Politica
Europee: David Sassoli (Pd) e le aragoste
Davis Sassoli rovescia la frittata: furono proprio le "aragoste" a perdere il Pd
David Sassoli, parlamentare europeo uscente del Pd, ha sicuramente faccia tosta, diciamo così perché scriviamo in fascia protetta…Dire infatti che il governo faccia le leggi per chi “mangia aragosta e non si concentra sulla crescita” è veramente clamoroso, soprattutto se a dirlo è un esponente di un partito, quello democratico, che a furia di inseguire i veri - mangia aragoste si è rovinato elettoralmente, tradendo il suo elettorato di riferimento e cioè le classi meno abbienti delle periferie industriali. Sassoli forse dimentica tutte le polemiche sui radical chic di sinistra che dai loro atticoni al centro delle grandi città issavano puntualmente le bandiere arcobaleno della pace, mentre in Parlamento si facevano leggi contro i lavoratori, come il jobs act e l’abolizione dell’articolo 18.
Se qualcuno qui mangiava aragoste caro Sassoli, non lo si deve certo cercare nel governo, ma bensì proprio nel suo partito che per decenni ha rappresentato proprio quel modo di intendere non solo la politica, ma anche l’esistenza assumendo quindi caratteristiche valoriali.
Privilegi, potere, vicinanza alle grandi banche, giornali, Tv, cene a lume di candela con i potenti del mondo (e queste sì aragosta-munite), questo è stato il Pd.
E sono state proprio le aragoste (e gli attici e le ville e gli abiti firmati e le macchinone) a perdere la sinistra mondiale da Obama alla Clinton, spianando, tra l’altro, il successo a Donald Trump e al sovranismo.
E poco è valsa una resipiscenza tardiva ed interessata come quella dimostrata qualche mese fa dall’allora reggente Maurizio Martina che volle fare un esecutivo del Pd a Tor Bella Monaca, in piena estate, sottoponendo gli “aragostati” alla severa disciplina culinaria periferica di Roma Est.