Politica
Fitto, ruolo cruciale nel governo. Fondi del Pnrr e ricucitura con Parigi
Lunga militanza nei popolari, fitta rete di contatti
I suoi anni a Bruxelles sono stati un perfetto connubio tra la difesa degli interessi del suo partito e la necessaria arte della mediazione e della diplomazia
Che Raffaele Fitto, nato a Maglie il 28 Agosto del 1969, avesse doti di diplomazia fuori dal comune è cosa ormai risaputa anche a Bruxelles, dove in questi ultimi anni, ha realizzato un vero e proprio capolavoro per preparare il terreno a Giorgia Meloni. L'elezione dell’attuale premier, due anni fa, a presidente del partito dei conservatori, che sempre più è destinato a giocare un ruolo fondamentale nello scacchiere della politica europea, è stato un vero e proprio colpo da maestro. Così come la decisione di appoggiare la candidatura di Roberta Metsola dei popolari alla carica di presidente del parlamento europeo, dopo la prematura scomparsa di David Sassoli.
Ma queste sono solo la punta dell’iceberg del laborioso lavorio diplomatico compiuto da Fitto all’interno della politica europea dal 2014 quando è stato eletto eurodeputato, con il secondo più alto numero di voti in assoluto. I suoi anni a Bruxelles sono stati un perfetto connubio tra la difesa degli interessi del suo partito e la necessaria arte della mediazione e della diplomazia, che gli hanno permesso di conquistare il rispetto e la fiducia di alleati ed avversari.
Non è un caso quindi se proprio a lui la premier abbia affidato forse il compito più delicato ed importante dell’intero governo, ossia la delega sui fondi del Pnnr. Il suo incarico agli affari europei comprende la delega della gestione dei fondi che Bruxelles stanzierà per effettuare quelle indispensabili opere per rilanciare l’economia del paese. Ma oltre a questo nei giorni scorsi gli è stata affidata anche la delega sul Sud, verso il quale transiterà buona parte degli stessi fondi. Questo rappresenta plasticamente il livello altissimo di fiducia che la Meloni ripone in lui. D’altra parte Raffaele Fitto a buon diritto si può ritenere come una sorta di ambasciatore a Bruxelles del partito prima e del governo ora, e dio solo sa quanto questo ruolo possa essere cruciale per il governo, soprattutto alla luce di quanto accaduto in queste ore con la questione dei migranti.
Secondo alcune indiscrezione, sarebbe stato informalmente incaricato di mediare con le cancellerie europee, per arrivare ad una risoluzione della grave crisi diplomatica scoppiata con la Francia. Le sue parole a tal proposito, rilasciate due giorni fa, delineano alla perfezione il suo carattere e la sua indole di politiche, improntate alla distensione e alla mediazione “Non c’è nessuna crisi e tensione con l’Europa sui migranti. E non c’è nessuno scontro” con l’Europa e la Francia, ha detto, sottolineando che “è opportuno avere un dialogo e ragionare. Al di là delle tensioni di questi giorni, sono convinto che si troveranno presto e bene le condizioni per riprendere il dialogo”.
Dialogo che inevitabilmente dovrà per forza di cose passare proprio da lui, non solo per il suo ruolo nell’esecutivo, ma anche e soprattutto per la considerazione che a Bruxelles nutrono del meloniano. Alle parole sarebbero seguiti anche i fatti, secondo fonti qualificatissime del partito, sotto forma di primi informali contatti ad alti livelli a Bruxelles, che non a caso ha da subito usato toni distensivi e comprensivi delle ragioni del nostro paese. D’altra parte è stato proprio lui ad organizzare la prima missione all'estero, nella capitale europea, della premier italiana. I suoi rapporti con Parigi, dove ha incontrato pochi giorni fa la sua omologa Laurence Boone (la stessa che disse, a pochi giorni dal voto, che la Francia avrebbe vigilato sul rispetto dei diritti da parte dell’Italia), sono ottimi, e certamente il suo contributo per smorzare i toni della polemica sarà utilissimo, così come quello del ministro del Mise e made in Italy, Adolfo Urso, che a Parigi ha legami consolidati da tempo.
Raffaele Fitto sa bene che in una fase delicatissima come questa, in cui il nostro paese sta cercando di ottemperare agli obblighi imposti da Bruxelles per l’ottenimento dei fondi del Pnnr, si devono evitare ad ogni costo polemiche e tensioni con altri stati. Sotto la sua abile regia, Giorgia Meloni, che di lui si fida ciecamente, ha adottata un atteggiamento improntato alla moderazione e al dialogo, senza però con questo rinunciare a far valere le sacrosante ragioni in tema di migranti e di ricollocamenti, come si è visto nei giorni scorsi. Negli ultimi tempi a Bruxelles era stato il protagonista di un riavvicinamento tra il gruppo dei conservatori e i popolari per ricostituire una sorta di blocco che potesse contrastare quello dei socialisti e liberali.
La sua lunga militanza nei popolari quando ancora militava in Forza Italia, gli garantisce una fitta rete di contatti all’interno del partito che negli anni ha mantenuto e coltivato con sagacia e lungimiranza e che adesso potrebbero essere utilissimi nel difficile lavoro che lo aspetta all’interno del governo. La premier tutto questo lo sa bene, e da subito non ha mai avuto alcun dubbio sulla persona a cui affidare le chiavi dei fondi del PNNR, con i quali per forza di cose occorrerà avere un dialogo costante con Bruxelles, e chi meglio di lui può svolgere questo compito con efficacia? Ed è proprio per questo che Fitto è stato tra i primi a cercare di smorzare i toni della polemica con la Francia, per tenere costantemente aperto il dialogo con i vertici europei, evitando un isolamento che certo non aiuterebbe.