un italiano su quattro sa che cos'è lo spread; è preoccupato se aumenta il differenziale, ma è convinto che l'aumento dello spread faccia abbassare i tassi di interesse. Insomma, percezioni distorte, competenze basse e scarsa disponibilità a mettere in discussione quello che pensiamo perché siamo titolari di una realtà su misura. In sostanza, la percezione diventa realtà", afferma il numero uno dell'istituto Ipsos.
Alla luce di questo ragionamento sul libro, i sondaggi sulle elezioni europee di domenica che abbiamo letto prima del black out imposto dalla legge potrebbero essere sbagliati? Dobbiamo aspettarci sorprese e colpi di scena lunedì mattina? "In parte sì, è possibile", risponde Pagnoncelli. "Il fenomeno che registriamo è quello di una grandissima fluidità e volatilità delle opinioni. Le persone cambiano idea senza esserne nemmeno consapevoli e senza riconoscerlo. Se guardiamo alla parabola della fiducia dei leader che si sono susseguiti negli ultimi anni, ad esempio Prodi, Berlusconi, Renzi e Monti, notiamo che qualcuno ha raggiunto picchi elevatissimi per poi più o meno bruscamente subire una contrazione forte di fiducia. Questo perché il valore che dovrebbe essere stabile con oscillazioni minime in realtà subisce veri e propri scossoni come se fossimo sulle montagne russe".
"Ovviamente i sondaggi non si possono citare per il divieto imposto dalla legge, ma rileviamo una volatilità altissima mai vista negli ultimi anni", afferma Pagnoncelli. "Prendiamo ad esempio la Lega che rispetto al 4 marzo del 2018 ha registrato una forte crescita per mesi, un rialzo non usuale, poi nelle ultime settimane ci sono stati ulteriori cambiamenti e quindi il risultato non è affatto scontato. Questo discorso vale anche per il Movimento 5 Stelle che ha subito prima una flessione e poi si è ripreso proprio prima del black out. Attenzione, poi, perché alle Politiche dello scorso anno una percentuale considerevole di elettori ha deciso per chi votare solo nell'ultima settimana e addirittura il 10-12% ha scelto il giorno prima o lo stesso giorno delle elezioni. E' quindi decisiva la comunicazione che i partiti e i leader fanno negli ultimissimi giorni prima del voto. Dieci giorni fa chi rispondeva ai sondaggi 'andrò a votare ma non so per chi' era attorno al 10% e a questa cifra va aggiunta quella parte di elettorato non marginale che afferma di poter cambiare idea sul partito prescelto".
"Questo discorso vale un po' per tutti. Ricordiamo quanto avvenuto in occasione delle Politiche del 2018 quando M5S e Lega ottennero risultati superiori rispetto alle stime dei sondaggi pubblicati prima del black out. L'estrema volatilità potrebbe quindi dare risultati differenti rispetto a quelli che abbiamo letto e visto su giornali e tv fino al 10 maggio". Insomma, secondo Pagnoncelli, sorprese lunedì mattina a scrutinio terminato "non sono da escludere e sono legate principalmente alla percentuale di votanti e al numero di indecisi che alla fine si recherà ai seggi. La graduatoria difficilmente verrà smentita ma qualche colpo di scena è ipotizzabile", conclude.