Politica
Europee, il timore è dei "parenti serpenti": i partiti vicini si rubano voti
M5S contro Pd. Lega contro FdI e FI (e viceversa). 'Botte' Calenda-Renzi. Effetto proporzionale
Europee, la guerra non è tra destra e sinistra ma tra i partiti alleati o più vicini. E per sei mesi regerà il caos
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L'erba del vicino è sempre più verse, dice un vecchio adagio popolare. Che calza perfettamente per spiegare quanto accadrà da qui alle elezioni europee dell'8-9 giugno sia nella maggioranza di governo sia nelle opposizioni. Il senso, come spiegano parlamentari di diversi partiti, è che ogni forza politica cercherà di rubare consensi ai partiti più vicini e non più lontani, considerando che alle Europee si vota con il sistema proporzionale e quindi non ci sono coalizioni ma di fatto è un tutti contro tutti. E i consensi si cercano nel bacino elettorale più prossimo e non certo più distante.
Ed è per questa ragione che assisteremo a liti, tensioni, fibrillazioni e magari anche qualche colpo basso in Parlamento, tanto nella maggioranza quanto nelle minoranze. Prendiamo, per esempio, Giuseppe Conte che non parteciperà al sit-in sotto la sede della Rai organizzato dal Partito Demmocratico solo per fare un dispetto ai Dem o comunque per non accodarsi a Elly Schlein. E proprio la segretaria del Pd l'altro giorno, alla presentazione del libro di Roberto Speranza che ha tentato di costruire un ponte e un dialogo tra Pd e 5 Stelle, ha spiegato che "va costruita un'alternativa" alle destre.
Per tutta risposta l'ex premier Conte ha detto che è presto per parlarne e che il Pd è addirittura diventato un partito belligerante vista la posizione sugli aiuti militari all'Ucraina. Per non parlare poi del Mes, tema sul quale le opposizioni hanno posizioni lontanissime. Ma è tutta tattica in vista delle Europee. Rimarcare le differenze. L'obiettivo del leader M5S è avvicinarsi il più possibile al Pd, sognando il sorpasso, per accreditarsi come vera alternativa a Giorgia Meloni e al Centrodestra.
Schlein invece pensa alla sua candidatura, nonostante la forte opposizione interna di quasi tutti i big Dem, per arginare i 5 Stelle non scendere sotto il 19%, ovvero sotto il dato delle Politiche che comporterebbe le sue immediate dimissioni. Ma la lotta è anche con l'Alleanza Verdi Sinistra che nei sondaggi sono a ridosso dello sbarramento del 4%. Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli alzeranno moltissimo il livello di polemica sia con il Pd sia con il M5S proprio per cercare di ottenere il quorum.
E la stessa cosa accadrà al centro, dove Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi si contendono il voto moderato per arrivare al 4%. E' evidente, lo dicono tutti i sondaggi, che Calenda sia favorito, ma Renzi darà battaglia e attaccherà Azione a testa bassa, compresi i suoi ex compagni di partito come Ettore Rosato ed Elena Bonetti passati in Azione. E ad esempio la battaglia aspra di Calenda contro gli Elkann, Stellantis e anche l'immobilismo di Maurizio Landini e della Cgil sulla vendita della Fiat ai francesi va letta in chiave elettorale. Questa volta per sottrarre consensi al Pd che invece su questo tema è abbastanza, se non totalmente, silente.
Se Sparta piange Atene non ride. Nella maggioranza di governo, appena uscita dallo scontro sulla Sardegna vinto da Fratelli d'Italia, la tensione sarà alle stelle. Meloni ha intenzione di candidarsi in tutte le circoscrizioni e non vuole decidere insieme agli alleati che sono sempre più nervosi per questa scelta. Il timore di Lega e Forza Italia è che la premier punti al botto, a superare il 30% per ridimensionare gli alleati e le loro istanze dopo il voto. Per questo il Carroccio è passato all'attacco.
Ultimo esempio il caso di Ilaria Salis, la cittadina italiana detenuta in Ungheria in attesa del processo. Mentre la premier cerca di dialogare con il suo omologo Orban e Antonio Tajani richiama l'ambasciatore di Budapest, il Carroccio attacca a testa bassa Ilaria con Matteo Salvini che ha perfino affermato che non vorrebbe Ilaria (insegnante delle scuole primarie) come maestra di sua figlia. Ma questo è solo un piccolo esempio di quanto accadrà nel governo e nel Centrodestra.
Sull'autonomia regionale la Lega si gioca tutto e vuole l'ok anche alla Camera prima delle Europee per recuperare consensi soprattutto al Nord e in Veneto, ma gli alleati sono pronti a frenare. Così come il Carroccio è pronto a mettere paletti in Parlamento sul premierato tanto caro a Fratelli d'Italia. Senza contare la lotta diretta Salvini-Tajani. Forza Italia va a congresso il 23-24 febbraio e il ministro degli Esteri verrà confermato segretario con l'obiettivo dichiarato di superare il 10% alle Europee e l'obiettivo (non dichiarato ma ovvio) di scavalcare la Lega e diventare la seconda forza di governo per contare di più.
Salvini invece si gioca molto sui temi europei. E qui ha diversi argomenti. Ieri era a Bruxelles dove ha incontrato gli europarlamentari del Carroccio uscenti ribadendo che serve una maggioranza di Centrodestra anche in Europa, come in Italia, e che chi sceglierà la sinistra se ne assumerà la responsabilità. Chiarissimo attacco a Tajani che essendo nel Ppe non vuole alleanze con Marine Le Pen e i tedeschi di Afd.
Ma Salvini ha anche sparato sui "danni" fatti dalla Commissione a guida Ursula von der Leyen, auspicando una svolta. Proprio quella Ursula con la quale Meloni ha stretto un patto sempre più forte e che si appresta a rivotare. La Lega giocherà la carta della coerenza: mai con le sinistre, mai con Macron. Sapendo bene che Meloni è obbligata a trattare nonostante le posizioni assunte in passato.
Insomma, sgambetti e siluri ce ne saranno tantissimo e da qui alle Europee di giugno la guerra non sarà destra contro sinistra o maggioranza contro opposizioni ma la guerra sarà all'interno del governo e delle variegate minoranze.