Politica
Eutanasia, cannabis, giustizia: il 2022 sarà l'anno dei referendum
In una fase di forte disaffezione nei confronti della politica, ha stupito tutti il successo della proposta referendaria, ora al vaglio della Consulta
2022, l'anno dei referendum
Il 2022 partirà con il botto, perché l'agenda politica vede la contemporaneità di due eventi-chiave: l'elezione del Presidente della Repubblica e la pronuncia della Corte Costituzionale sui referendum che potrebbero modificare radicalmente il quadro dei diritti nel nostro Paese. Nel caso ci fosse il via libera della Consulta, che a gennaio valuterà la conformità costituzionale dei quesiti, tra il 15 aprile e il 15 giugno gli italiani sarebbero chiamati ad esprimersi su quattro temi centrali del dibattito politico: l'introduzione dell'eutanasia legale, la depenalizzazione della coltivazione della cannabis, l'abolizione della caccia e la riforma della Giustizia, con l'abolizione di diverse regole sulla professione dei magistrati. Un poker di cambiamenti molto significativi, sui quali ormai da diversi anni la politica non riesce a svolgere la propria funzione, impantanata tra veti incrociati e retaggi moralistici che non hanno “solo” a che vedere con la cultura cattolica del nostro Paese, come taluni sostengono.
Il fermento della partecipazione popolare
Anche per l'insofferenza nei confronti di questi “bla, bla, bla”, come li definirebbe Greta Thunberg, mentre le elezioni comunali e regionali dello scorso autunno hanno segnato livelli record di astensionismo, la raccolta di firme per i referendum ha segnato una partecipazione popolare molto al sopra delle aspettative, sfondando rapidamente la soglia minima delle 500.000 firme necessarie per richiedere la consultazione popolare. Al netto della forte spinta data dalla firma digitale (per la prima volta si è potuto aderire con lo Spid), è stato un enorme successo del comitato promotore – e in particolare di Marco Cappato, in prima fila in questa battaglia – che traccia una strada molto chiara: il 2022 (salvo sorprese da parte della Consulta) sarà l'anno dei referendum. Ma per decidere cosa? Vediamolo nel merito di ogni singolo tema:
Il referendum sull'eutanasia legale
Questo referendum è stato promosso dall'Associazione Luca Coscioni, per colmare un vuoto legislativo emerso chiaramente dalla sentenza di assoluzione del suo tesoriere Cappato nel famoso caso di DJ Fabo. Averlo accompagnato in Svizzera per mettere fine alle sue sofferenze grazie alla “dolce morte”, che nella Confederazione è legale, ha fatto rischiare all'attivista ben 12 anni di detenzione. La sentenza di assoluzione è stata un passaggio fondamentale non solo per l'imputato, ma anche per la società, in quanto si è stabilito chiaramente che l'art. 579 del codice penale sul cosiddetto “omicidio del consenziente” va cambiato, non essendo equiparabile all’istigazione al suicidio, punito invece dal successivo art. 580. Dichiarando incostituzionale la norma che punisce chi aiuta il suicidio anche di un malato affetto da patologia irreversibile ed in grado di decidere, la Corte ha invitato il legislatore a prendere una decisione entro appunto il 2022. L'iniziativa referendaria serve per mettere pressione al Parlamento, anche se non ci sarà sovrapposizione col disegno di legge, in quanto il testo base incide su diversi articoli del codice penale. Anzi, i promotori del referendum hanno già ampiamente manifestato la propria delusione per il dibattito parlamentare apertosi nelle scorse settimane.
Il referendum sulla cannabis libera
L'obiettivo di questa iniziativa non è arrivare a una liberalizzazione tout-court. Continueranno ad essere illegali le sostanze prodotte chimicamente, in quanto la proposta si riferisce unicamente a quelle coltivabili (la cannabis e i funghetti allucinogeni), con l'ulteriore esclusione dell'associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito. Il testo-base prevede la possibilità di coltivare fino a quattro piante di cannabis per consumo personale, uscendo così da un paradosso che ha visto punire anche malati gravi che usavano la sostanza per alleviare il dolore. Sia la vendita che la cessione a terzi rimarrebbero illegali, ma si propone di abbassare le pene. A differenza dell'eutanasia, il disegno di legge presente in Parlamento potrebbe invece confliggere con il referendum, incidendo sullo stesso testo unico in materia di stupefacenti.
Il referendum sull'abolizione della caccia
Questo è forse il tema più semplice tra quelli in discussione, perché la soluzione prospettata è la più radicale: abolire del tutto l'attività venatoria prevista dalla legge 157 del 1992, nonché la cattura di animali vivi da usare come richiamo per le prede. A spingere nei confronti di questa proposta non sono solo le ragioni degli animalisti, ma anche i dati oggettivi che parlano dei sempre più frequenti incidenti (anche letali) tra esseri umani in qualche modo coinvolti e i vari danni collaterali causati dalla caccia all'ambiente. Il fatto che il tema sia il più semplice non significa però che l'esito del referendum sia da dare per scontato, anzi. Notoriamente i cacciatori sono una lobby molto ben organizzata ed influente e già negli anni '90 ben due referendum sul tema fallirono per il mancato raggiungimento del quorum.
I referendum sulle novità per la Giustizia
Dei quattro temi oggetto di referendum, questo pacchetto di proposte è l'unico che non deve passare al vaglio della Consulta. Questo perché i promotori hanno scelto una via alternativa alla raccolta delle firme dei cittadini, ovvero la presentazione del quesito da parte di almeno cinque consigli regionali. Sono state nove le Regioni a presentare la proposta, tutte a guida del centrodestra. Su questo tema, infatti, si è stata una convergenza tra i Radicali e la Lega di Matteo Salvini, che si è speso personalmente per sostenere l'iniziativa, mentre su eutanasia e cannabis ha posizioni molto lontane da quelle del comitato referendario. Non solo: anche alcuni esponenti del centrosinistra, tra cui Goffredo Bettini, si sono detti disposti a votare il referendum sulla Giustizia, con una trasversalità che sta facendo discutere. Il pacchetto è composto da ben sei quesiti, dei quali quattro incidono direttamente sull'attività professionale dei magistrati. Il primo cancella la necessità di raccogliere le firme per candidarsi al CSM, così da ridurre quel peso politico delle correnti della magistratura che sono state ben raccontate da “Il sistema” di Luca Palamara e Alessandro Sallusti. Il secondo introduce la responsabilità civile dei magistrati, che quindi potranno essere citati dai cittadini che si riterranno danneggiati dalle loro decisioni. Il terzo introduce il giudizio di membri non togati nella valutazione delle professionalità dei magistrati, oggi invece affidato solo a loro colleghi. Il quarto prevede la separazione delle carriere tra magistratura inquirente (pm) e giudicante (giudice). Ci sono poi due quesiti più incentrati sul rapporto tra magistrati e cittadini: il quinto limita fortemente la possibilità di ricorrere al carcere come misura cautelare, mentre il sesto abroga la Legge Severino, che prevede l'incompatibilità o la decadenza tra alcune cariche politiche e reati contro la Pubblica Amministrazione, già dopo la sentenza di primo grado.