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Politica
Giuseppe De Rita ad Agorà fa un discorso politico sull'Italia

Il rapporto 2018 del Censis, istituto fondato e guidato dal sociologo Giuseppe De Rita, restituisce uno spaccato dell’Italia a tinte fosche, denso di giudizi morali, come l’affacciarsi di un supposto “cattivismo” che non trovano conferma nei dati oggettivi, ma sembra più che altro una estrapolazione di tendenza, una sorta di wishful thinking al negativo che magari può supportare le aspirazioni politiche di qualcuno.

L’analisi è certamente interessante e De Rita una persona competente con modi urbani, ma deve fare attenzione a non prestare il fianco alle inevitabili (volute o no) strumentalizzazioni che già sono in atto da parte di alcuni partiti. La sociologia è una scienza che deve fornire il quadro della società e non schierarsi da una parte o dall’altra perché allora si farebbe politica. Stamattina ad Agorà (Rai3) lo stesso De Rita spiegava la differenza tra il concetto di “popolo” e quello di “populismo” e ne dava una coloritura sostanzialmente politica prendendo le distanze dal populismo, ad esempio, del premier Giuseppe Conte, che orgogliosamente nel discorso di insediamento si definì “avvocato del popolo” (dal nome di un foglio fondato da Jean - Paul Marat nel 1789).

Parimenti oggi De Rita ha focalizzato il discorso sul passaggio dal “rancore sociale” (nato a suo dire con i Vaffa Day di Beppe Grillo, ma si può far risalire ad Antonio Di Pietro) al “cattivismo”, come sua naturale conseguenza. Il tutto condito da un nuovo e ardito concetto: il “sovranismo psichico” che terrebbe sotto scacco gli italiani, in una atmosfera ipnotica.

Per il fondatore del Censis le élite si autoperpetuano da sole e, travestite a volte da “populisti” prendono il potere per poi farsi élite loro stessi.

In questa lettura c’è probabilmente una critica alla stessa Rivoluzione francese legata all’attuale vicenda dei gilet gialli e certamente il potere impregna i populisti che lo conquistano, ma questo non vuol dire che l’idea di cambiamento sia poi totalmente inficiata ed abbandonata. L’idealità della Storia deve fare necessariamente i conti con la limitatezza delle ambizioni umane, ma i grandi fatti restano e imprimono un forte cambiamento al suo corso, si guardi appunto alla Rivoluzione francese.

Il fenomeno analizzato da De Rita per l’Italia non riguarda assolutamente solo il nostro Paese, ma tutto il mondo e spesso ne abbiamo parlato su Affari.

Populismo e sovranismo sono una reazione del popolo, cioè degli elettori, a decenni di falso buonismo globalista che ha permesso alle élite mondiali di arricchirsi a scapito delle classi medio - basse.

Ecco perché il lavoro di De Rita è interessante, ma la sua interpretazione lascia francamente perplessi.

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