Politica

Giustizia politica, finale a sorpresa: Salvini assolto, D'Alema denunciato

L'opinione di di Pietro Mancini

Salvini assolto, mentre i socialisti Ue denunciano D'Alema, servero assertore del principio: la politica non è un mestiere con cui arricchirsi

Per uno di quei paradossi, che sarebbe piaciuto a Leonardo Sciascia, non è privo di rilevo politico che la principale vittima, dopo il declino di Silvio Berlusconi, della giustizia politica, Matteo Salvini (Palamara dixit), sia stato assolto, ieri, dai giudici di Catania: la linea dell’ex ministro dell’Interno, hanno sentenziato, si può condividere, o meno, ma era la scelta legittima di un governo legittimo.

Il giorno prima, la Feps, Fondazione degli studi progressisti, ha intentato causa a Massimo D’Alema, accusandolo di aver riscosso, illegittimamente, 500 mila euro, quando l’ex premier ne era il Presidente, per 4 anni. Ovviamente, la presunzione di non colpevolezza vale anche per l’avversario di Veltroni.

Negli anni del crollo della Dc e del PSI-travolti dagli errori politici dei leader, dalle macerie di Tangentopoli e dalle inchieste, che risparmiarono i dirigenti del PCI-PDS-D’Alema fu, con Luciano Violante, uno dei fautori dell’uso politico della giustizia. E, da Presidente del Consiglio, respinse la richiesta di Bettino Craxi di essere curato, da uomo libero, in Italia.

Non si può dar torto a Mattia Feltri che, su “La Stampa”, ha commentato, con ironia, la vicenda giudiziaria del nemico post-comunista di Craxi, denunciato da una Fondazione, socialista, della famiglia politica di Bettino. Il leader milanese, cioè, che venne definito “il principe dei corrotti” da D’Alema, severo assertore di questo principio: la politica non è un mestiere con cui arricchirsi. Un finale di stagione politica paradossale, ma quasi perfetto. O no?