Politica

Giustizia, ddl Nordio al Quirinale. Presto il confronto politico con Meloni

Di Giuseppe Vatinno

Palazzo Chigi vuole mediare visto che Meloni aveva finora evitato scontri con i magistrati

Mattarella prenderà certamente in mano il pallino della mediazione e lo farà non solo con la moral suasion che gli è universamente riconsociuta

 

L’iter del ddl della riforma della Giustizia targata Carlo Nordio è giunto al Quirinale per la firma e poi passerà alla Camera, alla Commissione Giustizia.

Si tratta di una decina di articoli scritti dal Consiglio dei ministri a giugno.

Il presidente Mattarella, appena tornato dal viaggio in Cile e Paraguay, ha cominciato a leggere il testo che prevede, ricordiamolo, la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, una stretta sulle intercettazioni, un freno alle misure cautelari, e, per certi reati, viene impedito l’appello in caso di assoluzione.

Tuttavia, incombe come una mannaia nell’aria infuocata di Roma, la misura “fine di mondo” e cioè la separazione delle carriere e la riforma del Csm che essendo modifiche di tipo costituzionale hanno bisogno di più tempo e saranno presentate –sempre come ddl del Cdm- a partire da settembre.

Quindi l’attuale ddl Nordio 1 –chiamiamolo così- ha assunto, soprattutto alla luce dei recenti fatti, un ruolo di banco di prova e di test.

C’è da dire che in tutta la storia repubblicana un ddl presentato dal governo non è mai stato respinto, al contrario dei decreti legge, però le sorprese potrebbero esserci a cominciare dal troppo tempo che il Quirinale si sta prendendo per sbrigare quella che dovrebbe essere appunto una mera formalità e cioè la firma di Mattarella.

Il governo aveva in mente di fare tre ddl, il primo che è alla firma e poi quello sulla riforma del Csm, dopo i recenti fatti legati al caso Palamara, e poi un terzo sulla separazione della carriere.

Quest’ultimo però era stato congeniato come una forma di pressione, insieme alla riforma del Csm, per fare passare il primo.