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Politica
Governo, con il decreto migranti Meloni colpisce finalmente gli scafisti

Decreto migranti, i provvedimenti sugli scafisti che la sinistra vorrebbe "oscurare"

La sinistra sta cercando di intorbidire le acque sul decreto legge da poco approvato dal governo. Si dice che è nebuloso, complesso, poco intellegibile o addirittura inefficace con affermazioni che sfiorano il ridicolo e dimostrano anche profonda disonestà intellettuale. Dunque proviamo a sintetizzare, in maniera chiara e coincisa, quali sono i provvedimenti principali in pochi punti.

Il primo è che le pene per gli scafisti sono aumentate fino a 30 anni. Si introduce il nuovo reato di “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”. Gli autori ora possono essere perseguiti anche all’estero. Secondo: le procedure per le espulsioni sono semplificate. Si elimina la necessità di convalida del giudice di pace per l’esecuzione dei decreti di espulsione disposti a seguito di condanna. Terzo: si è introdotta una gestione ordinata dei flussi regolari.

LEGGI ANCHE: Cdm a Cutro, ok al decreto Migranti: pene fino a 30 anni contro i trafficanti

La cifra del decreto è quella di colpire selettivamente gli scafisti, i mercanti di uomini che lucrano sulla vita. È un cambiamento strategico non di poco conto nella politica di centro – destra che finora è stata sempre concentrata solo sui migranti e non su chi li portasse fino al largo delle nostre coste. Non c’è il blocco navale che la Meloni aveva preconizzato in campagna elettorale ma ci sono finalmente misure efficaci e chiare. Il decreto legge è operativo da subito ma ora occorrerà trasformare questi tre punti in azioni concrete da esplicarsi nel concreto, visto che il numero degli sbarchi sta aumentando in maniera preoccupante. Occorrerà quindi ora inverare i tre punti a livello ministeriale e poi a livello operativo, un procedimento complesso che andrà attentamente presidiato. Questo decreto è chiaramente un provvedimento d’urgenza, atto, come detto, a tamponare il contingente. Tuttavia dal governo si è fatto trapelare, nel contempo, anche la possibilità che la legge Bossi – Fini che regola queste cose sia cambiata.

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