Politica
Governo, Conte “salvatore della patria” e futuro leader di M5s e Pd?
Due partiti che non crescono nei sondaggi ma il premier trascina il consenso per il governo
Adesso Conte ha il vento in poppa e ha il pallino in mano dentro l’alleanza di governo grazie alla conclusione positiva del negoziato UE che nel 2021 porterà all’Italia 209 miliardi del Recovery Fund. I sondaggi danno il premier con un gradimento in forte aumento (65% per IPSOS; 43,1% per Termometro Politico), volano per lo stesso governo che passa da 57 a 61 punti, record per il Conte II. Nessun beneficio, però, per il PD (19,6 %) e per il M5S (18,9%), partiti zavorra per il premier. Sul fronte opposizione, la Lega perde quasi un altro punto (23,1%) mentre è boom per FdI (18%), e scende sotto il 7% Forza Italia (6,9%).
Gli altri sotto il 3%. Vista così, con Conte sugli altari ma con la maggioranza di governo sempre in fibrillazione per le litigiosità interne e le minacce di scissioni in un M5S sadomasochista (come sul Mes ecc.) e per la “doppiezza” di un Pd che segna il passo intento a lucidare il medagliere in attesa dell’ ora X, sarà difficile che questi equilibri politici basati sui vecchi schieramenti e sulla conventio ad excludendumanti Salvini possano reggere e che non si vada – magari dopo un incidente di percorso - a un cambio del quadro politico. Come e quando, ovvio, non è dato sapere. Fatto sta che gli italiani, memori del passato, temono che anche stavolta sulla annunciata pioggia di miliardi ci sia la fregatura (chi pagherà davvero il conto finale?) o che il governo non sarà capacedi spendere i soldi europei: così la pensa il 42% degli italiani.
Fatto sta che Conte ha gelato 5Stelle e Pd dicendo che sarà lui con una sua task force – altro che i partiti e il Parlamento! - a gestire quei soldi che arriveranno fra qualche mese da Bruxelles. Così, pur crescendo attorno all’ex “premier per caso” gli adulatori per convenienza, non sono pochi i pentastellati e i piddini che adesso si pentono per aver accolto Conte alle Camere reduce da Bruxelles con lunghi applausi, come un… Churchill o un… Napoleone. Conte, ovvio, lavora per sé, ma è persona saggia, ha il senso della misura evitando la “bolla di potere” in cui finirono per ultimi gli stessi Berlusconi, Renzi e Salvini: sta coi piedi per terra, sa bene come sono andate le cose a Bruxelles e sa di navigare a vista anche per una non impossibile seconda ondata del Covid-19, destabilizzante sul piano economico e sociale.
Avendo scomodato Churchill e Napoleone non si può non ricordare il Piano Marshall USA per la ricostruzione economica e democratica dell’Italia nel dopoguerra evitando il rischio comunista. Fatte le debite proporzioni, così è stato stavolta nel difficile passaggio a Bruxelles, con Merkel e Macron che hanno puntato su Conte per l’alt agli anti europeisti, Salvini&C. Si può anche cambiare il punto di osservazione ma la sostanza politica è la stessa. Conte ha messo con le spalle al muro i partner europei puntando sulla insostituibilità di una Italia in piedi perché una Europa senza l’Italia o con una Italia a terra,salterebbe, trascinando ogni nazione e le rispettive leadership alla rovina.
Non solo. Conte sapeva e sa di essere nel ventre di vacca: Merkel e Macron, al di là dei tatticismi della trattativa, sono il principale baluardo e l’ancora di salvezza del premier italiano perché un suo ko produrrebbe uno tsunami: elezioni in Italia, vittoria del centrodestra, UE destabilizzata. Allo stesso modo, Conte può adesso ridurre al buonsenso,o mettere con le spalle al muro se serve, anche i 5Stelle e il Pd, pronti a rinfocolare il tormentone del Mes e a tentare di usare i fondi UE per i loro appetiti politico- elettoralistici. Da premier “per caso” di due anni fa costretto allora ai diktat di un Di Maio e di un Salvini, Conte è oggi l’inquilino di Palazzo Chigi che gli italiani vogliono che lì resti: è lui che ha il coltello dalla parte del manico anche per far abbassare la crestaai pentastellati e ai piddini: un eventuale ko dell’Avvocato, o un suo forfait, significherebbe lo sfarinamento politico-elettorale dei due partiti con il ritorno al governo del Capitano&C.
Tutto ok, dunque? L’Italia è in un incrocio decisivo, fra referendum e amministrative, con la sfida sulla legge elettorale, una tagliola per non pochi partiti e per le rispettive leadership. C’è, soprattutto, lo scoglio delle elezioni regionali di settembre. Un campo minato, una trappola anche per Conte e il suo governo in caso di debacle del M5S e del Pd e in caso di ulteriore espansione dei governi locali di centrodestra. Non sarà solo un voto locale, con l’ondata che potrà giungere a Roma imponendo la svolta radicale, fin qui impensabile, con Conte salvatore della patria. Conte non ha un partito, si dice. Vero. Ma vista l’aria che tira, può essere un vantaggio, per muoversi e agire senza lacci e lacciuoli tirando le fila super partes,da “gran burattinaio”. Magari con lo sbocco finale di un Conte leader acclamato o subìto di un nuovo partito che può nascere dalla fusione fra M5S e Pd o di quel che dei due partiti resta. Fantapolitica? Mai dire mai.