Politica
Governo, Conte: "Basta benefici ai Benetton. Martedì porterò la revoca in Cdm"
Il premier dopo le pressioni del M5s passa alla linea dura: "Non sacrificheremo il bene comune"
Governo, Conte: "Basta benefici ai Benetton. Martedì porterò la revoca in Cdm"
Giuseppe Conte ha deciso di dare l'accelerata decisiva alla questione della revoca per Autostrade. In un'intervista alla Stampa il premier mostra il pugno duro. "I Benetton - spiega Conte - non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati. Hanno beneficiato di condizioni irragionevolmente favorevoli per loro: può bastare così. L’ultima parola verrà detta martedì, a palazzo Chigi: "Porterò la questione della revoca in Consiglio dei ministri e decideremo collegialmente, ma non siamo disponibili a concedere ulteriori benefici".
Conte rincara la dose anche in un'intervista al Fatto Quotidiano. "I Benetton - spiega il premier - non prendono in giro il presidente del Consiglio e i ministri, ma i familiari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani. Non hanno ancora capito, dopo molti mesi, che questo governo non accetta di sacrificare il bene pubblico sull'altare dei loro interessi privati. Sarebbe davvero paradossale se lo Stato entrasse in società con i Benetton per le gravi responsabilità del management scelto e sostenuto dai Benetton nel corso degli anni fino al crollo del Morandi".
Un cambio improvviso di rotta, dopo 24 ore di pressioni fortissime arrivate dal Movimento 5 stelle, che non avrebbe retto all’ennesima promessa mancata. Un gesto di una forza inedita, perché piomba a poche ore dalla deadline, e lascia sul piatto dei Benetton una sola via d’uscita: cedere tutte le loro quote in Aspi, con modalità non troppo penalizzanti dal punto di vista finanziario; che non assomigli, insomma, a un esproprio. Altrimenti, sarà revoca.
La tensione all’interno della maggioranza è altissima. Gli alleati del Pd e di Italia viva stanno cercando di convincere il premier a tornare sui suoi passi, ma trovano un muro di fronte a sé. Da una parte, la speranza dei Dem è che quella di Conte sia solo l’ultima minaccia della trattativa, e che dietro la durezza di facciata si nasconda invece il solito spirito sempre improntato alla negoziazione. Una mossa, in altre parole, studiata per ottenere di più di quel che è stato offerto finora: ovvero il ridimensionamento radicale delle quote dei Benetton in Aspi, come d’altronde chiedevano gli uomini di Luigi Di Maio.