Politica

Governo della 'doppia Z': Zingaretti premier e Zaia vice. Inside clamoroso

Di Alberto Maggi

Governo, fonti del Pd non escludono un esecutivo di emergenza se...

Conte regge? Il governo andrà avanti? L'ipotesi di crisi, data per certa da Luigi Bisignani in un'intervista ad Affaritaliani.it (clicca qui per leggere l'articolo), fa discutere anche in Parlamento. Il Partito Democratico, come spiega un alto dirigente vicino sia al segretario Nicola Zingaretti sia al capo-delegazione dem nell'esecutivo, il ministro Dario Franceschini, assicura che al momento il sostegno al presidente del Consiglio non è in discussione, nonostante i forti mal di pancia per l'uso eccessivo dei Dpcm. Tutto dipenderà però dalla situazione economica del Paese.

Dal Nazareno spiegano che se i provvedimenti messi in cantiere, e in particolare i 55 miliardi del Decreto Aprile che ormai diventerà Decreto Maggio (un terzo provvedimento comunque ci sarà entro l'estate), risultassero efficaci con i soldi che concretamente arriveranno a imprenditori, commercianti, partite Iva e famiglie il governo andrà avanti senza grossi scossoni. Malgrado l'occupazione del Parlamento da parte della Lega e i flash mob di Fratelli d'Italia davanti a Palazzo Chigi.

Ma le fonti dem rivelano che se ci fossero ritardi, problemi, intoppi - magari con l'accesso al credito da parte delle banche o con i fondi che dovrebbero arrivare dall'Unione europea - con la conseguenza di un'esplosione entro giugno di licenziamenti, disoccupazione, fallimenti di imprese soprattutto medio-piccole, a quel punto anche lo scenario politico cambierebbe completamente. E quella che oggi è una grave crisi diventerebbe una sorta di tragedia nazionale. Tanto che nel Pd ipotizzano, in caso appunto di tragedia nazionale, la necessità su spinta anche del Quirinale di un governo di emergenza nazionale, così come descritto da Bisignani.

E lo scenario confermato dal Nazareno è quello di un ruolo di primissimo piano, probabilmente a Palazzo Chigi, da parte di Zingaretti (anche se sullo sfondo non viene esclusa del tutto la carta Franceschini). Il coinvolgimento delle opposizioni sarebbe inevitabile, tranne forse Fratelli d'Italia (visto il no secco di Giorgia Meloni alle larghe intese) che però ha numeri ridotti in questo Parlamento, anche da parte della Lega e non solo di Forza Italia.

Matteo Salvini però è troppo di parte e troppo radicale per poter entrare in un esecutivo a guida Zingaretti e quindi - è il ragionamento che fanno nel Pd - la soluzione sarebbe quella della vicepresidenza del Consiglio con un ministero pesante (Interno?) all'amministratore leghista più apprezzato e stimato, non solo dai suoi, e che ha mostrato spesso una linea diversa da quella del Capitano. Si tratta ovviamente di Luca Zaia, presidente di quel Veneto che è riuscito a contenere il contagio da Covid-19 molto meglio di altre Regioni del Nord.

Una soluzione che vedrebbe l'appoggio dell'altro leghista governativo, Giancarlo Giorgetti, che come spesso accade preferisce restare in disparte e non uscire allo scoperto. Nascerebbe quindi il governo della doppia Z, Zingaretti-Zaia, un esecutivo di due Governatori pragmatici e concreti. Certamente entrerebbero, oltre al Pd e alla Lega, anche Forza Italia e Italia Viva più la fetta governativa dei 5 Stelle (non l'ala dei duri e puri di Di Battista). Da valutare l'atteggiamento di Fratelli d'Italia. Meloni potrebbe forse garantire un appoggio esterno per senso di responsabilità verso la nazione senza però entrare con ministri nella compagine governativa.