Politica

Governo, dal congresso M5s al Quirinale: così Berlusconi rientra in gioco

di Daniele Marchetti

Uno scenario assai realistico verso cui tutti sembrano orientarsi...

Il 15 novembre si avvicina e la quiete che aleggia attorno al primo (e forse l'ultimo) congresso del principale partito italiano, preannuncia una tempesta imminente. Ma non accadrà ciò che molti attendono da anni. La scissione è un'operazione che nel Movimento 5 Stelle nessuno può permettersi neppure di ipotizzare. L'esperienza della sinistra dissolta in un rivolo infinito di micro partitini e macro scissione ha fatto scuola anche sul fronte barricadero, quello -per intenderci- più irrequieto, dei “No” a tutto, dell'isolamento politico rispetto ad ogni alleanza, quello dei nudi e puri capeggiato da Alessandro Di Battista e da Davide Casaleggio.

Nessuna scissione, quindi! Ma, c'è da giurarlo, niente rimarrà come prima in maggioranza come altrove. Tutto è in movimento e ci si attrezza per fronteggiare ogni evenienza. Lo “spettacolo” in casa grillina ha ancora da iniziare ma molto sembra essere già deciso: il fondatore vincerà, Luigi Di Maio tornerà in sella e il Movimento cambierà pelle. Una normalizzazione in piena regola nella quale molti veti saranno destinati a cadere (prima di tutto l’ostilità ideologica contro il Cav.), l'alleanza di governo verrà estesa e calata nel territorio (a partire dalle elezioni di Roma) e la resa dei conti “necessariamente abortita” al congresso si riverserà nelle aule parlamentari con i tipici agguati da voto segreto e le argute parole pronunciate -in tempi non sospetti- del Presidente Pierferdinando Casini: “il Governo non potrà bastare a sé stesso”, risuoneranno premonitrici.

Uno scenario assai realistico verso cui tutti sembrano orientarsi e nel quale deve iscriversi a pieno titolo anche l'offerta di collaborazione avanzata da Silvio Berlusconi al Premier Giuseppe Conte e ben accolta a Palazzo Chigi oltre che all'interno del PD. E nel rispetto della massima che in politica niente viene fatto per niente, il Cav ha messo sul tavolo “la polpa”: quella legge di bilancio che è l'atto politico per eccellenza di ogni Governo e che la maggioranza con un gruppo grillino balcanizzato, difficilmente potrà portare in porto da sola e senza un aiuto esterno ovvero senza i voti di Forza Italia che potrebbero rivelarsi -per le sorti del Governo- addirittura decisivi.

Disponibilità e responsabilità che per il Cav potrebbero valere doppio (se non triplo): avere voce in capitolo nelle scelte sul Recovery Fund, restare comunque fuori della maggioranza ovvero dalle beghe connesse alla gestione della pandemia, incassare un bonus di credibilità da spendere al tempo delle trattative per il nuovo inquilino del Colle più alto.

Morale: lunga vita al Conte-Bis!